La Milano dei milanesi: 10 indirizzi per vivere la città da insider

La Milano dei milanesi: 10 indirizzi per vivere la città da insider

Giardini nascosti, piccole librerie e ristoranti autentici: ecco i luoghi del cuore di una vera local.
Brera, Milano
Brera, Milano. Foto di Zigres/Shutterstock

Milano è un pastiche in continua stesura, redatto a più voci e sempre in fermento. Ogni innesto, come un nuovo capitolo, arricchisce il tessuto urbano, variando i ritmi di una metropoli che non si ferma mai. «Ti odio Milano, ti amo» è un detto coniato da nss magazine che ha fatto il giro del mondo, emblema del difficile rapporto di milanesi e outsider con la città. Capitale della moda e del design italiano, qui sono i cardini di ogni porta aperta verso il domani. Il rischio è che la sua bellezza ci sfugga fra le dita come un pistillo di zafferano. 

Tra la nebbia e i viali pavimentati di Milano ci sono nata e cresciuta, allontanandomi a più riprese come un’adolescente innamorata esitante. Finché la distanza mi ha insegnato che nessun’altra città sarà mai speciale come la mia. Per quel tip tap dei tacchi sul pavé di Piazza Sempione, le sfumature di porfido rosso dei masselli che lastricano via Cappuccio e le Cinque Vie, la meraviglia dei chiostri che si scoprono oltre i portoni, le rovine archeologiche sparse per i quartieri come castelli di sabbia sull’arenile. E tutti quei luoghi del cuore che, da vent’anni, mi invitano a restare ancora per un altro po’.

Via Circo e il giardino di via Brisa

Foto di Faina Gurevich/Shutterstock

Poco prima di addentrarvi in via Torino, una delle principali strade dello shopping, vale la pena svoltare in via del Torchio fino a imboccare, pochi metri dopo, via Circo. Qui in prossimità del civico 9, accanto a una delle case residenziali più belle delle città, bianca e vestita d’edera, si trovano le rovine del circo romano dell’imperatore Massimiano e si osservano ancora le volte e i pilastri che reggevano le gradinate per il pubblico. Proseguendo per via Cappuccio, ci si imbatte in via Vigna dove, a incantare, è la piazza di via Brisa con un giardino segreto che nasconde i resti archeologici del palazzo imperiale, risalente al III secolo, quando Milano era capitale dell’Impero Romano d’Occidente e casa dell’imperatore. Oggi, invece, il sito è dimora solo di molti gatti.

La Pinacoteca di Brera

Foto di Pinacoteca di Brera

Se Milano può competere con città d’arte importanti lo deve anche alla nostra Pinacoteca. Varcata la soglia, la sensazione è quella di addentrarsi in un luogo visivamente perfetto: lo sguardo corre ininterrotto, ad angolo giro, per tutto l’anello che cinge il cortile d’onore. Colpiscono la minuzia e l’armonia degli elementi architettonici: dalle finestre del primo e del secondo ordine ai porticati cosparsi di statue. Al piano superiore si trovano il Caffè Fernanda, con un’ottima proposta gastronomica dolce e salata, e la galleria: quest’ultima custodisce capolavori di artisti come Piero della Francesca, Tintoretto, Raffaello e Bellini, oltre a successive acquisizioni che hanno sancito l’internazionalità del museo.

Foto di Ristorante Rigolo

Usciti dal Palazzo, percorrete via Brera fino a raggiungere via Solferino e fermatevi al Rigolo: un’istituzione della cucina ancora fuori dalle rotte turistiche. Frequento il ristorante da quando ero piccola, sedendo sempre allo stesso tavolo, quasi fosse mio per diritto acquisito: quello in fondo alla prima saletta sulla sinistra, con il divanetto in velluto rosso e i cuscini quadrati blu. E mi ostino a ordinare i testaroli al pesto per sentirmi ancora bambina. Papà, invece, va matto per il bollito del giovedì e il carrello dei dolci con il castagnaccio. È bello vedere dopo anni i soliti clienti, perlopiù milanesi, e il proprietario Renato sedersi al tavolo con loro per sapere come stanno e se gradiscono il cibo servito.

La piccola libreria Henry Beyle

Foto di libreria Henry Beyle

Non lasciate via Solferino prima di aver fatto visita a una delle librerie più piccole ed esclusive del centro: Henry Beyle, un omaggio allo scrittore francese Stendhal (il cui nome all’anagrafe è, appunto, Henry Beyle). Le edizioni, curate da un indipendente ed eccentrico editore siciliano, sono stampate su carte di pregio e disponibili in numero limitato. Da Dino Buzzati a Sciascia, qui troverete dei camei della letteratura, in piccoli volumi colorati da collezionare.

Il Quadrilatero della Moda

Abbandonate Brera e, sorpassando piazza San Marco, incamminatevi verso via Manzoni: in pochi minuti vi troverete nel Quadrilatero della Moda che comprende anche via Monte Napoleone, via della Spiga e corso Venezia. Vetrine luccicanti e negozi di lusso orientano i flussi dello shopping, consacrando ogni anno Milano come una delle capitali mondiali della moda, nonché culla del prêt-à-porter italiano. Emblematiche dello spirito meneghino sono le collezioni di Alberta Ferretti e Miuccia Prada, ma soprattutto lo stile misurato di Armani: le sue giacche da donna destrutturate hanno contribuito a diffondere la scuola italiana nel mondo e tuttora orientano le tendenze in fatto di moda. Nel 2024, in via Manzoni ha riaperto il flagship store Emporio Armani: un contenitore di abiti, accessori e idee che raccontano la molteplicità del mondo Armani in un ambiente dai toni neutri e di straordinaria leggerezza visiva. Sullo stesso piano vale la pena fermarsi da Armani/Libri e Armani/Fiori dove cultura, natura e design si mescolano e influenzano. Il palazzo è sede anche dell’iconico Hotel Armani: salite fino al Bamboo Bar per un cocktail con vista sullo skyline.

La Biblioteca Ambrosiana

Foto di Mitzo/Shutterstock

Fermarsi a leggere in un luogo aperto agli studiosi dal 1609 fa un certo effetto: chissà quanti versi e pensieri hanno avuto origine tra le alte “mura di libri” della Biblioteca Ambrosiana. L’aspetto delle sale è quello di un tempo, così come lo stupore di chi accede la prima volta all’aula dedicata alla lettura o alla sala del barone Pietro Custodi. E ancora alla stanza dei manoscritti, dove si custodiscono tesori inediti come i libri miniati. Il Palazzo dell’Ambrosiana, con l’accademia e l’omonima pinacoteca, dista dieci minuti a piedi da via Manzoni e dal Quadrilatero della Moda.

Cucchi

Foto di Cucchi

Il “momento Cucchi” fa parte del dna dei milanesi sin dagli anni Trenta, quando il locale si chiamava ancora “caffè concerto” e ospitava ogni sera una piccola orchestra spagnola. Testimone dell’evoluzione culturale e sociale della città, la pasticceria – dal 2002 è entrata a far parte dei Locali Storici d’Italia – accoglie con le sue poltrone e i divanetti rossi, il romantico gazebo esterno in vimini e un servizio da tè che non ha nulla da invidiare a quello britannico. Per non parlare degli irresistibili cannoncini alla crema e dei deliziosi krapfen ai frutti rossi che, da decenni, allentano e addolciscono i ritmi frenetici della metropoli.

Corso di Porta Ticinese e Via Santa Croce

Lasciatevi la pasticceria alle spalle e prendete via De Amicis camminando fino all’incrocio con corso di Porta Ticinese. Guardando la Darsena, tenete il marciapiede sinistro e lasciatevi sedurre dal profumo inebriante che si diffonde da Le Colonne Gelati & Crêpes. Poco più avanti, si nasconde via Vetere da cui si accede al parco Vetra. Ma prima è doveroso fermarsi per un caffè con sfizio da Nowhere, proprio all’ingresso dei giardini. Sia che scegliate di attraversare il parco o di riprendere corso di Porta Ticinese verso i Navigli, a un certo punto vi ritroverete nella pittoresca via Santa Croce. Da qui si osserva la basilica romana di Sant’Eustorgio con le sue ricche corniciature in terracotta, il superbo campanile e piccoli dettagli in marmo che accentuano i movimenti degli elementi in laterizio. In via Santa Croce 21 non esitate a fare shopping da Clori Home and Flowers.

Pastamadre

Dalla Darsena del Naviglio comincia una lunga strada che collega Porta Ticinese e piazza XXIV Maggio a Porta Romana. Vale la pena percorrerla tutta e andare alla ricerca di via Bernardino Corio perché è qui che si trova Pastamadre, un ristorante per me speciale. Nel 2019 mi trasferii in un villaggio remoto dell’Australia e quando tornai – dopo un anno di burro d’arachidi e vegemite – chiesi al mio compagno di allora di portarmi da Pastamadre prima ancora che a casa. Perché le chitarre e il baccalà mantecato di Francesco, i gesti di Laura e i sorrisi delle figlie Sofia e Annalena sono emozioni a cui sento il bisogno di ricongiungermi ogni volta che mi allontano.

Il Quadrilatero del silenzio

Villa Invernizzi. Foto di Eug Png/Shutterstock

Sguardo all’insù e pronti a sbirciare attraverso cancellate e portoni. Oltre Porta Monforte, si nasconde un’area urbana stretta tra quattro vie dove osservare statue e mosaici, fenicotteri e gargoyles, palazzi che sembrano usciti da un film e sculture bizzarre come “l’orecchio-citofono” di Adolfo Wildt. Qui, tra scorci poetici e imponenti dimore in stile neoclassico – tra cui Palazzo FidiaVilla Necchi Campiglio – hanno vissuto letterati e artisti come Marinetti e Carlo Carrà. Il consiglio è di accedervi attraversando l’arco del Palazzo della società Buonarroti-Carpaccio-Giotto su Corso Venezia, lasciandovi alle spalle il verde dei Giardini Indro Montanelli fino a raggiungere la piazza di Eleonora Duse. Al civico 32 di corso Venezia si trova Villa Invernizzi, dove un giardino segreto delimitato da grate nere e dorate ospita simpatici fenicotteri rosa. Recatevi anche a Palazzo Castiglioni e a Casa Berri Meregalli, rispettivamente il primo e l’ultimo esempio di architettura Liberty milanese.

L’Hotel Gallia

Lo sviluppo della dimensione “global” della città ha trovato terreno fertile dopo l’Expo del 2015. Ma la globalizzazione non ha causato l’estinzione di tutto ciò che nella metropoli è “local” anzi, piuttosto ha favorito una moltiplicazione genuina delle diversità culturali, alla base di una nuova identità meneghina multietnica, ravvivata da più correnti di pensiero. In fatto di moda, architettura, cultura del cibo e non per ultimo il mondo wellness. Emblematico è l’hotel Gallia – storico albergo milanese inaugurato nel 1932 – con una proposta enogastronomica aperta al mondo e l’iconica Shiseido SPA d’influenza orientale.

L’area benessere è un’oasi di pace dove le tecniche antiche e il savoir-faire giapponese incontrano tecnologie occidentali per la cura integrale di corpo e mente. Non rinunciate all’esclusiva cerimonia del bagno giapponese e al massaggio corpo con bamboo caldi, oppure al trattamento anti-age con cryo globi freddi per la stimolazione del microcircolo. Oggi vivere Milano significa accogliere curiosi il nuovo concetto di “glocal” e sentirsi cittadini del mondo, anche in albergo.

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