L’altra Australia: sulla costa ovest alla scoperta di Perth

L’altra Australia: sulla costa ovest alla scoperta di Perth

Meno visitata di Sydney o Melbourne, la città sull'Oceano Indiano nasconde sorprese inaspettate.

Lunedì mattina, orario di punta nel distretto finanziario di Perth. Per strada non si sente neanche un clacson. Non si vede nessuno correre trafelato, che sia per andare in ufficio o per accompagnare i figli a scuola. Mi viene da sorridere a immaginare, giusto per qualche secondo — meglio scacciare subito il pensiero! — una scena simile a Roma, in un’ordinaria giornata di lavoro.

Cerco (invano) di spiegare al tassista che mi sta accompagnando in hotel il concetto di parcheggio in terza fila, di cui i romani hanno una particolare abilità quando vanno di corsa, e di come sia così confusionaria la mia città a confronto. Ma niente, mi guarda basito e non posso dargli torto. Mi è bastato molto poco per rendermi conto di quale sia l’atmosfera e l’approccio alla vita che rende la capitale del Western Australia così tanto amata dai suoi abitanti — poco meno di 2 milioni e mezzo, su un totale di 3 milioni che vivono nel più grande dei sei stati federati — e così rilassante, anche solo guardandola dal finestrino della macchina. Attorno a me è tutto così calmo, tutto così ordinato.

«Proud to be laid back»: è la frase che, in circostanze diverse, mi hanno detto tante persone che vivono a Perth. Un tassista, una cameriera, una guida turistica e una ragazza italiana da dieci anni trasferitasi qui. Tutti concordi sul vibe che si respira e che la rende diversa dalle più grandi (e caotiche) Sydney e Melbourne: calmo, disteso e sereno. Anche il meteo aiuta moltissimo: alzo lo sguardo e sopra di me neanche una nuvola. È autunno nell’emisfero australe ma il sole riscalda piacevolmente — la temperatura arriva fino a 20 gradi in inverno — e il cielo ha una tinta così intensa e vivace, un blu ceruleo che poche volte ho visto altrove, da mettere il buon umore. 

Perth
Kings Park

Foraging a Kings Park, il polmone verde di Perth

Se c’è un’altra immagine che ben rappresenta lo spirito di questa città, è quella che ho visto durante la mia visita a Kings Park: polmone verde con un patrimonio botanico tra i più ricchi del mondo — oltre 3mila specie endemiche di alberi, fiori e piante del Western Australia — adagiato su una collina. Pleonastico dire la vista meravigliosa che si gode da quassù.

Nel mio lunedì mattina australiano incontro bambini con i loro genitori correre spensierati per i prati, anziani che conversano imperturbabili seduti alle panchine, giovani che corrono o fanno yoga: il tempo scorre lento e ricevo conferma, da più parti, che la qualità della vita sia altissima. Non a caso sono tanti gli expat che hanno scelto di vivere a Perth, tra cui una nutrita comunità di italiani (quasi 20mila). D’improvviso vedo in lontananza volare per aria un boomerang, è quello di Steven Jacobs, fondatore e guida aborigena di In Culture Tours che mi accompagnerà per la prossima ora e mezza alla scoperta del giardino botanico da 17 ettari ospitato nel parco.

Durante la passeggiata Steven mi racconta curiosità e aneddoti sulla cultura relativa alla sua tribù, quella Whadjuk, mostrandomi in particolare di quali piante i suoi avi si sono sempre nutriti e di come questo tipo di alimentazione gli abbia garantito per secoli un’ottima salute fino all’arrivo dei colonizzatori europei. Da quel momento in poi malattie fino allora sconosciute, vessazioni e politiche razziste hanno lentamente decimato la popolazione aborigena che oggi costituisce il 3% del paese.

Insomma un’interessante sessione di foraging — non priva di momenti di riflessione (solo nel 1967 l’Australia ha riconosciuto il diritto di voto per i popoli nativi) — ma non solo: per esempio ho scoperto come lo Spinifex, cespuglio spinoso molto diffuso nelle aree desertiche d’Australia, sia un ottimo rimedio contro herpes e punture d’insetti, oppure come le foglie del Jigal Tree abbiano proprietà antisettiche. Passeggiando nei curatissimi viali del parco, attraversando laghetti e passando sotto le fronde di alberi come l’Agonis flexuosa, conosciuto anche come West Australian Peppermint, e i rami imponenti di Boab secolari (il più vetusto ha ben 750 anni!), di tanto in tanto dalla fitta vegetazione si intravedono scorci meravigliosi su Perth e il fiume Swan.

Un ottimo punto panoramico sono anche i tavoli all’aperto del ristorante Fraser’s che ha in carta il succulento Beef Scotch Fillet — nome comunemente usato in Australia per indicare la Rib Eye — e tanti (pregiati) vini italiani. Ma di fronte a un rosso della Tasmania riesco a dire di no pure a un bicchiere di Ornellaia del 2011. Quando mai mi ricapiterà di assaggiare l’etichetta di una cantina come Pooley Wines, sperduta nella Coal River Valley, nell’ancora più sperduta area sud orientale di questa isola quasi ai confini col Polo Sud?

Perth
Elizabeth Quay

Passeggiando nel Central Business District, tra grattacieli e palazzi in stile Tudor

Da Kings Park, in neanche dieci minuti di macchina si raggiunge Elizabeth Quay, altro (placido) punto di Perth: un waterfront particolarmente suggestivo di notte quando i grattacieli tutt’attorno si illuminano e le acque del fiume Swan sembrano quasi brillare sotto la luna. Si tratta di una zona realizzata in tempi piuttosto recenti, neanche dieci anni fa, e che ancora oggi è sotto costruzione tra nuovi hotel, caffè e ristoranti. Qui d’estate si organizzano fiere e festival ma durante tutto l’anno è un brulicare di persone che vengono a passeggiare, a fare sport o a mangiare qualcosa nei vari locali (molti dei quali servono cucina italiana).

E a proposito, noto che per l’Italia c’è una vera passione: le strade di Perth sono piene di insegne con nomi che rimandano al nostro Paese. Tra le varie, la mia attenzione viene catturata da una in particolare: Bocellis espresso: Il proprietario è così tanto fan del tenore toscano da avergli dedicato la sua caffetteria. La fantasia non ha davvero limiti.  

Perth
London Court

Dell’ammirazione per il “Made in Italy” mi parla anche Adie, laureata in ingegneria meccanica ma con un amore così profondo per la sua città (ennesima conferma di questo rapporto felice tra Perth e i suoi abitanti) da mollare una carriera sicura per fondare Oh Yea Wa. Questa compagnia tutta al femminile organizza interessanti walking tour in giro per la capitale del Western Australia alla scoperta dei suoi angoli più rappresentativi e soprattutto nascosti. Da sola non avrei mai scovato, per esempio, Wolf Lane: un vicoletto nel Central Business District, tra Murray Street e Hay Street, dove ammirare una serie di murales di artisti australiani e internazionali.

Tra i vari, per metà facciata di un edificio a mattoncini rossi, ce ne è uno con il volto di una giovane che stringe tra le mani una pianta i cui rami si propagano con vigore in tutte le direzioni: il messaggio è di come forza e resilienza accomunino le donne e la natura. E dove meglio toccare con mano la tenacia e la resistenza della natura se non proprio l’Australia, la vera padrona di questo territorio sconfinato? Basti pensare che si tratta di uno dei paesi meno popolati della terra, con una media nazionale di 3,5 abitanti per chilometro quadrato.

È un vero colpo d’occhio anche l’opera monumentale dell’artista australiano Matt Adnate che ricopre l’intera parete (ben 27 piani) di un hotel di Hay Street: un aborigeno Noongar è ritratto insieme a una figura femminile e a un bambino. Colori accesi e tratti indigeni squarciano il panorama urbano: impossibile non notarli anche da molto lontano. E poi, continuando la passeggiata insieme ad Adie in giro per il CBD, per un attimo mi sembra di essere a Londra (distante giusto 15mila chilometri!). Tra Hay Street Mall e St George’s Terrace, mi ritrovo di fronte il London Court, una costruzione in stile Tudor che ospita al suo interno negozi di vario genere e ristoranti. Una versione australiana del grande magazzino di lusso Liberty: non sarà il West End londinese, ma quasi.

Perth
La Heritage Room del COMO The Treasury

Dove dormire a Perth: COMO The Treasury

A Perth ci potrebbe essere “una prima volta”: non capita infatti tutti i giorni l’occasione di poter dormire in una ex Tesoreria di Stato. Ed è proprio l’esperienza che si può vivere al COMO The Treasury, cinque stelle nei pressi del Central Business District ospitato – insieme a una serie di ristoranti, tra cui il casual chic The Petion, e boutique — in un complesso di edifici storici in stile vittoriano e georgiano, chiamati State Buildings che fino alla metà degli anni Novanta erano il fulcro della vita amministrativa della capitale del Western Australia. 

Nella lobby, arricchita da opere d’arte contemporanea, nei ristoranti — come The Post, un tempo sede dell’ufficio postale centrale, o il Wildflower sul rooftop — e nelle camere si respira un fascino d’antan e l’allure tipico di tutte le proprietà del gruppo COMO Hotels and Resorts che ha scelto proprio Perth per aprire il suo unico albergo in tutto il Paese dell’emisfero australe. 

Lusso raffinato, design contemporaneo e spazi grandiosi accomunano le 48 camere e suite del COMO The Treasury, mai più piccole di 55 metri quadrati come nel caso delle City Rooms; la più lussuosa, la COMO Suite, misura quasi tre volte tanto. Percorrendo i lunghi corridoi dell’hotel quasi potrebbe capitare di perdersi, ma non sarebbe un male se poi si dovesse finire nel centro benessere Shambhala che, in sanscrito, vuol dire pace: ad attendere gli ospiti una spa con massaggi e trattamenti olistici, una piscina interna da 20 metri illuminata da finestre a tutta altezza, un bagno di vapore e una palestra. Il massimo del relax è assicurato, un vizio da concedersi prima magari di ripartire per un lungo viaggio intercontinentale: altro punto di forza di questo hotel infatti è la sua posizione, centrale ma a soli venti minuti d’auto dall’aeroporto. 

Ancora un altro motivo per scegliere Perth come base per un viaggio in Australia? La sua vicinanza strategica a spiagge meravigliose e luoghi incantati come Margaret River, tra le più importanti aree vinicole: proprio COMO The Treasury organizza tour privati in giornata alla scoperta delle sue cantine più famose.

La Moët & Chandon Champagne Lounge

Come raggiungere Perth: l’esperienza di volo con Emirates

Sì che l’Australia è il continente, tra i quattro, più lontano da raggiungere dall’Europa ma è anche vero che, oltre la destinazione finale, anche il viaggio stesso può rivelarsi un’esperienza avvincente (anche quando impegnativo e lungo diverse ore). E la prima buona notizia è che Perth, partendo dall’Italia, è la città australiana più vicina da raggiungere – rispetto a Sydney e Melbourne che si trovano invece sulla costa orientale. 

Così in meno di 20 ore di volo — sorvolando Africa, Asia e (per la maggior parte) Oceano Indiano — intervallate da uno scalo, ecco che si arriva nel “Nuovissimo Mondo”: succede, per esempio, con Emirates che collega Roma Fiumicino e Milano Malpensa alla capitale del Western Australia, con uno stop a Dubai. La seconda buona notizia è che, a partire dal prossimo 26 ottobre, la tratta di 11 ore dall’emirato arabo alla capitale del Western Australia sarà servita da Airbus A380 di ultima generazione. Ed è proprio all’Aeroporto Internazionale di Dubai che “l’avventura di viaggio” può avere inizio: un posto dove non c’è distinzione tra il giorno e la notte (negozi e ristoranti sono aperti h24) e con un continuo flusso impressionante di persone dirette in ogni angolo della terra (lo scorso anno si è registrato il record di 92 milioni di passeggeri).

Chi viaggia in Business First Class con la compagnia emiratense — arrivata terza nella classifica 2024 di Skytrax “World’s Top 10 Airlines” — ha oltretutto la possibilità di accedere gratuitamente (per le altre classi di viaggio, l’ingresso è a pagamento a partire da 160 dollari) in una delle sue sette lounge dislocate nel Terminal 3. La più grande supera 9mila metri quadrati, con oltre mille posti a sedere: numeri che aiutano a rendere l’idea dell’opulenza (di pari passo col livello dei servizi). 

Perth
La Business Class dell’Emirates A380

Una volta varcata la soglia, il tempo di attesa del proprio aereo non potrà essere più piacevole: ci sono postazioni food con cucine da tutto il mondo, aree docce dove potersi rifrescare muniti di tutti i comfort (dagli asciugamani ai prodotti di bellezza), “zone sonno” con comode chaise longue, cuscini e coperte, salottini con tv e giornali internazionali, postazioni business dotate di pc e stampante.

Per i viaggiatori più esigenti, non mancano una spa con tanti trattamenti e messaggi personalizzabili, un Health Hub (con un’assortita selezione di superfood), una Cigar Lounge e una Moët & Chandon Champagne Lounge dove gustare deliziosi canapé ideati da chef stellati. Sarà un vero peccato insomma quando, sul tabellone delle partenze, comparirà la scritta “Go to the gate” accanto al numero del proprio volo. E lo stesso succederà anche a bordo, al momento di scendere dall’aereo: così comode le poltrone in Business — spaziose e reclinabili al punto da diventare un letto (con tanto di topper) — da voler rimanerci ancora.

Soprattutto se durante tutto il viaggio si viene viziati di continuo, tra Champagne di benvenuto, snack e leccornie serviti su richiesta (oltre al minibar personale) e menu a firma di chef pluripremiati che variano secondo la stagionalità. Particolare attenzione è dedicata anche ai piatti vegani, con oltre 300 ricette a base vegetale (presenti sia a bordo, in tutte le classi di viaggio, che nelle lounge). E se dopo aver mangiato dovesse venir sonno, sarà un po’ come sentirsi a casa quando le hostess porteranno cuscino, pantofole e pigiama in cotone biologico per la notte. Problemi di insonnia o jet lag? Perché non concedersi allora un drink nel lounge bar al secondo piano dell’aereo più grande del mondo? Un aperitivo a quota 12mila metri, sognando l’Australia. Sempre più vicina.

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