Dal 13 aprile al 13 ottobre 2025 Osaka – grande città portuale nella regione del Kansai sull’isola giapponese Honshu, la maggiore dell’arcipelago nipponico – ospiterà Expo2025, il grande evento di portata mondiale che renderà le sue vie ancor più affollate e allegramente caotiche, con circa 30 milioni di visitatori attesi. Importante centro commerciale e capitale riconosciuta della gastronomia popolare giapponese – il cibo è una vera ossessione per i suoi abitanti, ancor più che in ogni altra località, e la città viene anche detta la “cucina del Paese” (tenka no daidokoro) – la seconda volta che Osaka viene scelta come sede dell’Esposizione Universale: era già accaduto per l’edizione del 1970, di cui conserva l’emblematica Torre del Sole e alcuni padiglioni.
Questa volta, ad accogliere il vastissimo sito espositivo (ampio ben 155 ettari) è l’isola artificiale di Yumeshima, situata sulle rive della baia di Osaka su cui regala uno splendido panorama: non lontano dal famoso parco Universal Studios, e raggiungibile grazie alla nuova stazione ferroviaria creata ad hoc, ospiterà i diversi padiglioni tra cui gli otto dedicati alle altrettante declinazioni del tema portante di Expo2025: Designing Future Society for Our Lives, con i tre sottotemi del Salvare, Stimolare e Connettere le Vite che cercheranno di rispondere alla domanda “come sarà la vita (felice) del futuro?”.
E qui ci sarà anche il Padiglione Italia – che per la prima volta ospiterà anche quello della Santa Sede – disegnato dall’architetto Mario Cucinella e il suo MCA – Mario Cucinella Architects, rivisitando in chiave moderna la Città Ideale rinascimentale con tanto di teatro, piazza e giardino all’italiana e mettendo al centro la figura della “persona” e le sue interazioni con la società, la tecnologia e la sostenibilità.
Dunque, visitare Osaka nel 2025 – e in particolare nei sei mesi di Expo2025 – sarà un’esperienza ancor più travolgente del solito e, a fronte dell’inevitabile maggiore confusione, decisamente indimenticabile. Tanto che Lonely Planet l’ha inserita, all’interno della guida Best in Travel 2025, nella top ten delle città da prendere in considerazione come destinazione per quest’anno. Noi vi diamo alcuni consigli per vivere Osaka al meglio, in vista di Expo 2025 e non solo, a partire dagli aspetti legati al cibo, naturalmente.
Il Castello di Osaka (e un giro sulla barca dorata)
Situato in cima a una collina nel quartiere di Chūō-ku, e circondato da un ampio parco liberamente accessibile oltre che dal bel giardino Nishinomaru, risale al 1583 anche se la scenografica torre principale fu ricostruita solo nel 1931. L’interno ospita un museo mentre le scale o un ascensore portano fino all’osservatorio panoramico. Ma anche solo ammirarne l’esterno da vicino è una bella emozione; come pure una breve ma divertente gita a bordo della Osaka-go Gozabune, piccola imbarcazione tradizionale dorata che in una ventina di minuti costeggia il perimetro del castello affacciato sul fossato, raccontando curiosità ed eventi storici.
Il roseto dell’isola di Nakanoshima
Al centro dei fiumi Dōjima e Tosabori (due “rami” del Kyū-Yodo) si trova la piccola isola di Nakanoshima, con un bel parco – il primo parco pubblico della città, creato nel 1891 – in cui ci sono diversi musei e edifici storici, oltre a caffetterie e un piacevole beer garden. Una delle estremità dell’isoletta ospita il curatissimo roseto, dove fioriscono circa 3.700 piante di oltre 310 diverse varietà.
Gli Yakitori deluxe di Torisho Ishii
Poco lontano da Nakanoshima e dal tribunale di Osaka, dietro alla porta di legno di Torisho Ishii si celano gli yakitori più buoni della città (e non solo), con tanto di stella Michelin. Qui lo chef patron Yoshitomo Ishii dedica la sua maestria artigianale – “torisho” significa “artigiano del pollo” – alla preparazione di strepitosi spiedini di pollo che, come è tradizione in Giappone, vedono tutte e proprio tutte le parti dell’animale grigliate alla perfezione. Ma i volatili di allevamenti a terra sono protagonisti anche di altri piatti: dal pollo affumicato alla chicken hotpot fino al ramen preparato con i tajarin.
La cucina Kappo di Momen
Se volete fare un’autentica esperienza di cucina Kappo – una sorta di via di mezzo tra l’elaborato e raffinato stile tradizionale kaiseki e il cibo popolare da izakaya – basata sulla vicinanza tra cuoco e commensali e su un menu a sorpresa incentrato su ingredienti freschissimi e stagionali e piatti non troppo elaborati, provate a prenotare uno dei dieci posti al bancone di Momen, insospettabile ristorante nella zona di Shinsaibashi (2-1-3 Shinsaibashisuji, Chuo-ku)che serve piatti clamorosi come il sashimi di granchio o il tofu di sesamo, e tutti quelli a base di dashi. La prenotazione è essenziale anche se ardua: se non riuscite online, provate a chiedere al concierge del vostro hotel di telefonare per voi e incrociate le dita.
Hotel Noum
Se non amate i grandi hotel pieni di comfort ma un po’ anonimi, scegliete di soggiornare in questo delizioso alberghetto quasi di fronte al roseto del parco di Nakanoshima e non distante dal castello (ma non vicinissimo a una fermata della metro). Con un accogliente caffè per prime colazioni, pranzi veloci e aperitivi che dà il benvenuto agli ospiti dell’hotel – e non solo – prima di arrivare alla reception, offre camere semplici ma molto accoglienti e diversi optional: dalle lezioni di yoga sul terrazzino in cima all’edificio al noleggio bici. L’atmosfera informale e cosmopolita e la gentilezza dello staff lo rendono uno dei nostri posti del cuore.
Il Tonkotsu ramen da Kinryu Ramen a Dōtonbori
Quando vi sentite pronti ad affrontare il caos allegro, folle e affamato di Dōtonbori – la zona commerciale nel quartiere di Namba che, con le affollate stradine che si snodano lungo l’omonimo fiume costellati di roboanti insegne spesso animate, è il regno incontrastato dello street food –, per mangiare un buon ramen cercate il drago verde. È questo il significato di Kinryu, popolare ristorantino con più sedi (tutte contraddistinte dal mitologico animale, noi abbiamo provato quella di Dotombori all’indirizzo 1 Chome-7-26 Dotonbori, Chuo Ward) specializzato negli “spaghetti” cotti in un saporito brodo di maiale, dall’odore non propriamente soave ma dal sapore eccezionale. Si ordina e paga alla macchinetta, si aspetta il proprio turno, si completa il piatto a piacere con gli ingredienti sul banco (radici e vegetali variamente piccanti) e si mangia con il tradizionale risucchio. Poi si prende tutto e si lascia sull’altro lato del banco.
I gyoza al formaggio di Kotetsuya
Assai meno rigorosi dei colleghi del resto del Paese, i cuochi di Osaka non si tirano indietro davanti alla sperimentazione. Siamo certi che il formaggio non rientri in nessuna ricetta tradizionale dei gyoza – gli squisiti ravioli variamente ripieni, solitamente cotti sulla piastra – ma chiunque abbia pensato che ricoprire quelli di pollo con del formaggio filante sarebbe stata una buona idea ha tutta la nostra riconoscenza! Li abbiamo provati, assieme quelli di maiale e di pollo senza formaggio (dall’impasto diverso dal solito, buoni ma non indimenticabili) da Kotetsuya, minuscolo localino 10 posti attorno al bancone all’angolo tra Sennichimae e Sakai route, all’uscita della galleria commerciale: si entra lateralmente facendo scorrere i vetri e c’è giusto lo spazio per sedersi, e la spesa è irrisoria.
I Takoyaki di Takonoya
Le famose “polpette” di polpo che vengono colate e cotte negli appositi stampi girandole velocemente con le bacchette per farle dorare da tutti i lati prendendo la forma sferica – uno spettacolo ipnotico davanti a cui fermarsi in quasi tutti i mercati e food hall giapponesi – sono una delle specialità tipiche di Osaka. Per assaggiare quelli che ci sono piaciuti più di tutti, cercate Takonoya vicino allo Shoren-ji temple, in zona Ikutamateramachi. Niente più di una sorta di baracchino con qualche tavolino all’esterno, ma le diverse tipologie di takoyaki – come quelli all’aglio e quelli con katsuobushi – rendono davvero merito alle palline di polpo.
Gli udon e il brodo di Nishiya a Shinsaibashi
A due passi dalla Shinsaibashi Station, questo locale in stile tradizionale è famoso per l’hotpot con wagyu, udon e tuorlo d’uovo e per l’udon chiri – vale a dire, gli udon locali belli spessi aggiunti all’hotpot – che in effetti è davvero buono, a cominciare dallo squisito brodo. Qui potrete anche assaggiare comodamente seduti i kushikatsu, spiedini di verdure e gamberi panati e fritti da intingere in una densa salsina: sono un’altra specialità di Osaka, e in particolare di ristorantini e banchi della zona di Shinsekai, sviluppata in seguito al successo dell’Esposizione Nazionale Industriale del 1903 e dominata da una torre che ricorda in piccolo quella parigina di Eiffel (ma oggi è un’area un po’ malfamata, anche se in via di rigenerazione).
La Cheesecake di Rikuro
All’interno di una delle gallerie coperte che costituiscono il cuore commerciale di Namba, si trova una delle sedi della pasticceria Rikuro, famosissima per la sua deliziosa e ambitissima “cheesecake” in stile giapponese: super soffice, alta e tremolante, dall’intenso sapore di uova e zucchero e con qualche chicco d’uvetta. C’è sempre una lunga fila, anzi due: una più lunga per le torte calde e una più breve per quelle fredde, ideali da portar via. Ma un trucco per assaggiarne comodamente anche solo una (grossa) fetta appena sfornata è quello di prenotare online – anche al momento, in base alla disponibilità, e facendo già l’ordine di quello che si desidera – un tavolo al Riku Cafè al piano superiore, accompagnata da un caffè o una tazza di tè.