Questo lussuoso resort balinese ospita 23 tende immerse nella giungla selvaggia

Questo lussuoso resort balinese ospita 23 tende immerse nella giungla selvaggia

Ispirato dai primi coloni europei del XIX secolo, il celebre architetto Bill Bensley ha progettato Capella Ubud come tributo al loro spirito d'avventura.
La Tenda dell'architetto
La Tenda dell'architetto

Mi basta il check-in per capire che Capella Ubud non è un resort come gli altri. Una narrazione visiva ironica prende forma già nel portico d’ingresso color cremisi, decorato con finte teste di cervo ingioiellate: un preludio all’immaginario eccentrico di Bill Bensley. Mi viene consegnato un bastone da passeggio in bambù, per aiutarmi nella discesa verso la mia tenda, lungo sentieri di pietra irregolari, coperti di muschio e incastonati nella fitta vegetazione. La Tenda del Cartografo, raggiungibile solo attraversando un ponte sospeso, si affaccia su un paesaggio terrazzato che sembra disegnato per non essere trovato: la foresta pluviale da un lato, il fiume Wos dall’altro, e intorno un profumo di terra umida che non ha nulla da invidiare al mare.

Capella Ubud
Il Capella Ubud visto dall’alto

Dentro, ogni oggetto — libri ingialliti, mappe, mobili e manufatti d’epoca — contribuisce a una narrazione visiva stratificata, costruita da Bensley per celebrare l’artigianato locale e il patrimonio culturale indonesiano. L’ambiente evoca il lavoro di un esploratore ottocentesco, e l’impressione è quella di abitare un racconto. L’interno della tenda presenta una caleidoscopica varietà di batik tradizionali, un letto a baldacchino riccamente intagliato, poltrone imbottite in pelle di mucca e bauli in legno dipinto che si aprono per rivelare il minibar, rifornito di gin fatto in casa e rum speziato alla cannella. Nel bagno open space, il water in stile trono con finiture in pelle e la vasca in rame battuto a mano erano orientati verso il paesaggio verdeggiante. Sul terrazzo, affacciato sulla giungla, posso rilassarmi sull’enorme divano letto, o rinfrescarmi nella piscina privata all’alba, in attesa che il sole diradi le ombre.

La storia dell’albergo, oggi membro di The Leading Hotels of the World

Il resort nasce da una deviazione radicale rispetto ai progetti iniziali. Quando l’imprenditore indonesiano Suwito Gunawan affidò a Bill Bensley la progettazione di un resort su un terreno di 3,5 ettari nella valle di Keliki, nell’area settentrionale di Ubud, l’idea era quella di costruire una struttura da 130 camere. Ma il confronto con il designer americano — autore di oltre 200 resort, palazzi reali e hotel in più di 20 Paesi — portò a una svolta: ridurre al minimo l’impatto ambientale del progetto. Nessun albero fu abbattuto durante i tre anni di lavori, e ogni elemento architettonico venne posizionato rispettando la morfologia del terreno.

La camera da letto della tenda River

Il risultato è un complesso quasi invisibile, mimetizzato tra le risaie e la foresta, dove tetti spioventi scuri emergono appena e scimmie in ottone sembrano arrampicarsi tra le fronde. Oggi l’albergo, membro di The Leading Hotels of the World, ospita 23 tende, ciascuna con una propria identità narrativa. Alcune celebrano mestieri e figure emblematiche — come il fotografo, il burattinaio, l’esploratore — altre omaggiano il teatro tradizionale indonesiano. Tutte vantano dettagli realizzati su misura: pavimenti in teak lavorati a mano a Giava, porte intagliate da artigiani balinesi, tessuti locali e oggetti d’epoca che conservano l’impronta del tempo.

La Tenda del collezionista di corna

Gli spazi comuni, tra vasche scenografiche e tende coloniali

Avete mai nuotato in una piscina ricavata dallo scafo di una nave? La Cisterna — una vasca di quasi 20 metri, incastonata nella vegetazione e modellata sullo scheletro di un’imbarcazione dismessa — è un esempio emblematico dell’approccio progettuale di Bensley: recupero, minimo intervento e inserimento armonico nel paesaggio. Significativo anche il Mortar & Pestle: un bar che rinuncia deliberatamente alla tecnologia, dove i cocktail vengono preparati solo con pestelli e mortai, in un esercizio di manualità che riporta alla luce la dimensione artigianale della mixology.

La Tenda dell’Ufficiale

Tra gli spazi più suggestivi, anche la Tenda dell’Ufficiale, rivestita in tela e arricchita da un tavolo da biliardo, volumi d’epoca e un bar di stampo coloniale. E la palestra dell’Armeria, ricoperta in batik, che integra il linguaggio decorativo locale in un contesto funzionale all’allenamento avanzato. Cos’altro? Dopo il tramonto, ci si ritrova attorno al fuoco, per arrostire marshmallow e assistere alla proiezione di documentari balinesi risalenti agli anni Venti: immagini d’archivio che restituiscono un’accurata immagine di un’isola ancora in bianco e nero.

Api Jiwa: fuoco per l’anima

I dettagli dell’arredo del ristorante Api Jiwa

Ispirato all’espressione sanscrita “fuoco per l’anima”, Api Jiwa è il ristorante più teatrale del resort. Ogni sera, alle 19, ci accomodiamo in dieci attorno a un bancone a ferro di cavallo per assistere a un percorso degustazione che unisce tecnica giapponese e ingredienti indonesiani. La griglia a carbone è il fulcro della scena: ostriche di Lombok, gamberi di fiume di Sumatra e altre specialità locali vengono scottate davanti ai nostri occhi, in una danza scandita dal fuoco e dalla gestualità dei cuochi. «Per secoli, la cucina è stata il cuore e l’anima della casa — racconta Arvie Delvo, executive chef — qui vogliamo farla tornare protagonista».

Per un’atmosfera più rilassata, il Mads Lange — padiglione open-air dedicato all’all day dining — propone una selezione di piatti indonesiani e comfort food occidentali, serviti con vista sul giardino tropicale.

La terrazza del padiglione Mads Lange

La colazione risulta particolarmente attraente: caffè tostato localmente da Seniman Coffee, latte alla curcuma, cappuccino al matcha, porridge balinese, uova biologiche al tegamino e una proposta wellness che spazia tra chia pudding, avocado toast, müsli al cocco e pancake a base di banana e ricotta. Per i palati più esigenti, è disponibile anche una “colazione regale” con astice, pan brioche e champagne.

Dai rituali lunari alla pittura

L’intero programma benessere Auriga Wellness segue le fasi lunari, con trattamenti calibrati in base alle energie associate a ciascun ciclo: introspezione durante la Luna Nuova ed espansione nella Luna Piena. Le tre tende Spa, immerse lungo un sentiero tra la vegetazione, offrono yoga, sessioni di allenamento nella giungla e trattamenti relax personalizzati.

Uno dei trattamenti proposti all’Auriga Spa

Provo il massaggio balinese tradizionale, basato su una sequenza di pressioni e stiramenti tramandata oralmente, pensata per riattivare la circolazione e sciogliere le tensioni muscolari. I prodotti utilizzati sono biologici, formulati in esclusiva per Capella Ubud e composti da ingredienti autoctoni, tra cui il wara — paglia di riso — impiegato anche in cucina per l’affumicatura delle vivande.

Il laboratorio di pittura Keliki

Parallelamente all’offerta wellness, il resort propone attività culturali guidate da artigiani e insegnanti del posto. Tra queste, un laboratorio di scrittura in Aksara Bali, sistema che affonda le radici nei caratteri Brahmi dell’India meridionale. I segni, curvilinei e vorticosi, vengono incisi su foglie di palma essiccate chiamate lontar. Scrivere il proprio nome con questa tecnica non rappresenta solo un esercizio calligrafico, ma un gesto di continuità: un modo per contribuire alla sopravvivenza di una forma espressiva che rischia l’estinzione.

Nel villaggio di Keliki, non si può rinunciare a visitare la scuola di pittura, fondata nel 2005 da I Wayan Gama, artista e maestro locale. Qui ricevo in dono un dipinto raffigurante Dewi Sri, dea del riso e della prosperità: figura bellissima e simbolo di fertilità, inserita in un contesto che denuncia erosione ambientale, speculazione turistica e corruzione. Una sintesi visiva dell’isola.

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