The Ranch Hudson Valley: fuga dal caos urbano

The Ranch Hudson Valley: fuga dal caos urbano

Una popolare spa di Malibu, rinomata per le attività outdoor, approda sulla East Coast. Jess Feldman è andata a visitarla.
Il principale edificio del Ranch, una villa del 1902
Il principale edificio del Ranch, una villa del 1902

Un venerdì di giugno i miei sogni sono stati interrotti dal suono sommesso delle campane tibetane. Per un attimo non ho capito dove fossi, ma quando nella mia stanza si è insinuata la luce rosata delle 5.30 del mattino, mi sono ricordata. «Sono sveglia! », ho gridato. In cambio ho ricevuto un cordiale «Buongiorno, Jess» dall’addetto che si trovava fuori dalla mia porta, prima che il suono fluttuasse lungo il corridoio per destare l’ospite successivo. Così funziona la sveglia al Ranch Hudson Valley, un wellness centre inaugurato di recente che costituisce l’avamposto sulla costa orientale del Ranch Malibu, rinomato per i suoi impegnativi programmi di fitness e per la cucina vegetariana.

Avviato nel 2010 dalla coppia di coniugi Sue e Alex Glasscock, il suo programma originale ha riscosso fin da subito un enorme consenso, anche fra le celebrità (Oprah Winfrey e Jennifer Garner sono grandi estimatrici). Entrare nella tenuta di oltre 3.700 metri quadrati a Sloatsburg, nello stato di New York – solo un’ora a nord dalla Grande Mela – è stato come vivere una scena de Il grande Gatsby: soffitti alti con cornici elaborate, una scalinata maestosa piena di luce e pavimenti in marmo. In seguito ho scoperto che la villa, nota come Table Rock Estate, fu costruita nel 1902 dal finanziere J. P. Morgan come regalo di nozze per la figlia. Chi stava per sposare, vi chiederete? Il pronipote di Alexander Hamilton, ritenuto uno dei Padri fondatori degli Stati Uniti.

Ospiti in escursione al Ranch Hudson Valley

Dall’alba al tramonto: la routine del Ranch Hudson Valley

Una volta fatto il check-in, ho ricevuto un braccialetto di pelle marrone con una grande ‘R’. «Adesso sei nel fuso orario del Ranch», mi ha detto Carlos Diaz, coach di meditazione che aveva lavorato parecchi anni nella sede di Malibu. E così è stato. Per me e gli altri 10 ospiti, la permanenza di cinque giorni in questo opulento ritiro per adulti era interamente pianificata dall’inizio alla fine, cosa che non mi succedeva da quando ero bambina. Ecco il programma: sveglia alle 5.30, stretching mattutino, prima colazione di gruppo. Alle 7.30 ci si incamminava verso i sentieri, accompagnati da cinque guide, per il trekking giornaliero per cui il Ranch è rinomato.

Al ritorno, sulla lavagna bianca nella lobby era riportato il programma degli eventi del pomeriggio, tra cui sessioni facoltative di allenamento e l’attesissimo massaggio giornaliero. Nonostante gli orari prestabiliti, gli ospiti possono scegliere come vivere la loro esperienza individuale. Io ho deciso di partecipare ai trekking più lunghi (i ‘Ranchers’, come ci chiamano, possono scegliere tra percorsi di due o quattro ore). Anche se non mi definirei un’escursionista, posso dire con certezza di essere in forma. Detto questo, il secondo giorno, mentre guardavo verso l’alto dall’inizio del sentiero, posto su un angolo di 70 gradi senza alcun crinale in vista, ho dubitato della mia capacità di affrontare altri tre giorni.

Ma mentre il mio corpo era sempre più indolenzito e le escursioni diventavano più ardue, emergeva un sempre maggiore senso di gioia e di calma. Anche il paesaggio è cambiato. Il primo giorno abbiamo attraversato uno scenario aperto, costellato di massi sotto un cielo azzurro. L’ultimo giorno eravamo completamente immersi nel bosco e camminavamo in un terreno fangoso solcato da radici (i sentieri sono contrassegnati da bandierine arancioni e le guide del Ranch sono distribuite uniformemente nel gruppo, a portata di walkie-talkie in caso di necessità). Spesso camminavo da sola per due ore, ascoltando lo scorrere di un ruscello o guardando i falchi che volteggiavano in cielo. Ho provato un senso di pace che raramente avverto in città.
Dopo aver bruciato circa 2mila calorie ogni mattina, a pranzo avevamo spesso una fame da lupi.

Riscoprire il corpo e la mente: il cammino verso la calma

Essendo un’orgogliosa carnivora, sempre alla ricerca di modi per incrementare l’apporto proteico, ammetto che la dieta interamente biologica e vegetariana, priva di latticini e di glutine, mi creava dubbi e perplessità. Ma i miei timori sono svaniti rapidamente quando ho incontrato lo chef Michael Narciso, che mi ha spiegato che il consolidato approccio del Ranch all’alimentazione olistica va inteso come trampolino di lancio verso le buone abitudini, non come stile di vita. Tutti i pasti, inclusi i due spuntini al giorno, avevano da 200 a 500 calorie, per un apporto giornaliero che non superava mai le 1.500 calorie. Il mio preferito? I mini burger di fagioli abbinati a croccanti chips di cavolo riccio.

Quando è arrivato l’ultimo giorno, ero sopravvissuta – e avevo pure apprezzato – a sette bagni in piscine da calde a fredde insieme a tre donne che conoscevo da meno di 72 ore, avevo percorso quasi 50 chilometri a piedi ed ero riuscita per la prima volta a meditare correttamente. L’ultima sera, mentre condividevamo espressioni di gratitudine davanti a minuscole palline di quinoa e tahina, non eravamo più un gruppo di estranei, ma provavamo sentimenti reciproci. Come ha detto saggiamente uno dei miei nuovi amici, «ho imparato qualcosa di diverso da ognuno di voi». Il risultato più importante? Il nostro corpo e la nostra mente sono in grado di ottenere di più con poco, se gliene diamo la possibilità.

Articoli Correlati

Iscriviti alla newsletter