Napoli, 10 indirizzi fuori dall’ordinario

Napoli, 10 indirizzi fuori dall’ordinario

Dalla rigenerazione artistico-culturale del Rione Sanità allo street food ante litteram: i percorsi che incarnano la vera essenza della napoletanità.
Napoli, vista da Posillipo
Foto di Alessandro Tortora/Shutterstock

Vibrante, a tratti caotica ma decisamente stimolante: Napoli, rinomata per la calorosa ospitalità dei suoi abitanti, è una città dai mille volti, proprio come la sua pizza, classica o fritta, tonda o a portafoglio. Assaporare l’atmosfera napoletana significa immergersi completamente in una realtà ricca di contrasti, in cui la cultura classica convive con una scena artistica dinamica e contemporanea. È il caso del Rione Sanità, oggetto di interessanti interventi di riqualificazione urbana che lo hanno trasformato in un vivace centro artistico come testimonia la riapertura della Chiesa di Santa Maria Maddalena ai Cristallini, i murales di Tono Cruz e ancora le opere di Jago dove l’arte rappresenta uno strumento di coesione sociale. Diego Davide, guida turistica, ci ha suggerito alcuni indirizzi che permettono di immergersi nella vera essenza di Napoli, compreso un pit stop per assaggiare un piatto tipico della cucina povera partenopea.

La Salita Villanova 

Bisogna avere un po’ di fiato per percorrerla tutta: la Salita Villanova, chiamata dai locali Canalone, è caratterizzata da una scalinata che, con 562 gradini alti e stretti, unisce via Manzoni con via Posillipo. Attraversarla significa imbattersi in quel passaggio scavato nel tufo creato dai contadini – ma molto utilizzata anche dai pescatori – per scendere dalla zona collinare e arrivare fino al mare dove vendevano i loro prodotti. 

Il Giardino di Babuk

Lasciandosi alle spalle il caos metropolitano e inoltrandosi in via Giuseppe Piazzi, si accede a un angolo nascosto: il Giardino di Babuk che, acquistato nel 2007 da Gennaro Oliviero per salvarlo dal degrado, fu intitolato al suo amato gatto. In una superficie di circa 1.000 mq, oltre a una ricca varietà di specie vegetali – tra cui un faggio risalente al XIV secolo, piante di limoni e banane – si scorge anche un ipogeo utilizzato come rifugio antiaereo durante la Seconda guerra mondiale. Visitabile su prenotazione, lo spazio è animato da diverse iniziative culturali e dalla presenza di ben 21 gatti.

Il Figlio Velato

Oltre al Cristo Velato di Giuseppe Sammartino, a Napoli è possibile ammirare anche il Figlio Velato. All’interno della Chiesa di San Severo fuori le Mura, presso la Cappella dei Bianchi, l’artista ciociaro Jago (pseudonimo di Jacopo Cardillo) ha realizzato una scultura in marmo raffigurante un fanciullo disteso coperto da un velo. Un’opera soggetta a varie letture: c’è chi pensa a Genny Esposito, il bambino ucciso nel 2015 durante una sparatoria e chi, invece, lo associa a un giovane migrante deceduto in spiaggia.

Il laboratorio artistico di Michele Iodice

Percorrendo la Salita Capodimonte, ci si imbatte nella zona delle necropoli di Napoli. Proprio qui, all’interno di un’ex cava tufacea di epoca ottocentesca, l’artista Michele Iodice ha allestito il suo studio, arredato con sculture e installazioni dai lui stesso realizzate come si evince dalla maestosa opera a forma di occhio che accoglie i visitatori all’ingresso. Un luogo che potrebbe risultare familiare a qualcuno: il motivo? È apparso nella pellicola ‘Napoli Velata’ di Ferzan Özpetek.

Il Cristo Rotto

Addentrandosi nella Chiesa di San Carlo Cristo, in via Foria, è possibile ammirare il cosiddetto Cristo Rotto, una statua in marmo realizzata da Michelangelo Naccherino. Il nome della scultura anticipa la sua condizione: nel 1923, a causa di un incendio che distrusse il crocifisso che la sorreggeva, l’opera cadde e si danneggiò gravemente. Grazie a un accurato lavoro di restauro, venne riassemblata (fatta eccezione per le braccia), permettendo ai fedeli di contemplare nuovamente il Cristo, adagiato sull’altare maggiore.

I murales della Sanità 

Passeggiando in piazza Sanità, alzando gli occhi al cielo si scorge ‘Luce’, l’opera di Tono Cruz che raffigura un grosso faro luminoso all’interno del quale si riconoscono i volti dei giovani del quartiere che, secondo l’artista, possono diventare simboli di riscatto e speranza per il futuro. Spostando lo sguardo sulla Basilica di Santa Maria della Sanità a spiccare è invece il murales ‘Resis-Ti-Amo’ di Francisco Bosoletti, artista argentino che ritrae un uomo e una donna uniti in un abbraccio, un potente simbolo di resistenza.

Il dipinto nascosto della chiesa di San Giorgio Maggiore

A Forcella, all’interno della chiesa di San Giorgio Maggiore, esempio di architettura paleocristiana, dietro la tela raffigurante San Giorgio di Alessio d’Elia, si cela una sorpresa. Spostando leggermente il telaio è possibile contemplare l’affresco nascosto di Aniello Falcone, risalente al 1645, e avente come tema San Giorgio che sconfigge il drago, scoperto solo nel 1993 a fronte di un intervento di restauro. Data l’avversione dell’artista al dominio spagnolo, stando a quanto ipotizza il sagrestano, probabilmente l’opera venne coperta per salvarla dalla distruzione.

La Chiesa di Santa Maria Maddalena ai Cristallini

Con il restyling della Chiesa di Santa Maria Maddalena ai Cristallini, fortemente voluto dalla Cooperativa La Paranza, è stato restituito ai napoletani uno spazio che celebra l’unione tra i popoli e l’uguaglianze sociale. Siamo davanti a un progetto di rigenerazione urbana reso possibile grazie al contributo dei suoi abitanti, a cui sono dedicate alcune immagini, e ai murales degli artisti Mono González, Tono Cruz e Giuliana Conte. Anche i detenuti del carcere di Secondigliano, supportati dalla Fondazione Casa dello Spirito, sono stati coinvolti. Vanno a loro i meriti della realizzazione dell’altare, costruito partendo dalla prua di una delle barche utilizzate dai migranti sbarcati a Lampedusa.

Il brodo di polpo

Napoli da vedere, Napoli da mangiare: impossibile non cadere in tentazione. Oltre alle storiche friggitorie e ai laboratori di golosità, un piatto che urla tradizione è ‘o bror ‘e purp’ ovvero il brodo di polpo, un’icona dello street food partenopeo, soprattutto in passato, oggi più una rarità. Parliamo di una preparazione corroborante che, durante la fredda stagione, si può assaggiare facendo tappa da Addo’ figlio ‘e Carlucciello, pescheria sita in via Cesare Rosaroll.

Il Complesso Museale dei Pellegrini

Addentrandosi nel rione Pignasecca, è possibile fare visita al Complesso Museale dei Pellegrini, ospitato all’interno dell’omonimo ospedale, in origine destinato all’accoglienza dei pellegrini e poi riconvertito e adibito a struttura sanitaria, tutt’ora attiva. Il tour include la visita della Chiesa di Santa Maria Materdomini nonché della Chiesa e Coro della Santissima Trinità e la Terrasanta, dove sono sepolti i membri della Confraternita della Trinità dei Pellegrini (la fondazione risale al 1578). Essendo i confratelli tutt’oggi presenti, le visite vengono effettuate dall’Associazione culturale Respiriamo Arte solamente il sabato, previa prenotazione.

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