A spasso per Agrigento sulle orme di Pirandello

A spasso per Agrigento sulle orme di Pirandello

Case fantasma, vicoli angusti e la Valle dei Templi: alla scoperta dei luoghi che hanno segnato la vita e le opere del drammaturgo.
La Valle dei templi
La Valle dei templi. Foto di Anna Gentili

Mentro ero sull’uscio di casa, pronta per lasciare Milano e partire per la Sicilia, preoccupata di aver dimenticato l’essenziale, ho ripetuto tra me e me la rituale “filastrocca” delle sei “C”. Caricatore, cellulare, chiavi, cuffie, carta di credito e computer: sembrava avessi tutto. Così mi sono avviata. La mattina seguente, il risveglio è avvenuto tra i cinguettii e il profumo dei fiori di zagara, mentre un’alba rosa e porpora colorava il viso. Ero finalmente a Sciacca e il Verdura — il resort cinque stelle del gruppo Rocco Forte Hotels dove alloggiavo — si presentava incantevole così come lo avevo immaginato. Mi avventuravo per il salotto di una delle nuove Private Villas, quando un’elegante libreria a muro ha richiamato la mia attenzione, ricordandomi cosa avevo lasciato a casa: Processo alla minigonna di Oriana Fallaci. Maledetta “L” di libro.

Villa Peonia, Verdura Resort, a Rocco Forte Hotels

Per fortuna, la Villa custodiva diversi volumi, dalla letteratura classica alla storia dell’arte. Così ho ripiegato su un manuale nero e massiccio, collocato su un tavolino dello stesso colore: Agrigento. L’abitato antico. Il quartiere ellenistico-romano di Ernesto de Miro. L’indomani avrei fatto visita ad Agrigento e il testo dell’architetto era perfetto per un’infarinatura generale. Della città greco-romana conoscevo il legame con Pirandello, la letteratura e il teatro, ma nulla sulla configurazione abitativa e l’assetto urbano. La lettura mi ha incuriosita. Mi attendevano case squadrate, vie senza marciapiedi e un centro storico fatto di continui saliscendi, tra vicoli angusti e ciottoli. Ma anche giardini lussureggianti e cortili.

L’antica Girgenti

Agrigento, nel 2025 Capitale italiana della cultura, è una cittadina che non dà a vedere l’importanza che ha avuto. Sorge su un rialto di calcarenite sovrapposta ad argille azzurre, risalente all’età pliocenica, a 4 chilometri dal mare. È delimitata a nord, dai versanti rocciosi della collina di Girgenti e della rupe Atenea; mentre a sud si trovano la ripa marina ornata di Templi e una pianura alluvionale che si estende fino alla foce del fiume San Leone, dove era ubicato il porto della città antica. A est e ovest, invece, dominano il paesaggio ancora costoni e cigli rupestri. La zona più conosciuta e decantata è la Valle dei Templi (Patrimonio Unesco), ma bisogna visitare anche il centro storico, vecchio 1200 anni: la prima pietra del borgo medievale è stata posta dagli arabi nell’827, dopo lo sbarco a Mazara del Vallo.

La Valle dei templi. Foto di Anna Gentili

Un aneddoto curioso riguarda le nicchie vuote che si osservano per le strade: le statuette che vi erano originariamente custodite sono state rubate nel 1985, successivamente alla pubblicazione del libro Agrigento Minore: le Edicole Sacre di Settimio Biondi. Il figlio dell’autore testimonia che la polizia aveva bussato alla porta di casa, accusando il padre di avere istigato involontariamente una catena di furti (nello scritto aveva accennato al valore storico delle edicole sacre).

Il legame di Luigi Pirandello con la città

“Girgenti, che sembra ossessionarlo nei ricordi e che vivamente, tormentosamente egli rievoca, mostrando di aver trovato in quella soffocante cittaduzza siciliana il luogo ideale dove far fruttare la sua fantasia di narratore”, scrive Collura sul rapporto viscerale di Pirandello con la città natia. Nel romanzo I vecchi e i giovani, Agrigento diventa teatro di una rievocazione pirandelliana del Risorgimento italiano e della vita quotidiana dell’epoca: emergono le rivolte dei minatori e dei contadini, l’avanzamento delle idee socialiste, le botteghe buie e le catapecchie delle povere donne che “passavano le giornate tutte eguali a seder sull’uscio, vedendo la stessa gente alla stessa ora e udendo le stesse liti che si accendevano da un uscio all’altro”. I luoghi che hanno segnato la vita e le opere di Pirandello sono ancora lì, intatti, sparsi per il centro storico.

La casa del Granella

La casa del Granella è una novella della raccolta La vita nuda. L’edificio, color sabbia, sorge nel quartiere più alto della città, in cima al colle. Si riconosce per le pareti di tufo deteriorate, le finestre con le imposte serrate, i balconi sgangherati e gli archi a volta sottostanti. Da oltre un secolo, la dimora è disabitata e avvolta da un alone di mistero: gli abitanti la credono una casa stregata, complice il racconto pirandelliano. Alla fine del secolo scorso, aveva aperto al suo interno una scuola, poi chiusa nemmeno 3 anni dopo per presunte “presenze fantasma”. Oggi il pian terreno ospita una caffetteria e, cosa bizzarra, un centro liturgico.

La biblioteca Lucchesiana

La biblioteca Lucchesiana. Foto di Anna Gentili

“Non so se sono stato più bibliotecario o cacciatore di topi”, afferma Adriano Meis in un passo de Il fu Mattia Pascal. “Seppur il vescovo l’ha lasciata per la diffusione della cultura, devo dire che gli agrigentini di questo dono non ci hanno fatto niente”, continua il protagonista pirandelliano, riferendosi alla Lucchesiana di Agrigento: una istituzione culturale costruita nel 1765 per volere del vescovo Lucchesi Palli. La biblioteca custodisce quasi 80mila volumi antichissimi ed è insieme un museo e un luogo di ricerca. Al piano superiore si osservano due figure di donna: la prima tiene l’indice sulla tempia e rappresenta la conoscenza, l’altra regge uno specchio, simbolo della fede riflessa. Per Lucchesi Palli, la ragione e la religione dovevano coesistere.

La chiesa di Sant’Alfonso e la Cattedrale

La Cattedrale di San Gerlando. Foto di Anna Gentili

La chiesa di Sant’Alfonso, senza facciata, si trova accanto alla Lucchesiana, in via Duomo. Risale al Settecento ed è conosciuta per essere stata, nel 1894, teatro del matrimonio di Pirandello con Antonietta Bortolano. Lui viveva a Roma a aveva appena iniziato la sua ascesa nel campo del teatro. Lei, ancora ventenne, era figlia di proprietari di miniere e gli avrebbe assicurato una dote. Oggi l’edificio ospita gli stucchi di Vincenzo Signorello e il meraviglioso ciclo pittorico di Giovanni Patricolo. L’altro luogo di culto da non perdere ad Agrigento è la Cattedrale normanna e barocca di San Gerlando, posta al culmine di una scalinata sul ciglio di una scenografica rupe.

Il vicolo Arco di Spoto

Nel vicolo dell’Arco di Spoto, sulle alture di San Gerlando, abitava Tararà, protagonista della novella La verità contenuta nella raccolta Novelle per un anno. Il garzone era stato sottoposto a giudizio per aver ucciso la moglie, che l’aveva tradito con il cavalier Fiorìca lì nei pressi di Spoto. Il breve racconto tratta la tematica del delitto d’onore, con riferimenti riconducibili al romanzo Delitto e castigo di Dostoevskij. Passeggiando per la “scena del crimine” oggi, può capitare di udire una insolita musica tribale, propagata da un bar di quartiere. Prendiamo il fatto con umorismo.

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