Lo sci-alpinismo raccontato da un fuoriclasse valdostano

Lo sci-alpinismo raccontato da un fuoriclasse valdostano

Figlio della montagna e cresciuto in una famiglia di guide alpine, Hervé Barmasse condivide i consigli per ‘galleggiare' sulla neve in libertà e in sicurezza.
Sci-alpinismo, Hervé Barmasse. Foto di Tyler Lekki
Hervé Barmasse, sci-alpinismo in Patagonia. Foto di Tyler Lekki

Esplorare la montagna in veste invernale, immersi nei silenzi ovattati e nella maestosità di territori coperti da un soffice manto nevoso, trasmette un senso di pace e, al contempo, una grande vitalità. Per gli appassionati di outdoor, una delle esperienze più emozionanti è lo sci-alpinismo, un’attività che, unendo l’esercizio fisico all’avventura, permette di risalire i pendii innevati e poi scendere a valle, creando un legame profondo con se stessi e con la natura. «Lo sci-alpinismo si è notevolmente evoluto nel corso degli anni, tanto da essere riconosciuto come disciplina olimpica. Una pratica che, unendo la fatica alla gratificazione di scoprire paesaggi incontaminati, ha suscitato l’interesse di molte persone, desiderose di vivere un’esperienza unica, lontano dalle piste affollate», spiega Hervé Barmasse, alpinista valdostano nonché guida alpina (da ben quattro generazioni) e divulgatore.

A chi è alle prime armi ma ha già dimestichezza con gli sci, l’esperto consiglia di iniziare sulle piste tracciate, presenti in alcuni comprensori sciistici. Coloro che hanno un livello più avanzato, invece, possono avventurarsi su quelli che vengono chiamati terreni avventura, dove le sfide sono decisamente più impegnative. «Quando si esce dalle piste – rivela Barmasse – galleggiare sulla neve regala una sensazione di grande libertà: le emozioni che la natura riesce a trasmettere all’uomo conferiscono un’energia positiva e una carica verso la vita che non ha eguali».

Come avvicinarsi allo sci-alpinismo

Mai avere fretta. «Indossati gli sci, spesso si tende a partire troppo velocemente: ciò porta a esaurire rapidamente le energie rendendo difficile portare a termine l’escursione. È preferibile partire con calma, aumentando gradualmente la velocità e mantenendo un ritmo che si possa sostenere per tutta la giornata», consiglia l’alpinista. Un altro errore frequente? Sopravvalutare le proprie capacità: da non dimenticare che questo sport si pratica fuori pista e, onde evitare spiacevoli imprevisti, come slavine e valanghe, è meglio mettersi in contatto con una guida alpina in grado di capire come e quando è meglio muoversi nonché di individuare il percorso che regala maggiori soddisfazioni. Una volta acquisita la giusta esperienza e le competenze necessarie, è possibile muoversi in autonomia.

Sicurezza a portata di mano

È fondamentale, quando si esce con gli sci, dotarsi degli ausili di sicurezza obbligatori che prevedono l’artva (uno strumento di ricerca utilissimo in caso di valanghe che va indossato sotto la giacca), la sonda e la pala. «Mai uscire senza. Il telefono non sempre prende. Devono fare parte del kit, al pari della giacca, degli scarponi, dei bastoncini, delle pelli di foca (oggi fatte da fibre sintetiche), degli occhiali da sole e della crema solare. Non necessariamente bisogna acquistare tutto subito. Chi muove i primi passi può optare per il noleggio: prima si sperimenta e poi si investe», suggerisce l’esperto.

Hervé Barmasse, Dolomiti. Foto di Alex d’Emilia

Tra i mai senza poi, c’è sicuramente lo zaino (almeno 28 litri) al cui interno deve esserci qualcosa da bere, come un tè caldo (thermos) o delle bevande isotoniche oppure dei sali insieme a snack, quali le barrette ma anche della cioccolata o piuttosto un panino. Se si prevede una sosta in un rifugio, si può viaggiare più leggeri a patto però di non eccedere con il cibo: dopo la pausa, infatti, sarà necessario affrontare la discesa. «Bisogna ricordarsi di bere prima di avere sete e di mangiare prima di avere fame per evitare un calo di energie», ricorda il valdostano.

Dalle Alpi agli Appennini fino alla Patagonia

Dove andare per misurarsi con lo sci-alpinismo? «Personalmente sono molto legato alle montagne di casa: Cheneil (Valtournenche) è una conca fantastica dove ci sono solo quattro case, un piccolo ristorante e tutto intorno le montagne, dove salire e scendere di fronte al Cervino», afferma l’alpinista. Sia le Alpi che gli Appennini (amati soprattutto dagli stranieri per la loro autenticità), in realtà, offrono a chi pratica sci alpinismo l’opportunità di esplorare luoghi che, pur essendo a due passi dal comprensorio sciistico, non avresti mai raggiunto. «Guardando oltreconfine, invece, la Patagonia con i suoi paesaggi incontaminati catapulta in dimensioni selvagge che, soprattutto in inverno, sono poco battute dal turismo.

Patagonia
Hervé Barmasse, Patagonia. Foto di Hervé Barmasse

Consiglio anche la Georgia: il volo costa poco, c’è spesso molta neve e, nonostante gli impianti non siano di ultima generazione, è possibile godersi un fuori pista molto particolare. Ciò che però colpisce di più – sottolinea Barmasse – è il contorno nonché le persone che incontri». Lo sci alpinismo, dunque, è un’esperienza che coniuga passione e avventura, offrendo sia momenti di solitudine che occasioni di aggregazione.

Vivere la montagna con rispetto, preservandone l’equilibrio

Da non dimenticare che la montagna, con la sua bellezza e le sue fragilità, va amata, vissuta ma soprattutto rispettata. Una missione impossibile? No, lo ha dimostrato lo stesso Hervé Barmasse durante la scalata della parete Sud dello Shisha Pangma (8.027 metri) in Tibet, nel 2017. Partito senza ossigeno, sherpa, corde fisse o un campo pre-allestito e munito di uno zaino da 12 kg, è salito e sceso senza lasciare alcuna traccia. «Il turismo di massa in montagna costituisce una minaccia per l’ambiente e se non cambia la domanda, non cambierà nemmeno l’offerta. Lo sci-alpinismo è un esempio virtuoso di come sia possibile vivere la montagna in modo sostenibile, contribuendo alla sua conservazione», conclude l’alpinista.

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