Una Venezia lontana dall’overtourism: l’Hilton Molino Stucky alla Giudecca

Una Venezia lontana dall’overtourism: l’Hilton Molino Stucky alla Giudecca

L’ex mulino riconvertito in hotel è un’oasi di pace (a 10 minuti di taxi boat da San Marco) dove scoprire la Serenissima più autentica.
Il Canale della Giudecca

Si “annuncia” già in navigazione lungo il Canale della Giudecca, ancor prima di aver messo piede sull’omonima isola della laguna veneta. La torre neogotica, che in altezza quasi fa concorrenza al campanile di San Marco, e la facciata in mattoncini rossi sono i tratti architettonici che rendono subito riconoscibile l’Hilton Venice Molino Stucky, un unicum a Venezia: esempio riuscito (e molto bene) di come si possa recuperare un opificio dal valore storico e trasformarlo, in questo caso, in albergo cinque stelle.

Da ex mulino dell’imprenditore svizzero Giovanni Stucky – l’origine della costruzione risale al 1884, su progetto dell’architetto Ernst Wullekopf – il complesso industriale (che si estende su un’area di oltre 30.000 metri quadrati) non ha sempre avuto vita facile.

L’Hilton Molino Stucky alla Giudecca

Negli anni d’oro la produzione (grazie al lavoro di oltre 1500 operai) riuscì a toccare circa 50 tonnellate di farina al giorno, finché prima Stucky finì assassinato e poi nel 1955 l’attività cessò definitivamente. Solo dopo più di 20 anni di abbandono e degrado, il Molino Stucky è riuscito a tornare al suo antico splendore ma stavolta sotto l’insegna della catena alberghiera americana. Da allora è l’indirizzo ideale per chi volesse sfuggire dal caos di piazza San Marco e dintorni, ma senza andare troppo lontano: l’hotel è proprio di fronte al sestiere di Dorsoduro, raggiungibile con un servizio battelli a disposizione degli ospiti oppure in vaporetto. Passeggiare per la Giudecca significa respirare ancora un’atmosfera autentica tra piccole botteghe artigiane, officine e cantieri navali, tradizionali bacari e vecchie case ancora abitate dai local. L’isola – la più grande tra quelle della laguna veneziana, anche detta “Spina Longa” per la sua forma a spina di pesce – conta all’incirca 5.000 residenti ed è ancora lontana dalle rotte di massa.

La vista dalla Molino Presidential Suite

Dall’Hilton Venice Molino Stucky il panorama sui luoghi simbolo di Venezia 

E non poteva che essere la torre neogotica, che svetta imponente nello skyline veneziano, a ospitare la più suntuosa delle 379 camere e suite dell’albergo (fresca di restyling, a cura dell’architetto Biagio Forino, che nella scelta dei colori ha voluto rendere omaggio all’acqua, elemento per eccellenza di Venezia).

La Molino Presidential Suite, quasi 300 metri quadrati – due camere da letto, quattro bagni, area fitness con palestra e jacuzzi – custodisce qualcosa di davvero speciale: l’accesso esclusivo alla piattaforma di avvistamento in cima alla torre. Da qui la prospettiva sul capoluogo veneto non ha eguali: oltre all’altezza notevole (oltre 30 metri da terra), il panorama affaccia sulla sponda dove si trovano i luoghi più iconici della città. Da piazza San Marco al Canal Grande, dall’Arsenale a Punta della Dogana.

Lo Skyline Rooftop Bar

La vista è senz’altro uno dei punti forti del Molino Stucky. Di questa meraviglia si può godere non solo dalla suite presidenziale – che ha ospitato personaggi illustri, come Michelle Obama (proprio per questo è stata ribattezzata la First Lady Suite) – ma anche dallo Skyline Rooftop Bar, dal look recentemente rinnovato. 

Tutto questo in compagnia degli ottimi drink firmati dalla bar manager Valentina Mircea, romena di nascita ma veneziana d’adozione da oltre 10 anni. Sono proprio i colori del cielo (al tramonto, ma non solo) ad aver ispirato la cocktail list Skies of Venice: ne è un esempio Ruby Mirage a base di soda all’ibisco, liquore agli agrumi e Malfy al pompelmo rosa.

Per chi volesse conoscere i segreti dell’arte della mixology, allo Skyline Rooftop Bar c’è l’occasione di poterlo fare proprio insieme a Mircea: su prenotazione, ogni sabato pomeriggio gli ospiti (anche esterni) possono partecipare a una masterclass di un’ora – al costo di 45 euro a persona – per imparare a preparare alcuni dei drink più famosi, tra tecniche da manuale e aneddoti curiosi. Oltre al classico Negroni e all’Espresso Martini, protagonista di questa experience è il signature cocktail del bar: lo Stucky Fizz (Stucky gin, succo di limone e sciroppo alla camomilla).

Il ristorante Aromi

E dopo un aperitivo in terrazza, al Molino Stucky è possibile mangiare quasi a due passi dall’acqua. Con la bella stagione ha riaperto Aromi, il ristorante gourmet che – oltre alla elegante sala interna, con dettagli ispirati alla nautica – può vantare un ampio spazio all’aperto con tavoli affacciati sul Canale della Giudecca. 

Il menu è curato dall’executive chef Ivan Fargnoli – alla guida di Bacaromi, opzione più informale del cinque stelle targato Hilton insieme al Rialto Bar & Restaurant (all day dining) – tornato in Italia dopo 20 anni in Cina e una breve parentesi a Dubai. La sua proposta gastronomica si ispira all’Oriente, non a caso proprio a quella Via della Seta percorsa dal mercante veneziano Marco Polo nel XIII secolo. «Un tratto distintivo della mia cucina sono le spezie, il cui uso è sempre però nel rispetto dei canoni e delle ricette italiane. Penso sia una caratteristica che differenzi Aromi dagli altri ristoranti di Venezia».

Per intraprendere un “viaggio culinario” all’insegna della filosofia di Fargnoli l’ideale è scegliere il menu degustazione da sette portate, un percorso che comprende quasi tutti i piatti previsti dalla carta. Un mix bilanciato tra Asia e piatti della tradizione. Ne sono un esempio, le Animelle, pepe di Sichuan, puntarelle e panna acida oppure il Risotto Cynar e carciofi di Sant’Erasmo (Presidio Slow Food a mezz’ora di vaporetto dalle Fondamenta Nuove). 

Ciascuno dei quattro menu degustazione previsti da Aromi – oltre al sette portate, ce ne è uno tutto di pesce, uno di carne e uno vegetariano – si conclude con le creazioni della pastry chef Chiara Abate: i “dolci non dolci”, come definiti da lei stessa. Un risultato che ottiene grazie all’utilizzo delle verdure come base delle sue preparazioni, escamotage per smorzare l’eccessiva dolcezza. Cavallo di battaglia è la sua versione di Risi e Bisi: un Risolatte, cremoso e crumble ai piselli, spugna e gelato al riso. Tutto all’insegna del no waste, dalla buccia dei piselli all’acqua di cottura del riso ricca di amido.

La Basilica del Redentore

Cosa vedere alla Giudecca

Proprio la Giudecca ospita uno degli edifici religiosi più importanti di Venezia. Da non perdere è infatti la visita alla Basilica del Redentore, progetto del Palladio: venne eretta nel 1577 per onorare un voto fatto durante la grave pestilenza che afflisse Venezia nel 1575. Questo capolavoro del Rinascimento – al suo interno si trovano opere di Paolo Veronese, Jacopo Tintoretto e Francesco Bassano – è famoso per accogliere anche la “Festa del Redentore”: celebrazione che si tiene ogni terza domenica di luglio per ricordare la fine dell’epidemia che provocò oltre cinquantamila morti in due anni, con tanto di spettacolo pirotecnico. Altra piccola perla, è la Chiesa di Sant’Eufemia: costruita nel IX secolo, da fuori si presenta in stile veneto-bizantino ma al suo interno contiene pregiati decori e stucchi settecenteschi. E infine, a meritare il proprio tempo è l’Orto Giardino del Redentore – il cui restauro si è da poco concluso grazie all’opera della Venice Gardens Foundation – con le sue antiche officine e la serra. Oltre 2.500 le specie presenti tra piante officinali, cipressi e ulivi secolari: un vero momento di pace all’ombra delle fronde degli alberi e uccellini che cinguettano. Piazza San Marco può attendere.

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