“Come puoi vivere senza conoscere Palermo?”, scriveva Milan Kundera tra le pagine de L’insostenibile leggerezza dell’essere. Una domanda lecita se si ha anche solo una minima reminiscenza scolastica del ricco patrimonio storico-artistico che la città custodisce, un museo a cielo aperto che narra un movimentato passato segnato da secolari dominazioni e da scambi culturali. Non è solo la vista a essere sollecitata ma anche il gusto e l’olfatto: impossibile resistere al profumo inebriante delle arancine (massima attenzione alla terminologia usata, in caso di errore potrebbero lasciarvi a stomaco vuoto!) o alla dolcezza delle caramelle alla carruba, sapori autentici che raccontano la tradizione gastronomica locale.
A raccontarci la vera essenza di Palermo ci ha pensato Barbara De Gaetani, guida turistica professionista, che ci ha rivelato i siti sconosciuti ai più che vanno dalle più golose fabbriche storiche alle antiche residenze nobiliari fino alle opere collettive di street art che, come un vero e proprio grido visivo, sono in grado di trasmettere un messaggio di giustizia.
La Chiesa della Madonna del Soccorso
Via Maqueda ospita la Chiesa della Madonna del Soccorso, progettata dell’architetto Mariano Smiriglio e conosciuta anche come la Madonna della Mazza. Un’edicola sopra il portale di ingresso cela una particolare iconografia della Vergine del Soccorso rappresentata mentre brandisce un bastone per allontanare i demoni. Vale la pena addentrarsi al suo interno per ammirare le diverse tele custodite tra cui quelle realizzate dall’artista rumeno Adrian Ghenie che propone due scene di martirio di cristiani dei giorni nostri.
La Camera delle Meraviglie
Passeggiando tra le strade del quartiere dell’Albergheria, in pieno centro storico, ci si imbatte in via Porta di Castro dove, al civico 239, all’interno di una dimora ottocentesca appartenente alla famiglia Cadili-Giarrusso, è custodito un piccolo tesoro. Ovvero una stanza le cui pareti, dipinte di blu, sono impreziosite da iscrizioni in lingua araba in oro e argento – oggetto di diversi studi che hanno generato una pluralità di interpretazioni – emerse dall’intonaco nel 2013, a fronte di un intervento di ristrutturazione. Per visitarla, bisogna rivolgersi alla Cooperativa Turistica Terradamare.
Il Museo delle Maioliche “Stanze al Genio”
In via Garibaldi, nel piano nobile di Palazzo Torre Pirajno, sorge il Museo delle Maioliche “Stanze al Genio” al cui interno, distribuiti in otto sale, sono esposti quasi 5mila esemplari di maioliche antiche, risalenti a un’epoca compresa tra il XV e il XIX secolo, decorate con colori tradizionali e raggruppate per epoca e provenienza geografica. Salendo al secondo piano, a spalancare le porte è il b&b Stanze al Genio, una tipica casa siciliana dotata di sole 4 stanze impreziosite da oggetti d’arte e, soprattutto, da mattonelle antiche dalle diverse decorazioni che trasformano il soggiorno in un’esperienza artistica immersiva.
La Buca della Salvezza
Rimanendo nella Kalsa, precisamente in via Alloro, sul muro esterno della Chiesa della Gancia si trova quella che viene chiamata la Buca della Salvezza. Un varco creato dai patrioti che parteciparono alla rivolta della Gancia, nel 1860, per guadagnarsi la fuga. Dopo essersi nascosti nella sacrestia della chiesa, avvalendosi della complicità delle donne del popolo, riuscirono a sottrarsi al presidio dei soldati borbonici che controllavano la via.
Lo Stabilimento dell’Anice Unico
Passeggiando per via Garibaldi ci si imbatte nel Palazzo Ajutamicristo dove si trova lo stabilimento della famiglia Tutone, attivo dal 1948. Al suo interno è stato allestito il Museo dinamico Tutone che, sala dopo sala, invita a ripercorrere la storia di un distillato divenuto parte integrante del patrimonio culturale cittadino. Le sue origini risalgono al 1813, quando nell’antica drogheria di famiglia – con sede in piazza Rivoluzione – veniva prodotto l’Anice Unico, conosciuto in passato come Zammù. Una bevanda che profuma di tradizione, frutto di una ricetta che tutt’oggi rimane segreta, tanto da essere custodita in cassaforte e tramandata di generazione in generazione.
Il muro della legalità
Gli appassionati di street art possono raggiungere via San Gregorio per ritrovarsi davanti a un memoriale realizzato dall’associazione Calapanama. Si tratta di un murales lungo circa 70 metri che raffigura personaggi del calibro di Emanuela Loi, Placido Rizzotto, Giuseppe Fava, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, personalità che si sono distinte nell’affermazione del valore della legalità testimoniando il loro impegno civile contro la criminalità mafiosa con il sacrificio della vita.
La Fabbrica Terranova Caramelle
I palati golosi devono prevedere una sosta nella Fabbrica Terranova Caramelle di Ballarò, in via Albergheria dove, all’interno di un palazzo risalente al 1400, vengono organizzate visite guidate e degustazioni nella sede che custodisce la storia dei maestri caramellai, operativi dal 1890. Durante il tour si possono scoprire tante curiosità in primis sulle celebri caramelle alla carruba fino a esplorare gli altri gusti che la fabbrica continua a produrre artigianalmente.
La passeggiata delle Cattive
Nel margine est del quartiere Kalsa, molto vicino alla Porta Felice, si erge il bastionamento cinquecentesco che venne commissionato dall’imperatore Carlo V all’ingegnere militare Antonio Ferramolino per resistere agli attacchi dal mare. Proprio qui, a partire dal ‘700, sulla superficie calpestatile dei baluardi passeggiavano le ‘cattive’ – termine che deriva dal latino captivus che significa prigioniero – ovvero le donne vedove che, portando il lutto, evitavano di mostrarsi in pubblico.
La Villa Malfitano
In via Dante Alighieri l’occhio cade su Villa Malfitano, una palazzina in stile neoclassico cinquecentesco appartenuta alla famiglia dell’archeologo, ornitologo nonché uomo d’affari britannico Joseph Whitaker. Al suo interno, a testimoniare la passione per i viaggi, l’arte e la botanica della famiglia Whitaker, è un arredo sontuoso e ricercato. Come dimostrano ad esempio la sala d’estate affrescata da Ettore De Maria Von Bergler e ancora gli arazzi fiamminghi del XVI secolo, una slitta russa tardo settecentesca e la coppia di elefantini in smalto cloisonné provenienti dal palazzo imperiale di Pechino.
La Palazzina dei Quattro Pizzi
Nell’area in cui sorge il complesso della Tonnara dell’Arenella, acquistato nel 1830 da Vincenzo Florio, si erge la Palazzina dei Quattro Pizzi, residenza in stile neogotico eclettico – contraddistinta dalla presenza di quattro cuspidi che svettano sul tetto – realizzata su progetto dell’architetto Carlo Giachery per volere dello stesso Florio. Fu proprio qui che, successivamente, l’imprenditore trasferirà la famiglia per sfuggire all’epidemia di colera. Un luogo che, durante il suo soggiorno palermitano, colpì lo zar di Russia Nicola I a tal punto da volerlo replicare nella sua dimora estiva di Peterhof denominata Villa Renella.