Alla scoperta di Kea, l’isola greca fuori dal tempo

Alla scoperta di Kea, l’isola greca fuori dal tempo

Una destinazione discreta e raffinata a pochi chilometri da Atene, dove le tradizioni locali convivono con le ultime novità in materia di lusso.
La piscina termale del One&Only Kéa Island, esclusivo resort nelle Cicladi
La piscina termale del One&Only Kéa Island, esclusivo resort nelle Cicladi


Uno dei principali vantaggi di vivere ad Atene è avere tante isole a poca distanza. Alcune sono così vicine che ci si può fare un salto nel pomeriggio e prendere l’ultimo traghetto per tornare a casa al tramonto. L’isola di Kea dista solo un’ora dalla terraferma. L’inconveniente? Si parte da Lavrion, un porto un po’ spartano situato a circa un’ora di taxi dal centro. Il lato positivo? La possibilità di concedersi, prima di salpare, un ottimo pranzo a base di calamari e patatine fritte tagliate a mano in una delle taverne economiche che animano l’area del mercato del pesce. Sembra un ritorno a tempi meno frenetici, non dominati dall’ansia di essere esclusi da esperienze imperdibili, quando le lente escursioni in barca erano parte integrante di qualsiasi viaggio in Grecia.

Anche se Kea è la più vicina delle Cicladi ad Atene, pochi stranieri la conoscono. Se chiedete il motivo a un abitante, vi guarderà allibito: probabilmente nemmeno loro ne hanno mai sentito parlare visto che, nel dialetto locale, l’isola si chiama Tzia. Anche se Kea è la più vicina delle Cicladi ad Atene, pochi stranieri la conoscono. Se chiedete il motivo a un abitante, vi guarderà allibito: probabilmente nemmeno loro ne hanno mai sentito parlare visto che, nel dialetto locale, l’isola si chiama Tzia. «La gente del posto non è mai stata interessata al turismo.

L’isola è sempre stata autosufficiente grazie all’allevamento, all’agricoltura e alla pesca. Questo è uno dei motivi per cui mio padre l’amava così tanto», mi ha spiegato Viktoria Fassianos. Parliamo di Alekos Fassianos, il pittore greco più noto del XX secolo. Scoprì Kea per caso negli anni Sessanta e l’isola divenne il suo rifugio estivo: dipingeva tutta la mattina nel suo studio nel capoluogo in cima alla collina, Ioulida, e il pomeriggio lo passava a pescare vicino al suo capanno sulla spiaggia di Xyla.

«Le nostre estati erano all’insegna della vita semplice. Raccoglievamo ricci di mare e patelle tra le rocce e giocavamo a nascondino nei vicoli e nelle chiese», ricorda Fassianos. «Passavamo ore insieme nell’atelier, costruendo giocattoli volanti e marionette per il teatro delle ombre. Alekos metteva in scena spettacoli per i bambini del posto». Alcuni di questi uccelli e bombi fatti a mano rivivono nelle stanze imbiancate di quello che oggi è conosciuto come l’Alekos Fassianos Atelier, aperto al pubblico durante il periodo estivo. In ogni dettaglio della casa ― dal drago di metallo posto sopra il cancello alle ceramiche e ai mobili dipinti con volti, pesci e fiori ― è presente il tocco dell’artista, scomparso nel 2022.

Una scultura di Ermes all’Alekos Fassianos Atelier
Una scultura di Ermes all’Alekos Fassianos Atelier

Le creature estrose di Alekos e i suoi motivi ispirati alla natura si ritrovano a sorpresa in tutta Ioulida, dove tetti di tegole rosse affastellati sui due pendii della città sembrano una specie di anfiteatro. Negli anni Settanta molti suoi amici artisti provenienti da Atene e dalla Francia visitarono l’isola, che divenne nota come “piccola Parigi”. Se Idra era – ed è tuttora – l’isola del jet set artistico internazionale, Kea si rivolgeva a una comunità artistica più discreta. Per Alekos era “la vita modesta delle piccole cose” a catturare la sua immaginazione. Nella prefazione di Le piccole cose di Kea, il suo libro illustrato di insetti, fiori ed erbe, scrive: “A poco a poco, l’amore per il mare mi ha portato a stabilirmi a Kea, splendida isola piena di sorprese, con spiagge inattese e segrete, incantevoli giardini pensili, piccole valli e ruscelli nascosti che alimentano le sorgenti”.

Ne ha subito il fascino anche Yannis Tzavelakos, arrivato qui circa 35 anni fa. Affabile e brizzolato, il fondatore di Kea Divers è stato il principale promotore della creazione dell’area sommersa Underwater Historic Site di Kea, dichiarata nel 2022 parco di conservazione marina, e custode tre relitti. Tzavelakos giunse sull’isola per esplorare quello che definisce il “Santo Graal” dei subacquei esperti: la nave ospedale Britannic, affondata dopo aver urtato più volte una mina della Marina imperiale tedesca durante la Prima guerra mondiale. Il relitto, gemello del Titanic, fu localizzato da Jacques Cousteau nel 1975. «Non credo di aver mai visto un mare più limpido di quello che circonda l’isola di Kea», dichiarò il leggendario oceanografo.

Le acque della baia riparata di Vroskopos, sulla costa sud-occidentale, sono tra le più trasparenti in cui mi sia mai immersa. L’ultima volta che ho visitato la spiaggia, nel 2019, l’ho trovata deserta, a parte due cormorani che pescavano nell’acqua azzurra e verde. Allora ci si poteva arrivare solo in barca o a piedi. Io e la mia amica avevamo percorso un sentiero costiero dalla spiaggia di Pisses, tra api che ronzavano in mezzo ai fiori viola del timo selvatico e gabbiani che seguivano speranzosi il nostro cammino.

Bagnanti sulla spiaggia di Karthea, sulla costa sud-orientale di Kea

Stavolta sono arrivata a bordo di una Land Rover con autista, percorrendo i tornanti della strada recentemente asfaltata che porta al resort One&Only Kéa Island. Le ville per gli ospiti e le case private della struttura sono disposte a strapiombo sulla collina che domina la spiaggia di Vroskopos, ora tappezzata di lettini. Ai tavoli color sabbia, allestiti sotto gli alberi del Bond Beach Club, si serve cucina fusion giapponese-egea con musica in stile Baleari in sottofondo. Mentre mangiavo involtini di aragosta e caviale con il direttore generale del resort, il belga Jerome Colson, non riuscivo a credere che fosse lo stesso posto che avevo visitato solo cinque anni prima. Era il cocktail Cosmic Punch (mezcal, bergamotto, jalapeños, agave e “gel alieno”) a confondermi le idee, o questa oasi di glamour in mezzo al nulla esisteva davvero?

Ceviche di branzino al Bond Beach Club del One&Only

Il resort è così bello da sembrare quasi irreale: un luogo di straordinaria ricchezza e respiro internazionale, incorniciato da una natura incontaminata e avvolto da un isolamento che ne accentua l’esclusività. File di ville luminose, con soffitti alti e lucernari, dotate di piccole infinity pool e rivestimenti di marmo chiaro, si susseguono fino all’edificio principale a tre piani, che dispone di un giardino interno e di una terrazza panoramica da cui si possono ammirare tramonti sensazionali e osservare le stelle. Le 300 persone dello staff si occupano della manutenzione dei giardini curatissimi e delle ampie strutture con raffinata deferenza. La portata ambiziosa del resort può quasi competere con l’ampio orizzonte incorniciato da ogni finestra a tutta altezza (in una giornata limpida ho potuto scorgere il tempio di Poseidone sulla terraferma, che aleggia come un miraggio sulla punta di Capo Sunio).

«Kea è davvero autentica. Per certi aspetti la si potrebbe paragonare un po’ a St. Barth: un’isola esclusiva fondata sulla semplicità, sull’arte e sulla natura», mi ha spiegato Colson. «Non è una questione di lusso ostentato». Eppure, con tariffe estive che superano i 1.700 euro a notte, si potrebbe avere una percezione differente. Colson, un tipo dal fisico asciutto amante delle attività all’aperto e dall’energia contagiosa, ha esplorato l’isola in lungo e in largo a piedi e in bicicletta, e ha fatto in modo di coinvolgere figure di spicco come Tzavelakos, istruttore subacqueo del resort, e Sotiria Antonopoulou, guida di tour privati a Ioulida.

Ioulida, cittadina in collina a Kea

Nell’antichità Kea comprendeva quattro città-stato distinte, ognuna con il proprio governo e la propria moneta. I centri abitati odierni danno ancora la sensazione di universi a sé stanti. Le ville dei ricchi ateniesi che vengono sull’isola a trascorrere i weekend sono per lo più concentrate nelle baie di Koundouros, Otzias e Vourkari, dove i ristoranti rappresentano una grande attrazione per i diportisti. Il porto di Korissia, con le sue caffetterie retrò e la fabbrica di smalto abbandonata, sembra rimasto fermo agli anni Ottanta, mentre Koundouros è una versione di Mykonos più informale e adatta ai giovani. Ioulida è ancora un villaggio vivo, dove si può fare un brunch a base di loza (carne di maiale aromatizzata e affumicata) e uova strapazzate con pomodoro all’I Piatsa (uno dei locali preferiti di Fassianos), o assaggiare gelato al fico d’India e formaggi artigianali al Tyrakeion.

Nei distretti orientali di Pera Meria e Kato Meria la vita segue un ritmo completamente diverso. Tra le foreste di querce si celano villaggi isolati i cui abitanti vivono di ciò che offrono la terra e il mare, come facevano le vecchie generazioni (le ghiande furono per secoli un pilastro dell’economia dell’isola: gli abitanti le davano da mangiare al bestiame e vendevano le cupole alle concerie come colorante naturale). Non ci sono quasi strade vere e proprie – per spostarsi è indispensabile una jeep – ma un’antica rete di sentieri lastricati in pietra conduce a chiesette solitarie e insenature isolate.

Colonne dell’antica cittadella di Karthea

Sono andata in cerca di avventura a Kaliskia, una delle spiagge più remote della costa sud-orientale. Ho dovuto percorrere un ripido sterrato in discesa ma ne è valsa decisamente la pena, perché ho fatto il bagno in acque color smeraldo e ho mangiato albicocche sotto le tamerici. Sulla spiaggia c’erano alcuni abitanti del posto che facevano un picnic accanto al loro pick-up. Uno di loro mi ha indicato un percorso che conduceva oltre il promontorio a Karthea, una delle antiche città-stato dell’isola.

Quando sono arrivata in cima alla collina, sopra le baie gemelle sono apparsi i suoi due templi e l’anfiteatro magnificamente restaurato – sembrava un’immagine generata dall’intelligenza artificiale. Il sito archeologico è particolarmente incantevole proprio perché è così difficile da raggiungere. Quasi tutti i visitatori ci arrivano a piedi lungo uno dei quattro sentieri abbastanza impegnativi. L’unico altro modo per raggiungere Karthea è dal mare, ma non esiste un ormeggio, quindi bisogna nuotare dalla barca fino a terra sopra le rovine sommerse dell’antico porto.

L’isola possiede un altro luogo recondito che appare come una visione magica nel paesaggio roccioso, pervasa di antica saggezza: il Kea Retreat. Alla fine di una strada accidentata che termina sulla spiaggia vergine di Psathi, la famiglia Eshet ha creato un rifugio olistico che descrive scherzosamente come un “connubio tra Zorba e il Buddha”. Zviki e Anat Eshet, un ristoratore e una psicoterapeuta originari di Tel Aviv, trascorrono ogni estate a Kea con i loro due figli, Yoni e Uri, da circa tre decenni. All’inizio alloggiavano nelle spartane celle dei monaci del monastero di Kastriani. Alla fine hanno convinto alcuni contadini a vendergli una casa abbandonata e alcuni capanni di pastori nella baia di Psathi, poi hanno gradualmente trasformato la proprietà, che oggi è gestita dai loro figli, in un’oasi per vacanze rigeneranti.

Uno dei tavoli comuni del Kea Retreat

Nei giorni feriali si svolgono ritiri di yoga e mindfulness all inclusive per un massimo di 15 partecipanti, ma l’intima guesthouse è aperta per soggiorni più brevi tra un ritiro e l’altro e quasi tutti i weekend. Tra la collina e la costa si trovano solo sette cottage in kathikies restaurati, piccoli casolari tradizionali in pietra costruiti senza malta o legno. Il Kea Retreat è un eccellente esempio di struttura autosufficiente – ha una propria fattoria e un impianto di desalinizzazione – ed è stato progettato in modo da inserirsi armoniosamente e quasi scomparire nel paesaggio. Le formazioni rocciose naturali sono disseminate di cuscini per sognare a occhi aperti o trasformate in docce all’aperto.

Le pareti in pietra dei kathikies sono così spesse che non c’è quasi segnale telefonico e il wi-fi è discontinuo. È l’antitesi del One&Only, tutto QR code e messaggi WhatsApp, con una riproduzione di cioccolata dell’anfiteatro di Karthea come regalo di benvenuto. Al Kea Retreat ci sono tappetini da yoga e libri sulla meditazione, ma né asciugacapelli né TV. «Non ci piace la tecnologia», mi ha detto con un sorriso Uri Eshet, chef residente.

La piscina del Kea Retreat

Il negozio o la taverna più vicini al Kea Retreat richiedono un tragitto in auto lungo e impegnativo, ma dopo aver provato il ristorante interno, Lygaria, non ho voluto mangiare da nessun’altra parte. Lo chef Eshet, che ha lavorato al Noma e al Blue Hill at Stone Barns, crea piatti memorabili con gli ingredienti che raccoglie, coltiva o acquista dai produttori dell’isola. Mi sono gustata una cena iniziata con un’insalata semplice ma squisita, con cinque varietà di pomodori con basilico.

Poi una rivisitazione di un koulouri: pan brioche intrecciato con glassa di sesamo e miso, servito con salsa skordalia all’aglio nero fermentato irrorata di olio ai funghi selvatici. E, a seguire, foglie di vite farcite con guance di cernia, albicocche arrostite e foglie di cappero; carpaccio di branzino guarnito con delicati fiori di aglio rosa e per dessert, crema al timo e miele servita in una ciotola di cera d’api fatta a mano. Forse la migliore cucina delle Cicladi, che vale veramente il viaggio – non importa se vivete ad Atene o ad Anchorage.

Ciò che mi ha colpito del Kea Retreat – dagli ingredienti della cucina all’architettura fino alla vista sconfinata sulla natura e nient’altro – è stata l’autenticità del territorio. La sensazione era di un mondo completamente diverso dalla sensibilità moderna e giramondo dell’One&Only, che pure si trova a pochi chilometri di distanza. Ma questo è il bello di Kea, un posto con due nomi e una doppia personalità. Ricercata o rustica, accessibile o isolata, edonistica o ascetica: qualunque siano le vostre preferenze, quest’isola è in grado di darvi esattamente ciò di cui avete bisogno.

Dove dormire

Kea Retreat
Che siate in cerca di isolamento o di un ritiro di yoga e meditazione per entrare in sintonia con spiriti affini, questo splendido e semplice rifugio vi regalerà grandi emozioni.

One&Only Kéa Island
Il mare è protagonista in questo resort situato in posizione panoramica su una baia appartata, che offre un dive center e un kaiki (barca tradizionale in legno) per escursioni lungo la costa.

Cosa fare

Alekos Fassianos Atelier
Scoprite il mondo di un leggendario pittore greco che fu ispirato da innumerevoli estati trascorse a Kea. Il suo semplice atelier, aperto da metà giugno a metà settembre, è esattamente come l’ha lasciato lui.

Dove mangiare

Aristaios
Un eccellente emporio di prodotti locali nel villaggio di Milopotamos. Per un picnic perfetto sulla spiaggia, provate le polpette di formaggio piccante, il filetto di maiale stagionato e i biscotti fatti con farina di ghiande. Potete anche iscrivervi a escursioni a piedi guidate, giri in e-bike e lezioni di cucina.

I Piatsa
Questo localino a Ioulida offre piatti tradizionali greci ed è un posto eccellente per osservare il viavai.

Lygaria
Gli innovativi menu dello chef Uriel Eshet per il pranzo e la cena cambiano ogni giorno in base a cosa raccoglie nel suo orto e cosa portano a riva i pescatori locali. Dispone solo di 16 coperti, quindi la prenotazione è d’obbligo.

Tyrakeion
Kefalotyri, graviera, mizithra, kopanisti: scoprite la straordinaria varietà di formaggi prodotti con il latte di capre, pecore e mucche delle Cicladi in questo caseificio artigianale di Ioulida. Da non perdere il gelato appena fatto, con gusti di stagione come geranio e melograno. ― R.H.

Lusso sostenibile oltre l’apparenza

La vista panoramica dalla terrazza del ristorante Atria

Il verde non è solo un colore, ma una filosofia che pervade la quotidianità: al One&Only Kéa Island la sostenibilità, ambientale e sociale, si riflette in ogni dettaglio. Una volta messo piede a terra, il primo impatto è prettamente visivo: le ville, realizzate con materiali locali, si arrampicano dalla costa fino alla sommità della collina, fondendosi armoniosamente con il paesaggio circostante. Le ampie vetrate non solo incorniciano l’Egeo, ma ottimizzano luce e ventilazione, favorendo il risparmio energetico. Il mare non fa semplicemente da sfondo, ma diventa protagonista di un progetto di salvaguardia della biodiversità, realizzato in collaborazione con Yiannis Tzavelakos, fondatore del Kea Divers. Grazie alla creazione di aree marine protette, si tutela la fauna marina a rischio e si sostiene al contempo l’attività dei pescatori locali.

Tra un tuffo e l’altro apprendo anche che l’acqua marina, sottoposta a desalinizzazione, viene utilizzata in spa, nelle piscine e per finalità irrigue, contribuendo così al risparmio delle risorse idriche. Il legame con il territorio si assapora a ogni morso, a partire dalla colazione al ristorante Atria, dove mi consigliano una Tiropita: il cuore di feta unisce la dolcezza del miele di timo autoctono alla croccantezza della pasta fillo e dei semi di sesamo. Ma dietro ogni esperienza c’è un ingrediente fondamentale: le persone. Come spiega il direttore Jerome Colson: «In un’isola di circa 2.500 abitanti, con una forte stagionalità, reperire personale senza sottrarre risorse alle microimprese e alle attività familiari non è semplice». Per questo, in collaborazione con le istituzioni locali, il resort organizza corsi e workshop per formare nuove figure nel settore dell’ospitalità.

Ben lontano dall’essere una gabbia dorata, One&Only Kéa Island incoraggia gli ospiti a esplorare il territorio tra uscite in mare, trekking e passeggiate nel villaggio di Ioulida, popolato da gatti sonnacchiosi e asini che risalgono tortuose stradine, o a Vourkari, con le taverne affacciate sul porticciolo punteggiato da barche e yacht. Il vero lusso? Vivere l’autenticità dell’isola sostenendo l’economia locale.

Le novità 2025

Family Bay View Villa, One&Only Kéa Island

Family Bay View Villa
Con una superficie di 107 metri quadrati, questa residenza offre l’atmosfera ideale per un soggiorno in famiglia. Tra le dotazioni, una camera matrimoniale, una zona living separata, un angolo cottura e uno spazio all’aperto di 97 metri quadrati con piscina a sfioro e lounge.

Four-Bedroom Grand Seafront Villa
Affacciata sulla baia di Vroskopos, la proprietà si sviluppa su due livelli per un totale di 466 metri quadrati. Comprende tre suite matrimoniali con bagno privato, una camera con letti queen-size, cucina accessoriata, sala da pranzo, sala giochi, studio e due zone living. All’esterno, 485 metri quadrati con terrazza attrezzata fronte mare e infinity pool. – Livia Fabietti

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