Da Orazio a Giulia Bonaparte: un castello da scoprire nei dintorni di Roma

Da Orazio a Giulia Bonaparte: un castello da scoprire nei dintorni di Roma

Nel borgo di Mandela, il Castello del Gallo e i suoi Giardini accolgono i visitatori alla scoperta di storie di famiglia e vicende storiche, natura incontaminata e contemplazione.
Castello del Gallo

Un fiume che scorre placido, persone sulla riva accanto a pecore e capre, colline e montagne boscose sullo sfondo e un castello che spicca in cima ad un’altura: è questo lo scenario riprodotto da Jacob Phillip Hackert – pittore tedesco affermatosi alla corte del re di Napoli e grande interprete del vedutismo di stampo classicista – nella sua opera Vista di Cantalupo e Bardella del 1805. Pressappoco lo stesso paesaggio, lo si può ammirare oggi, dal vivo, nella campagna romana abbracciata dai boschi del Parco Naturale dei Monti Lucretili, a poco più di mezz’ora della Capitale: un panorama che spesso si guarda solo distrattamente dal finestrino dell’auto percorrendo l’A24. Vale invece la pena soffermare lo sguardo, e prendersi il tempo di una deviazione: l’uscita di Vicovaro-Mandela porta in pochi minuti al borgo di Mandela, appunto. Così si chiama, dal 1870, il paese in precedenza nominato Cantalupo Bardella, riprendendo quello che era l’antico appellativo usato da Orazio: Pagus Mandela.

Ben prima di Hackert il poeta latino aveva infatti illustrato, in questo caso a parole, i luoghi in cui veniva a rifugiarsi lontano dalla caotica vita cittadina, nel podere ricevuto in dono da Mecenate: tutto intorno frutteti, oliveti e pascoli, sentieri che si snodano tra gli alberi lungo il corso del fiume Licenza, giardini pieni di pace.

Castello del Gallo
La vista sulla vallata

Storie diverse e lontane nel tempo, ma non nello spazio, che oggi si possono ripercorrere visitando il Castello del Gallo – più dimora di campagna che fortezza, a dispetto della posizione arroccata e della svettante torre merlata – che oggi, dopo un meticoloso restauro che ha riportato agli antichi splendori boschi, roseti e giardini pensili, la famiglia del Gallo, apre al pubblico. Ogni fine settimana ci si può immergere in un’esperienza suggestiva grazie alle visite guidate tra viali che profumano di rose e di alloro, terrazze panoramiche e scorci incantevoli (come quello dal belvedere da cui si può individuare, guardando con attenzione, il sentiero percorso da Orazio per tornare alla sua villa), che sembrano appartenere ad altre epoche.

Una volta al mese, invece, sono i membri stessi della famiglia – Michele del Gallo di Roccagiovine, a capo dell’azienda agricola che produce cereali, legumi e olio extravergine d’oliva, la moglie Alexandra White e il figlio Giacomo che segue da vicino il progetto, mentre i fratelli lavorano in altri ambiti – a condurre alla scoperta delle tante vicende legate al castello, e degli ambienti più privati: dal salone con il camino alla sala con il tavolo da biliardo del XIX secolo, e una raccolta di armi di diverse epoche (inclusi caschi e fucili dei soldati nazisti che requisirono il castello nel 1944), fino alla stanza da letto di Julie Bonaparte, solitamente esclusa dalla visita.

La storia del Castello del Gallo

I Marchesi del Gallo di Roccagiovine – il secondo nome  rimanda al vicino castello, pur’ esso appartenuto alla famiglia – vantano infatti la discendenza da Napoleone Bonaparte. L’albero genealogico è ricco di personaggi affascinanti: dal mecenate romano Luigi del Gallo ad Alessandro del Gallo di Roccagiovine, gran viaggiatore, e la moglie Giulia, nipote di Napoleone e cugina di Napoleone III, che qui creò un vivace salotto culturale in ricordo degli anni parigini. Ma la storia del castello – che anticamente si chiamava castello della Procella – è più antica ancora, e ha visto dipanarsi diverse storie e dinastie. Immerso nel territorio collinare che fu degli Equi, popolazione italica che tenne testa ai romani per ben duecento anni (tra il 500 e il 300 a.C.) prima di capitolare, appartenne inizialmente agli Orsini, che presero controllo del borgo fortificato in precedenza presidiato dagli Abati di Subiaco, vista la sua posizione ottimale per la difesa del territorio circostante.

In seguito, fu acquistato dalla nobile famiglia portoghese Nuñez-Sanchez, in Italia per prestare servizio alla Chiesa: a loro si deve in gran parte l’attuale conformazione del castello e soprattutto la prima importante opera di sistemazione dei giardini e del paesaggio agricolo, come pure la costruzione della bella chiesa dedicata a San Vincenzo Ferrer, voluta nel 1726 dal marchese Vincenzo Nuñez Sanchez. La dimora attirò ospiti di riguardo, tra cui appunto Hackert, che qui dipinse i dieci acquerelli intitolati Les environs de la maison de campagne d’Horace (I dintorni della casa di campagna di Orazio) raffigurando il Castello e i suoi paesaggi e facendo conoscere l’ideale di bellezza arcadica, qui così ben rappresentato in maniera naturale, in tutta Europa.

Castello del Gallo
Veduta aerea del borgo fortificato

La fortuna dei Nuñez venne però dilapidata, e all’inizio dell’Ottocento il castello fu ceduto – ufficialmente con un matrimonio che unì la storia delle famiglie, ma i racconti lasciano intendere che un erede poco accorto lo abbia perso a carte – ai del Gallo, che divengono così Marchesi di Mandela e di Roccagiovine. Sono soprattutto Giulia e Alessandro del Gallo di Roccagiovine, che si trasferiscono qui nel 1870 a seguito dell’esilio di Napoleone III, a trasformarlo in un luogo di bellezza, dove natura, arte e poesia dialogano, anche grazie alle visite di intellettuali e artisti che si fermano spesso qui come tappa del loro Grand Tour: Johann Winkelmann, Sir William e Lady Emma Hamilton, Wolfgang Goethe, la cui nipote Valerie von Wagner entrò a far parte della famiglia del Gallo, la pittrice Angelica Kaufmann. Furono molti gli artisti che contribuirono a ispirare i Marchesi nel ricreare gli scenari raccontati da Orazio e le “vedute ideali” di Hackert, e che furono a loro volta ispirati dal paesaggio.

Boschi, giardini e roseti: il paesaggio interiore

La coppia decise infatti di trasformare il Castello di Mandela in una sorta di rifugio di pace e intelletto, e si dedicarono soprattutto agli ambienti esterni, aggiungendo nuovi spazi a quelli già creati dai Nuñes Sanchez: dal romantico Giardino segreto – spazio verde ispirato alla tradizione persiana e islamica, che oggi ha le vesti di un giardino formale all’italiana con curate siepi circondate da rose rampicanti – che accoglie i visitatori al termine della rampa di accesso, al Parco all’inglese ispirato alle vedute romane di Claude Lorrain e Nicholas Poussin, ricreando ad arte gli idillici scenari dell’Arcadia, tra boschi “naturali” e antiche rovine.

Castello del Gallo
Il giardino all’Italiana

Giulia e Alessandro si ispirarono invece a dipinti come Les jardins d’Horace di Jean Baptiste Camille Corot, che visitò il sito archeologico nel 1855, e realizzarono il romantico Bosco alla francese: una sorta di galleria naturale formata dalle fronde degli alberi, ottenuta anche espiantando olivi e altre piante, e un ricco sottobosco colorato da fioriture spontanee – oggi soprattutto dal lillà dei ciclamini – che offre frescura e riparo ai visitatori e conduce a diverse “sorprese”: che si tratti della bellissima veduta sulla valle e le colline, o del roseto Bonaparte.

Questo è adesso il regno di Alexandra White, che ha voluto rendere omaggio alla passione di Giulia per i profumati fiori, riprendendo una tradizione cominciata con Giuseppina Bonaparte. Fin dai primi anni di vita con Napoleone al castello della Malmaison, Josephine iniziò infatti a collezionare rose antiche e rare, spesso frutto di ibridazione tra le varietà “nostrane”, più semplici e rustiche, e quelle orientali: «L’obiettivo», spiega White, «era di ottenere rose rifiorenti, profumate, quasi senza spine ma resistenti». Così, ispirandosi anche in questo caso a dipinti e testimonianze d’epoca – come i disegni dell’artista belga Pierre-Joseph Redouté, pittore di corte di Napoleone, che riprodusse tutte le specie e le varietà di rose presenti nel parco della tenuta in cui l’imperatrice si ritirò dopo il divorzio –, in una parte pianeggiante del parco è stata ricreata una collezione, ancora in via di completamento, in cui sono tornate a fiorire diverse rose, dalle vigorose Banksiae rampicanti alle candide Iceberg.

Un patrimonio da scoprire

Grazie a questo importante lavoro di ripristino e messa in sicurezza degli ambienti esterni del parco, attuato anche facendo buon uso dei fondi del PNRR per la tutela, valorizzazione e rigenerazione del patrimonio verde e paesaggistico, oggi si può nuovamente passeggiare tra boschi, siepi e fiori lasciandosi ispirare della natura. Oltre, naturalmente, a visitare gli ambienti interni della dimora abitualmente utilizzati dalla famiglia del Gallo per trascorrere momenti di vacanza e ritrovo: dalla Sala da pranzo, il cui ammirare il ritratto dell’Imperatore Napoleone e il fortepiano proveniente da Les Tuileries donato a Giulia da Napoleone III, al Giardino d’Inverno ispirato alle architetture parigine dei Passages Couverts, dove la marchesa riceveva i suoi ospiti illustri, alla già citata Stanza del Biliardo.

Castello del Gallo
La sala da pranzo con il ritratto di Napoleone Bonaparte

Perlustrare le antiche stanze ancora piene di tanti cimeli e testimonianze, offre un vero e proprio viaggio nel passato. Un’esperienza che diventa ancor più coinvolgente ascoltando direttamente dalla voce dei padroni di casa racconti d’infanzia e aneddoti storici, di cui gli affreschi d’ispirazione egizia lungo le scale, le porte in legno dipinte di blu, le magnifiche maioliche dei pavimenti, i mobili d’epoca e gli sguardi dei ritratti di famiglia alle pareti della Sala degli Antenati sono stati silenti testimoni. Mentre per approfondire la conoscenza delle storie di famiglia e del borgo di Mandela, oltre alla chiesa di San Vincenzo Ferrer – che nella cripta custodisce anche diverse tombe di famiglia, tra cui quella di Giulia Bonaparte –, nell’edificio di fronte che un tempo ospitava le Antiche Scuderie si può visitare anche il Museo dove sono esposti cimeli di famiglia, oggetti esotici riportati da Alessandro del gallo dai suoi avventurosi viaggi e abiti d’epoca: dalle uniformi religiose e militari della corte Pontificia, tra cui il raro il galero cardinalizio appartenuto al Cardinale Luciano Bonaparte, alle livree della servitù e ai vestiti di bambini e adulti, come quello di epoca vittoriana indossato da Giulia Bonaparte.

Da giugno scorso, allontanandosi solo una cinquantina di chilometri dalla Capitale, si può fare questo interessante viaggio nel tempo visitando il Castello del Gallo ogni sabato e domenica (visite guidate alle 10, 11:30, 15:00 e 16:30; costo del biglietto 15 euro a persona dai 12 anni in su). Mentre una volta al mese gli appuntamenti guidati dai proprietari di casa permettono di vedere anche gli ambienti più privati del castello, fra cui la camera da letto di Julie Bonaparte; in tal caso il costo del biglietto è di 25 euro ma, su prenotazione e per un minimo di quattro persone, ci si può fermare anche per un aperitivo a base di vini selezionati e prodotti tipici locali con la famiglia (50 euro). Gli ambienti del Castello del Gallo possono ospitare anche eventi privati come matrimoni, ritiri culturali, incontri aziendali, shooting fotografici e produzioni artistiche. Mente dal2026 sarà disponibile la visita con app in realtà aumentata del bosco francese e del giardino paesaggistico.

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