Bottiglie, cavatappi bizzarri, tappi da riciclare, storie e degustazioni: 7 luoghi curiosi in Italia che raccontano il vino 

Bottiglie, cavatappi bizzarri, tappi da riciclare, storie e degustazioni: 7 luoghi curiosi in Italia che raccontano il vino 

Dal Piemonte alla Puglia, passando per l’Umbria e la Sardegna: itinerari all'insegna del nettare di Bacco.
Il Museo dei Cavatappi a Barolo che espone oltre 600 pezzi curiosi e stravaganti

Il vino non si beve soltanto, si gusta anche con gli occhi e si racconta. Da Nord a Sud lo fa attraverso musei che sorprendono: castelli medievali trasformati in percorsi multimediali, conventi che custodiscono il segreto del sughero, antiche cisterne sotterranee che narrano civiltà contadine e collezioni di cavatappi così stravaganti da sembrare opere d’arte. Un viaggio che intreccia cultura e tradizioni, dimostrando che dietro ogni sorso c’è un mondo di storie.

Bacco in scena, tra mito e modernità

Ospitato nel castello dei marchesi Falletti, dove nel 1751 nacque il “re dei vini”, il WiMu di Barolo (Cuneo) porta la firma dello scenografo François Confino. Siamo nel cuore delle Langhe, patrimonio Unesco. Si parte dal calore del sole e dall’influsso della luna, dal terreno e dalla fatica dell’uomo, fino alla vigna vista dalle radici. Il primo piano, che conserva ancora gli arredi originali ottocenteschi, è un omaggio ai personaggi che hanno animato il maniero, tra cui Silvio Pellico. Non manca il curioso “Bar delle divinità”, dove dèi e dee brindano insieme. Gli antichi ambienti di tinaggio sono stati trasformati in spazio multifunzionale.

Anfore, calici e caraffe “scherzo”

Sculture colorate al Museo del Vino a Torgiano

Urne etrusche per le libagioni, anfore in terracotta, caraffe “scherzo”, calici in vetro soffiato del Settecento come dono d’amicizia e bottiglie antropomorfe: è solo un assaggio di ciò che custodisce il Muvit–Museo del Vino di Torgiano. Creato dalla famiglia Lungarotti nel seicentesco Palazzo Graziani–Baglioni, ha oltre tremila pezzi che svelano la storia del Sagrantino: reperti archeologici, attrezzi agricoli, ceramiche medievali e rinascimentali, incisioni e disegni dal XV al XX secolo. Tra mito, rito e convivialità il percorso mostra come la tradizione enologica abbia segnato l’immaginario collettivo dei popoli del Mediterraneo e dell’Europa continentale.

Verdi e la passione per la viticoltura

Antiche bottiglie al Museo del Vino dei Colli di Parma a Sala Baganza.

Nelle antiche cantine della Rocca di Sala Baganza prende vita la “Cantina dei Musei del Cibo, dedicata alla tradizione enologica parmense. Sei sale raccontano la cultura del bere attraverso attrezzi e immagini che riportano indietro nel tempo: dal modo “moderno” di degustare introdotto dai Celti, alla passione di Garibaldi per la Malvasia e a quella di Giuseppe Verdi per la viticoltura. Tra le sezioni più affascinanti, la ghiacciaia rinascimentale trasformata in sala immersiva a 360°. Curiosa la collezione di botti, tappi ed etichette. Alla fine, si fa una degustazione nell’enoteca nei sotterranei.

Capricci da collezione

Stappare una bottiglia è un rituale che ha sempre qualcosa di magico. A Barolo (Cuneo) il piccolo ma indispensabile strumento diventa protagonista nel Museo dei Cavatappi, che raccoglie 600 pezzi scelti tra i 1400 di Paolo Annoni, ex farmacista e collezionista. Dal semplice “T” in legno ai modelli in madreperla, avorio e tartaruga, fino alle versioni a leva e a cremagliera, ogni esemplare racconta un’epoca (il primo brevetto risale al 1795 ed è del reverendo inglese Samuel Henshall). Ci sono quelli figurativi, erotici, pubblicitari, miniaturizzati per profumi, decorati da orafi.

Questo paese sa di tappo

Tappi di sughero colorati al Museo del sughero di Calangianus, in Gallura

Quel tappo che di solito finisce dimenticato sul tavolo dopo un brindisi è tra gli oggetti più usati al mondo. Lo sanno bene a Calangianus (Sassari), in Gallura, dove gli hanno riservato un posto d’onore nel Museo del Sughero. Nell’ex convento settecentesco dei Frati Francescani si scoprono macchinari ottocenteschi e utensili per la lavorazione del sughero, eseguita a mano con coltelli affilati. La sezione multimediale mostra tutte le fasi, dall’estrazione alla nascita dei turaccioli. Gestito dall’associazione Contiamoci, il museo punta anche sulla sostenibilità: si possono portare i tappi usati per avviarli al riciclo.

Dal calice alla Big Bench

C’è un vino che profuma di storia e territorio: è il Ruchè, che nasce tra le colline del Monferrato. Per scoprirlo si va a Castagnole Monferrato, nella cantina Ferraris. Il percorso intreccia vicende familiari e passione: dalla corsa all’oro del bisnonno fino a don Giacomo Cauda, il parroco che ne ha rilanciato la coltivazione. Poi un’esperienza polisensoriale sugli aromi del Ruchè e l’“infernot”, l’antica cava sotterranea dove le bottiglie riposano. Dopo la visita ci si accomoda in terrazza per la degustazione con vista e, poco più in là, sulla Big Bench di Sant’Eufemia, panchina gigante che invita a guardare tutto con occhi nuovi.

Scendere per brindare

Filari delle tenute Produttori di Manduria

A Manduria, patria del Primitivo, si scende sotto terra per conoscere le radici di questo vino leggendario. Il Museo della Civiltà del Vino Primitivo si sviluppa nelle antiche cisterne ipogee dell’ottocentesca Cantina Produttori. Nato oltre vent’anni fa per custodire la memoria contadina, raccoglie aratri, carri e strumenti. Le degustazioni guidate – dai rossi intensi ai bianchi, rosé e bollicine – abbinate ai piatti della tradizione completano l’esperienza, trasformando ogni calice in racconto di comunità.

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