Ogni presepe è un piccolo universo di arte e meraviglia. In alcuni luoghi d’Italia quel mondo in miniatura non conosce stagioni: si accende durante l’Avvento, ma continua a vivere per tutto l’anno, tra chiese, palazzi e musei. Dall’Alto Adige alla Basilicata, passando per il Lazio e la Liguria, ecco cinque luoghi dove terracotta, legno, cera e colori raccontano il talento di artisti e artigiani. Ogni statuina, ogni figura, sembra avere un’anima, per lasciarsi stupire da un Natale senza tempo.
Genova, la città di una volta nella Natività

Nel cuore di Genova, il presepe del Santuario di Nostra Signora Assunta di Carbonara, detta La Madonnetta, è un viaggio indietro nel passato. Le sue cento sculture lignee e in costume d’epoca, risalenti al XVII, XVIII secolo, ricreano con minuzia la città di una volta: si distinguono la Lanterna, palazzo Doria, le torri di San Giorgio, il porto con le navi, i portici di Sottoripa e perfino il mercato natalizio. Sullo sfondo si intravede la Val Bisagno imbiancata di neve. Raggiungibile con la funicolare che sale da Largo Zecca, regala “scorci verticali” unici tra case e mare. E per chi ama le meraviglie in miniatura, all’Accademia Ligustica di Belle Arti si ammira un capolavoro grande appena pochi millimetri (84 x 62 x 16) racchiuso in una cornice di ebano e filigrana d’argento: figure in cera bianca, modellate dal bavarese Johann Baptist Cetto, popolano i ruderi di un tempio dove la Natività risplende tra palme e alberi di un paesaggio immaginario.
Bressanone, cinquemila personaggi in legno di cirmolo

Nella Hofburg di Bressanone, l’antico Palazzo Vescovile, il Natale si fa arte sempre. Tra sale rinascimentali al pianoterra e soffitti a cassettoni, il Museo Diocesano custodisce una delle collezioni di presepi più importanti d’Europa: figure scolpite, dipinte, modellate e vestite che raccontano secoli di devozione. Cuore dell’esposizione sono i presepi voluti dall’ultimo principe vescovo Karl Franz von Lodron, che nel Settecento commissionò a Franz Xaver Nissl oltre cinquemila figure di legno di cirmolo per rappresentare l’intera storia sacra, dal Vecchio Testamento alla Pentecoste. Particolare pure il presepe moderno dello scultore sudtirolese Martin Rainer (1965-1978), realizzato con mille figure di terracotta smaltata: un intreccio di fede e ironia, dove la nascita di Cristo convive con momenti di vita quotidiana.
Modena, l’eleganza classica del Begarelli

Nel Duomo di Modena, tra colonne di marmo e luce dorata, si custodisce uno dei presepi permanenti più amati d’Italia. Realizzato nel 1527 dallo scultore modenese Antonio Begarelli, è un capolavoro di equilibrio: la Sacra Famiglia modellata in terracotta, otto pastori, il bue e l’asinello. Per anni le statue furono ricoperte di bianco, quasi a evocare il candore del marmo, ma un restauro ha restituito il colore caldo e vivo della terracotta, come l’artista l’aveva immaginato. Colpisce pure il Presepio in terracotta policroma di Guido Mazzoni nella cripta, detto anche “Madonna della Pappa”. Si caratterizza per il personaggio di Suor Papina che soffia su un cucchiaio, per raffreddare la minestrina prima di darla a Gesù Bambino.
Greccio, la Betlemme di San Francesco

Tutto comincia qui, a Greccio, tra i monti della Sabina, nella notte di Natale del 1223. San Francesco d’Assisi, chiede all’amico Giovanni Velita di preparare una grotta con un bue, un asino, un po’ di fieno e una mangiatoia, per quella che diventerà la prima rappresentazione della Natività. Curiosamente, in quella scena mancano Maria e Giuseppe: le loro figure, insieme ai Re Magi, ai pastori e agli angeli, furono aggiunte solo in epoche successive. Oggi, nel Santuario, un affresco trecentesco di scuola giottesca ricorda l’evento, mentre al piano superiore una mostra permanente raccoglie presepi provenienti da tutto il mondo, dal vetro al ferro battuto. Anche la vicina Rieti rende omaggio a questa tradizione con il presepe monumentale di Francesco Artese, allestito sotto gli Archi di Palazzo Papale: oltre sessanta statue in terracotta di Caltagirone e seimila tegole applicate a mano per un racconto che unisce arte e spiritualità.
Tursi, la Sacra Famiglia nella Rabatana

Nel silenzio della Rabatana, l’antico borgo arabo di Tursi, si resta incantanti dinnanzi alla cripta della Collegiata di Santa Maria Maggiore. Qui, tra luce fioca e il calore della pietra, nella nicchia retrostante all’altare si trova un presepe scolpito nel XVI secolo da Altobello Persio da Montescaglioso. La Sacra Famiglia, i pastori, il bue e l’asinello emergono dalla roccia. Alle loro spalle, l’artista ha inciso il castello e la porta del quartiere Rabatana, per ricordare quando il borgo era fortezza e rifugio. Accanto ci sono altre importanti espressioni di arte sacra come un crocifisso ligneo del XV secolo, un sarcofago con lo stemma di San Giorgio e un’acquasantiera del 1518. Opere che completano un racconto di fede e bellezza scolpito nel cuore della Basilicata.