Appena arrivati in Val di Fiemme si può ammirare la spettacolare catena del Lagorai (formata da rocce vulcaniche) e il gruppo calcareo del Latemar che abbracciano la vista e incorniciano quella che, da subito, sembra una meravigliosa cartolina da gita in montagna. Questa speciale vallata ricoperta di abeti rossi, bianchi, larici e cirmoli, si apre dolcemente tra le vette dolomitiche. L’aria fresca e pulita sa di legno e di sentori balsamici come il largà, una resina che si ricava dal larice, anche detta unguento miracoloso per la cura del corpo; se si arriva poi a Cavalese, la capitale storica della Val di Fiemme, un altro profumo che si presenta è quello degli strudel, sia in versione dolce che salata.
A Cavalese ha sede, in un bellissimo palazzo rinascimentale, la Magnifica Comunità di Fiemme, un ente pubblico storico che gestisce un vasto patrimonio collettivo di circa 20mila ettari di territorio, tra cui montagne, pascoli e boschi: fondata nel 1111, si occupa della tutela e valorizzazione ambientale e culturale della Val di Fiemme, gestendo attivamente le foreste, il taglio sostenibile del legname e il rimboschimento. L’enorme patrimonio delle abetaie fiamazze può essere scoperto durante un weekend d’autunno, periodo in cui si possono ammirare i colori amaranti che caratterizzano lo scenario stagionale.
Il Forest Bathing e la foresta che si rigenera
Il modo migliore per immergersi letteralmente in quest’oasi è quello di fare un Forest Bathing tra alberi centenari. In un bosco vicino a Cavalese (località Solaiolo) è stato creato con la collaborazione della Magnifica Comunità di Fiemme, un percorso dove respirare a pieni polmoni la dolomitica aria salubre. Questa terapia, a tutti gli effetti, si può fare passeggiando da soli oppure accompagnati da una guida olistica. Il Forest Bathing, ovvero il bagno nella foresta, porta benefici grazie alla dimensione sensoriale e percettiva che permette di connettersi con le biomolecole organiche emesse dall’abete rosso, dal faggio e da molte altre piante. Il bosco non solo rigenera l’uomo ma rinasce esso stesso, infatti, la Val di Fiemme sta tornando a respirare con un ritmo nuovo dopo alcuni avvenimenti negativi che l’hanno colpita.
Nell’autunno del 2018 la violenta tempesta Vaia, in poche ore, fece cadere milioni di abeti secolari; a quella ferita si aggiunse la minaccia invisibile del bostrico tipografo, un insetto che colonizza le piante indebolite scavando piccoli fori nella corteccia fino a farle diventare legno morto. Tutto ciò ha messo alla prova la valle e la sua gente ma la natura non smette mai di stupire e laddove si era perso un equilibrio ne sta nascendo uno nuovo e più forte: dai tronchi caduti sono spuntati germogli e dai tappeti di aghi e muschio hanno preso vita arbusti, betulle, larici e faggi. Il bosco del futuro, non più monocolturale (ovvero composto solo da abeti rossi), godrà di specie diverse che ne arricchiranno visivamente il paesaggio e daranno vigore e forza a questo equilibrio dinamico.

Gli abeti di risonanza
In questo ambiente resistente e accogliente continua a battere un cuore e un ritmo che porta alla musica, qui nascono gli abeti di risonanza: alberi speciali, selezionati da secoli per il loro legno unico, capace di vibrare come una corda musicale. Con esso i liutai di tutto il mondo costruiscono violini, chitarre e pianoforti. La loro presenza preziosa è la prova che, anche nelle difficoltà, la valle non ha perso la sua voce. La foresta di abeti di risonanza si trova principalmente nel Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino ed è nota come la “Foresta dei Violini”, il loro legno è caratterizzato da una particolare disposizione di canali linfatici che, con le loro vibrazioni, trasmettono il suono in modo eccellente, come se fossero minuscole canne d’organo. La fibra dritta, gli anelli stretti, la bassa densità e l’elasticità, lo rendono ideale per gli strumenti. La tradizione vuole che già nel XVI secolo i liutai di Cremona, incluso Antonio Stradivari, si recavano in Val di Fiemme, in particolare a Paneveggio, dove selezionavano gli alberi migliori, ascoltandone il suono e osservando le caratteristiche del legno.
L’energia buona che nasce dai boschi di Fiemme
Gli scarti della lavorazione del legno provenienti dai boschi della valle sono utilizzati dalla Bioenergia Cavalese: un’azienda partecipata dai cittadini di Fiemme che produce energia termica rinnovabile nel segno di autonomia energetica, filiera corta e responsabilità ambientale. Un modello replicabile di economia circolare: gli scarti del legno, invece di diventare rifiuti, si trasformano in calore per abitazioni private, strutture pubbliche, alberghi e impianti sportivi, tutto ciò porta ad un sistema virtuoso che riduce le emissioni, valorizza le risorse locali e restituisce alla comunità energia pulita, prodotta e distribuita nel rispetto del territorio. L’idea iniziale era quella di rendere la valle più indipendente dai combustibili fossili, sfruttando in modo intelligente ciò che la natura offre. I boschi di Fiemme, gestiti dalla lungimirante Magnifica Comunità di Fiemme, forniscono un legno certificato e rinnovabile, frutto di una gestione forestale sostenibile. Gli scarti di segagione e di lavorazione vengono trasformati in energia termica attraverso un moderno impianto a biomassa che riscalda una rete di teleriscaldamento efficiente a basso impatto.
Bioenergia Cavalese è anche un simbolo di partecipazione civica, infatti, la valle dimostra così che la transizione ecologica può nascere “dal basso”, quando la comunità riesce ad esaltare il proprio territorio e le proprie risorse. Qui si inserisce anche Magnifica Essenza, realtà che racconta la stessa sintonia con la valle ma in chiave sensoriale e simbolica e che racchiude l’anima dei boschi di Fiemme in oli essenziali e prodotti tech realizzati con il legno locale. Questi risultati sono testimoni di un legame profondo con la foresta. La Val di Fiemme conferma così, sotto più punti di vista, il suo amore per la montagna e per il territorio. La Magnifica Comunità di Fiemme ne è custode e grazie a nuove idee e spirito di apparenza sta mettendo in risalto e potenziando una delle principali valli dolomitiche del Trentino.