Di recente ho soggiornato all’Hotel Il Pellicano a Porto Ercole, sulla costa del Monte Argentario, un rifugio esclusivo nella Toscana che non ti aspetti. Mentre sorseggiavo un mocktail al Bar Roberto, preparato dal celebre barman Federico, ho pensato: non possiedo un hotel e non sono cresciuta giocando a nascondino nei giardini di ville secolari. Ma qualcosa mi accomuna alla famiglia Sciò: l’amore per l’Italia. Non un amore da cartolina, ma una vera devozione, quasi un’infatuazione. Quando ho scritto il mio libro How to be Italian, ho chiesto a Marie-Louise Sciò – imprenditrice, tastemaker e Ceo di Pellicano Hotels – di contribuire al capitolo “Vivere”, perché se c’è qualcuno che sa davvero vivere, è lei: potrebbe scrivere un manuale sullo stile di vita italiano. Ha scelto di parlare della parola “sprezzatura”. Quella grazia disinvolta che abita nel Dna italiano e che lei incarna perfettamente, così come i suoi hotel. Le sue idee rivoluzionarie e la sua creatività hanno portato una ventata di freschezza e dinamismo nell’hôtellerie di lusso italiana, lasciando un’impronta destinata a durare.
Quest’anno, Il Pellicano celebra 60 anni di eleganza senza tempo – un’eredità che ha avuto inizio ben prima che la famiglia Sciò ne assumesse la proprietà. Fondato negli anni Sessanta dal pilota britannico Michael Graham e da sua moglie americana Patsy, l’hotel nacque da una storia d’amore cominciata a Pelican Point, in California. Desiderando ricreare quello spirito romantico in Europa, lo trovarono sulla costa toscana e chiamarono il loro rifugio “Il Pellicano” in omaggio al luogo dove tutto era cominciato. Da allora, e in particolare grazie alla visione raffinata della famiglia Sciò, l’hotel si è trasformato in un’icona di lusso discreto, amata da artisti, scrittori e dal jet set internazionale.
Oggi Marie-Louise guida anche La Posta Vecchia a Palo Laziale, il Mezzatorre Hotel & Thermal Spa a Ischia e la piattaforma digitale Issimo, e affronta il futuro con entusiasmo e orgoglio per questo importante traguardo. La ciliegina sulla torta? Suo padre, Roberto Sciò, patriarca della famiglia, ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Monte Argentario, un riconoscimento dei successi e del valore che ha saputo costruire. Anche lui ha condiviso con me i suoi pensieri sull’eredità del Pellicano.

Cosa rende Il Pellicano così speciale e cosa ne ha determinato la longevità nei suoi 60 anni di storia?
Marie-Louise Sciò Credo molto nell’energia, e penso che quella del Monte Argentario abbia qualcosa di davvero potente. Forse è per questo che i fondatori hanno scelto di costruire proprio lì. Le intenzioni con cui è stato creato sono rimaste impresse nei suoi muri. È nato per celebrare l’amore, e questo lo si percepisce. E poi, cosa fondamentale, non abbiamo mai seguito le mode. Ed è proprio questo che ci ha fatti durare.
Roberto, per chi non conosce Il Pellicano, come descriverebbe l’atmosfera che si respira lì?
Roberto Sciò. È come entrare in un sogno da cui non vorresti più svegliarti. Una sensazione di pace profonda, di bellezza mai ostentata, di eleganza naturale. Qui il tempo rallenta, e ogni dettaglio – dalla luce sul mare al sorriso di chi ti accoglie – ti fa sentire parte di qualcosa di autentico e raro. Non è solo un hotel, è uno stato d’animo.
Marie-Louise, secondo lei quali sono stati i momenti più significativi di questi sei decenni?
MLS Beh, tanto per chiarire, non ho vissuto tutti e sei i decenni (ride) però certo, ci sono momenti chiave, a partire dalla sua costruzione. Poi quando mio padre lo ha scoperto, a metà degli anni Settanta. È stato un colpo di fulmine e ha iniziato a frequentarlo regolarmente. La prima persona che ha visto sulla soglia? Charlie Chaplin. Ora, prova a immaginare: siamo a Porto Ercole, non a Capri o Positano, e ti trovi davanti Charlie Chaplin. Quella sera era venerdì, e come da tradizione c’era la serata di gala. Chaplin gli chiese: “Puoi ballare con mia figlia? Sei il più giovane qui”. Così mio padre ballò tutta la sera con Geraldine o Josephine – non ricorda più quale. E ancora l’epoca in cui Slim Aarons correva in giro a fare foto. Io ero una bambina molto curiosa e lo seguivo ovunque, chiedendomi cosa stesse fotografando.
Era come guardare un film, attraverso il suo sguardo. E poi, verso i 55 anni, mio padre ha frequentato un corso alla Cornell University, nel settore dell’hospitality. Al ritorno, è cominciata una rivoluzione. Decise che si sarebbe preso cura del posto, non più solo come investimento. Fece arrivare una società per fare un audit – non aveva la minima idea di come si gestisse un hotel. Ma dopo quel corso tornò dicendo: “Facciamolo davvero”. È stato un punto di svolta.

Quali altri momenti di trasformazione ha vissuto Il Pellicano?
MLS Ricordo che nel 2000 dissi a mio padre: “Penso che dovresti rilanciare questo posto per attrarre una clientela più giovane”. Lui mi rispose: “Fallo tu”. Mi ha letteralmente gettata in acque profonde senza sapere nuotare. Pensai: “Okay, potrei occuparmi del restyling”. Così cominciai a incontrare alcuni architetti, ma presto mi resi conto che ognuno di loro cercava di imporre il proprio ego. Così mi sono detta: “Ho studiato architettura, ho buon gusto… Perché no?”. Iniziai con piccoli cambiamenti. Ma poi mi accorsi che la grafica non era in armonia con gli interni, le divise del personale non erano coerenti con il design: mancava armonia. Quindi mi misi anche a progettare le uniformi. Da lì ho iniziato a occuparmi di tutto: ed è così che mi sono appassionata. Il vero cambiamento generazionale è arrivato quando, nel 2011, abbiamo pubblicato un libro sul Pellicano.
Avevamo a disposizione l’archivio di foto di Slim Aarons e coinvolgemmo Juergen Teller – che non era una scelta ovvia, essendo un fotografo di moda – per immortalare una festa nel 2007. Ci ha inseriti in un nuovo dialogo contemporaneo, con un pubblico creativo completamente diverso, anche se Il Pellicano è sempre stato amato dagli artisti.
Come ha trasformato tutta questa energia creativa in qualcosa di concreto?
MLS In quel periodo curavo anche il negozio dell’hotel. All’epoca, i corner shop negli alberghi erano poco interessanti, messi lì quasi per riempire uno spazio. Io pensai che fosse un’opportunità e ho iniziato a fare selezioni di alta qualità per lo shop. Sono nate tantissime collaborazioni, con nomi come A.P.C. e Olympia Le-Tan. Abbiamo iniziato a fare partnership quando ancora non era una consuetudine, almeno non in Italia. Nessun hotel aveva mai fatto qualcosa del genere con l’e-commerce. Ma venendo da un background creativo, ho sempre visto il legame naturale tra ospitalità e moda.
Questo, insieme al libro, è stato un momento decisivo. Così come l’apertura del Mezzatorre e il lancio di Issimo. Questi progetti sono stati vere estensioni del brand. E ognuno di loro, a suo modo, ha aperto porte che nel mondo dell’hôtellerie erano ancora chiuse. Quando ho fatto la collaborazione con Birkenstock, mio padre non poteva crederci (ride). Mi disse: “Oh mio Dio, stai collaborando con quelle scarpe orribili”. E invece è stato un successo straordinario.
Roberto, qual è il suo legame con questa destinazione? E ci racconta cosa ha significato per lei ricevere la cittadinanza onoraria dal Comune di Monte Argentario?
RS Il Monte Argentario non è solo una destinazione: per me è casa, nel senso più profondo della parola. Qui ho vissuto la bellezza del paesaggio e ho sentito l’abbraccio di una comunità che mi ha sempre accolto con rispetto e affetto. Ricevere la cittadinanza onoraria è stato un momento toccante, che sancisce un legame costruito nel tempo, fatto di dedizione, amore e riconoscenza. Il Pellicano e il Monte Argentario hanno camminato insieme per 60 anni: questa terra è parte della nostra anima, e spero di poterle restituire almeno una parte di ciò che ci ha donato.
Cosa dovremmo comprare su Issimo per portare a casa un po’ dello spirito del Pellicano?
MLS Abbiamo ogni sorta di merchandise. Per esempio, il nostro Monopoly, ispirato a un viaggio on the road in Italia che ho fatto durante il Covid. Oppure il fantastico set da backgammon, che adoro perché ci giocavo sempre con mio padre al Pellicano. Poi c’è la splendida coperta in cashmere del Pellicano. E naturalmente i nostri cappelli e felpe, tutte cose che raccontano il nostro mondo.

Al di là delle mete più note, qual è il suo itinerario da sogno per una settimana in Italia?
MLS (sorride) Sicuramente partirei da La Posta Vecchia, Il Pellicano, il Mezzatorre – ovviamente! Poi andrei a Procida, che secondo me è ancora poco battuta. L’arcipelago toscano è incredibile e sottovalutato. Poi Orvieto, Civita di Bagnoregio, il Lago di Bolsena, Lubriano – la mia nuova ossessione, nel cuore dell’alto Lazio. Ecco il mio viaggio ideale di sette giorni.
Marie-Louise, quali sono i prossimi progetti per il gruppo Pellicano? Dove ci porterà?
MLS Stiamo vivendo una fase entusiasmante di crescita e siamo alla ricerca di nuove opportunità per espandere la nostra collezione di hotel in tutta Italia. Abbiamo appena acquisito La Suvera, un rifugio immerso tra le colline toscane vicino Siena. Stiamo lavorando per riportarlo alla vita, con l’obiettivo di aprirlo nel 2027. È una proprietà con una storia straordinaria: risale al XII secolo come fortezza militare, e nel Rinascimento fu donata a Papa Giulio II e trasformata in villa dall’architetto Baldassarre Peruzzi. Ma non ci fermiamo qui. Continuiamo a cercare luoghi speciali dove poter creare hotel che riflettano la nostra idea di ospitalità.
Cosa desidera per i prossimi 60 anni del Pellicano?
MLS Che resti sempre un mondo magico e speciale, senza mai perdere il Dna e l’identità con cui è nato.