Cuori raggianti sotto il sole di Bora-Bora

Cuori raggianti sotto il sole di Bora-Bora

Tahiti e Bora-Bora possono evocare atmosfere romantiche, ma durante una crociera nella Polinesia francese Naomi Tomky e le sue figlie scoprono che sono anche un favoloso luogo di svago.
Uno spettacolo di danza sulla nave.
Uno spettacolo di danza sulla nave. Foto di Amanda Villarosa

Immersa nell acqua incredibilmente azzurra della laguna di Bora-Bora, osservavo le pastinache e gli squali pinna nera che nuotavano tranquilli intorno a me. Salita in superficie, ho alzato lo sguardo giusto in tempo per vedere in lontananza due enormi megattere saltare fuori dall’acqua. «Le avete viste?» ho chiesto alle mie figlie. Tove e Jordana (sei e otto anni), aggrappate a una tavolette da nuoto accanto a me, mi hanno risposto sbarrando gli occhi e facendo grandi sorrisi. «Siete le bambine più fortunate del mondo», ho detto, sperando che non si abituassero troppo a questa vita da principesse in paradiso.

Era il quinto giorno della nostra crociera di sette notti a bordo della Paul Gauguin nella Polinesia francese. Quella mattina erano le uniche bambi- ne a partecipare all’escursione “Squali e pastinache”, per cui le nostre guide – due appassionati ragazzi tahitiani – erano pieni di attenzioni per loro: le hanno portate in giro a fare snorkeling, le hanno issate nel posto migliore sulla prua della nostra barca e hanno regalato a ciascuna di loro una botti- glietta di olio di monoi al profumo di vaniglia da portare a casa.

Quasi tutti scelgono Tahiti e le isole vicine per la luna di miele o per festeggiare un compleanno importante. Vengono per godersi spettacoli come il doppio arcobaleno sopra la sabbia nera di Plage Lafayette che ci ha accolto la prima mattina, o il dolce profumo dei tiarè, i fiori di gardenia tropicale infilati dietro le orecchie. Ma sapete chi altro adora i bei fiori, la sabbia finissima e l’oceano caldo come l’acqua della vasca da bagno? I bambini.

La Paul Gauguin in navigazione davanti a Moorea. Foto di Amanda Villarosa

Ho portato Tove e Jordana nella Polinesia francese perché volevo godermi la mia luna di miele con loro: qualche giorno di serenità per conoscere meglio le mie bambine. Invece di lamentarmi per il disordine della loro camera, potevo indicare loro un polpo steso su rocce sommerse (il padre era rimasto a casa a Seattle per dedicarsi alla sua mountain bike e al nostro cane, Ezra). Durante i nostri 10 giorni nel Pacifico meridionale le ho viste innamorarsi della Polinesia, delle danze, delle tartarughe marine e, purtroppo per il mio futuro budget per le vacanze, dei piaceri del servizio in camera, con tanto di patatine fritte intinte nel gelato al cioccolato.

Mi ero fatta un’idea di come sarebbe stata la vacanza già in aereo – un comodo volo diretto Air Tahiti Nui da Seattle a Papeete – notando che Tove aveva rinunciato ai suoi soliti cartoni animati per guardare ore di video sulla cultura polinesiana. È scesa dall’aereo fissata con l’haka, feroce danza di guerra con passi e movimenti ritmati e smorfie terrificanti.

Vista di Moorea dal ponte piscina della Paul Gauguin; la nave in porto. Foto di Amanda Villarosa

Una delle maggiori attrattive della Paul Gauguin Cruises è che la sua unica nave da 330 passeggeri trascorre gran parte del tempo nella Polinesia francese. Non solo è stata specificamente progettata per le acque poco profonde della regione, ma offre un’esperienza a bordo fortemente influenzata dalla cultura polinesiana. Tove ha fatto salti di gioia quando ha visto l’haka eseguita da Les Gauguins, l’équipe di uomini e donne (cantanti, ballerini e mediatori culturali) della compagnia di crociera, che inoltre svolge laboratori di artigianato, tiene lezioni di danza e organizza gare a quiz per gli ospiti (in queste ultime Jordana ha guidato il Team Lynx Pups a tre vittorie consecutive).

Dopo la nostra prima notte a bordo, ci siamo svegliate con la nave ancorata al largo di Huahine, una tranquilla isola a nord-ovest di Tahiti. Les Gauguins ci hanno fatto salire su “Le Truck”, un autobus bianco e blu che dal molo ci ha portato nel cuore di Fare, la città più grande dell’isola. A un isolato dalla via principale abbiamo raggiunto una striscia di sabbia soffice racchiusa tra l’acqua cristallina e alberi rigogliosi.

Dopo aver indossato maschera e boccaglio, siamo entrate in acqua per esplorare il mondo sottomarino. Abbiamo visto la testa di un’anguilla spuntare da una grotta nascosta, vongole con conchiglie luccicanti dai profili ondulati aggrappate ai coralli e banchi di piccoli pesci incuranti della nostra presenza. Abbiamo seguito per un po’ un pesce palla, poi ci siamo spostate oltre la spiaggia fino al tratto di costa dove inizia la città. Poco sopra di noi, un ristorante serviva cocktail tropicali, ma abbiamo tenuto la testa in acqua, avvistando un grande polpo che agitava le sue otto braccia per poi scomparire tra le rocce.

Siamo tornate indietro a piedi, fermandoci a guardare una parata a Fare. Nella piazza si esibivano ballerini in abiti turchesi come il mare. Lungo le vie sfilavano carri decorati con foglie di tutte le sfumature di verde e un tripudio di fiori tropicali dai nomi suggestivi. «Gli ospiti scoprono gli splendidi paesaggi naturali delle isole, ma noi siamo qui anche per far conoscere il popolo polinesiano», ha detto Hei Ura Peyroux, una delle Gauguines. «Condividiamo il nostro stile di vita». Quel pomeriggio, mentre lasciava- mo Huahine, Tove ha acconsentito a malincuore a fare un pisolino per la prima volta dopo anni – era la mia condizione per farla restare alzata fino a tardi e assistere allo spettacolo serale dei Gauguins.

Escursione a terra a Tahiti. Foto di Amanda Villarosa

Alla sera Tove è arrivata presto per prendere posto in prima fila nel Grand Salon, dove è rimasta incantata dalle canzoni tahitiane e dall’ondeggiare dei parei avvolti intorno alla vita. Dopo i primi numeri, l’equipe ha fatto salire sul palco dei volontari per eseguire un’haka con loro. Il pubblico ha applaudito quando Tove si è alzata e ha mosso timidamente le ginocchia: è diventato subito il momento clou della sua vita (e, a quanto mi risulta, lo è ancora).

Mi ha fatto piacere scoprire che la nostra direttrice di crociera, Hinanui Ina, aveva iniziato come Gauguine prima di diventare la prima donna polinesiana a ricoprire questa posizione. «È un percorso», mi ha spiegato. Per i membri della troupe, interagire con i bambini è uno dei momenti più importanti del loro lavoro. Come mi ha detto in seguito Peyroux, «è come se il nostro bambino interiore volesse stare con loro a giocare. Ci riempiono di gioia».

E il sentimento è reciproco: «Sulla nave ho diciassette amici», ha dichiarato con orgoglio Tove alla fine della crociera. Sette di loro erano Gauguins. Un altro era il suo cameriere preferito, Ian Ramos, che le ha fatto un barboncino con i palloncini sotto il tavolo da pranzo rimediando alla sua crisi da jet lag. Durante la crociera, Ian ha portato a Tove da un ristorante all’altro il poke di tonno che a lei piaceva; piccole porzioni da colazione – con tanto di caffè in minuscole tazzine da espresso – per i suoi peluche; e un fiore di tiarè da mettere dietro l’orecchio «per essere una vera bambina tahitiana». Tove ripagava questi gesti con risolini irrefrenabili e i sorrisi sdentati che solo i bambini sanno fare.

Jordana, la figlia maggiore dell’autrice, studia i pesci prima di fare snorkeling. Foto di Amanda Villarosa

Quando siamo sbarcati sul motu privato della Paul Gauguin – uno degli isolotti di sabbia e frammenti di corallo che circondano l’isola di Taha’a –, Ian ha portato alle bambine due piccoli granchi eremiti in un bicchiere di plastica e gli ha mostrato come disegnare dei cerchi nella sabbia per mettere in gara tra loro i due animaletti. Hanno continuato così per tutto il tempo, facendo qualche pausa solo per bere dalle noci di cocco e raccogliere fiori di bouganvillea da aggiungere ai copricapi di foglie di palma che avevo fatto per loro.

Prima di iniziare la crociera ero preoccupata perché la piscina della nave era piccola e a bordo non c’era intrattenimento per i bambini – niente scivoli né sale giochi, ma solo eleganti pannelli in legno e artigianato d’altri tempi. In realtà l’unico vero proble- ma è stato il rigido atteggiamento francese in materia di orari dei pasti, che mal si adattava ai momenti in cui le mie figlie erano di pessimo umore per la fame. La cucina della Paul Gauguin è francese in tutti i sensi – pesce fresco locale, una scelta di formaggi puzzolenti a ogni pasto – ed è completamen- te priva di spuntini. Per fortuna ci salvava l’ora del tè: per molta gente Tahiti è un paradiso, ma l’idea di Eden per le mie figlie, a quanto pare, era mangiare tre dolci poco prima di cena.

Un fiore di ibisco sulla sabbia a Moorea. Foto di Amanda Villarosa

Il terzo giorno abbiamo ormeggiato a Raiatea, seconda per grandezza dell’arcipelago delle Society Islands dopo Tahiti e antico centro culturale e spirituale del popolo polinesiano. La città di Uturoa ci ha accolti con un po’ di pioggia, così ci siamo infilate nel mercato locale per comprare vaniglia e souvenir. Ma nel pomeriggio, quando sono partita per un’escursione in kayak lungo il fiume Faaroa, per fortuna era spuntato il sole. Questo tranquillo corso d’acqua era disseminato di fiori di ibisco marino in varie tonalità dal giallo pallido al cremisi e lungo le rive si susseguivano banani e palme da cocco. Ogni tanto mi fermavo quando la guida mi indicava granchi terrestri, piante di taro e il monte Tefatoaiti, alto 1.017 metri, la cui cima era nascosta dalla nebbia.

Ma soprattutto, gli orari dell’uscita in kayak si conciliavano con il Moana Explorer Program a bordo, il programma didattico di gruppo per bambini gestito da un gruppo di conservazione locale chiamato Te Mana o Te Moana (Spirito dell’Oceano). Durante le sessioni al coperto del mattino, che duravano da 60 a 90 minuti, Tove e Jordana giocavano e guardavano video per conoscere la flora, la fauna e le questioni ambientali locali. Le sessioni pomeridiane di due o tre ore prevede- vano una gita in spiaggia o un’escursio- ne di snorkeling.

«Non siamo un miniclub», ha spiegato il naturalista Mai Manceau. «Il nostro obiettivo è far amare la natura ai bambini». Manceau e la sua collega Doris Marcheau guidano il programma, disponibile per specifiche partenze durante le vacanze scolastiche estive e invernali. I due non sono babysitter e non hanno esperienza didattica con i bambini: il resto dell’anno lavorano entrambi come guide per uscite di snorkeling e osservazione di mammiferi marini.

Visita a un vivaio di perle vicino a Huahine. Foto di Amanda Villarosa

Per Te Mana o Te Moana, l’obiettivo del Moana Explorer Program è trasmettere ai bambini, sia locali sia in visita, il messaggio dell’importanza della conservazione. Manceau spiega che il metodo ha funzionato: i bambini trasmettono le lezioni alle loro famiglie e, grazie a loro, il gruppo è riuscito a cambiare l’atteggiamento nei confronti del bracconaggio delle tartarughe nella Polinesia francese.

Ho visto i risultati del programma il sesto giorno di crociera, durante una passeggiata a Vaitape, la città principale di Bora-Bora. Mentre passavamo davanti a un negozio di perle dopo l’altro, Tove insisteva a fermarsi di continuo per raccogliere i rifiuti. «Dobbiamo farlo», mi ha spiegato con tono deciso. « È importante per gli animali e anche per noi. Voglio raccogliere ogni singolo rifiuto nell’oceano». L’ultimo giorno ho partecipato con le bambine all’escursione di snorkeling del Moana Explorer Program alla Plage de Ta’ahiamanu e ho iniziato a rendermi conto veramente di quanto avessero imparato in questo viaggio.

Questa ampia distesa di sabbia si trova tra due baie gemelle sulla costa settentrionale di Moorea, l’isola vicino a Tahiti ma più piccola e selvaggia. Tove è stata la prima ad avvistare una tartaruga verde che, mi ha spiegato, deve il suo nome al colore del suo grasso. Poi, proprio mentre nuotavo verso una bella conchiglia per raccoglierla, Jordana mi ha fermato, spiegandomi che quella era una lumaca cono, estremamente velenosa.

La piscina del St. Regis Bora Bora Resort. Foto di Amanda Villarosa

Come molti passeggeri, dopo la crociera abbiamo prolungato il viaggio con tre giorni nell’idilliaco St. Regis Bora Bora Resort. Le passerelle orlate di palme che collegavano la nostra villa sull’acqua al resto della proprietà erano così perfette che, quando il tramonto tingeva il cielo alle loro spalle di viola e arancione, ci sembrava di essere entrati nel disegno di una cami- cia tropicale. Il rumore che ho sentito un giorno mentre bevevo il caffè sulla terrazza di legno della nostra villa si è rivelato essere una tartaruga che alzava la testa per salutarci. E, benché avessi pagato per nuotare con le pastinache nella laguna di Bora-Bora solo pochi giorni prima, quando un gruppetto è passato davanti alla nostra villa durante la mia nuotata mattutina, ho deciso che era ora di uscire dall’acqua.

Il St. Regis offre una serie di attività classiche per i bambini. Le mie figlie hanno creato opere d’arte con gusci
di noci di cocco e hanno guardato Oceania, mentre io mi sono goduta un po’ di tranquillità. Ma non sono mancate esperienze più istruttive. Una mattina, una naturalista del St. Regis ci ha guidato nel percorso di rilascio di pesci giovani nella laguna del resort e io ho ascoltato stupita le risposte sicure di Jordana a varie domande: come si è formata Bora-Bora? Grazie all’attività di un vulcano ormai estinto; gli squali sono pesci e non mammiferi; il corallo prende il suo colore dalle alghe. Nel corso di una sola settimana, sembrava che avesse assimilato senza sforzo una grande mole di informazioni.

Ville sull’acqua al St. Regis Bora Bora Resort. Foto di Amanda Villarosa

In questo viaggio ho capito perché in Oceania i genitori dicono a Vaiana di non avventurarsi oltre la barriera corallina: l’anello protettivo del reef impedisce alle onde violente del mare aperto – le stesse che l’anno scorso hanno ospitato le competizioni olimpiche di surf – di raggiungere la riva. Come ogni genitore che vuole rendere la vita più facile ai suoi figli, la barriera corallina di Bora-Bora assorbe l’impatto più forte, creando una laguna sicura e spiagge riparate dove i bambini possono giocare.

Ma durante il nostro viaggio le mie figlie erano più che al sicuro, coccolate come principesse polinesiane. Gli ho insegnato il piacere di ordinare il pranzo in una cabana sull’oceano e di fare pigri sonnellini pomeridiani per sfuggire al caldo tropicale. In cambio mi hanno fatto scoprire la gioia più grande: vedere aspetti completamente nuovi delle bambine che pensavo di conoscere così bene.

Ho piantato un giardino di corallo perché Jordana, la mia scienziata in erba, si è illuminata quando ha saputo che era un’attività proposta dal St. Regis, e sono andata a ogni spettacolo di danza sulla Paul Gauguin perché sua sorella non poteva perdersi neanche un’esibizione dei «miei amici». Mi godevo il coro di “Ciao, Tove” che la accoglieva ovunque andassimo sulla nave, e mi sono ricordata che, nonostante quello che si può leggere online, in genere alla gente piacciono i bambini. In tutti i posti dove anda- vamo, le mie figlie trovavano qual- cuno disposto ad assecondare i loro capricci.

Una lezione di ukulele a bordo della nave. Foto di Amanda Villarosa

Ci siamo perse alcune grandi attrattive della Polinesia francese, come l’escursione alla cascata Puraha di Tahiti o la visita al marae di Taputapuātea a Raiatea, da mille anni luogo sacro per il popolo mā’ohi. Ma viaggiare con i bambini attenua
il possibile rimpianto: quei templi di pietra sono lì da un millennio, mentre Tove sarà una bambina di sei anni solo per un attimo. E ci sarà sempre e solo un “Signor Cocco”, come le bambine hanno soprannominato il pezzo di guscio di noce di cocco che hanno trovato sulla spiaggia e con cui hanno giocato per ore. Qualsiasi cosa mi sia persa per rendere i ricordi delle mie figlie i più felici possibili, ne è valsa la pena. Perché, come genitore, nulla può competere con la gioia pura di una bambina nel suo paradiso personale, anche se quel viso sorridente è coperto di gelato al cioccolato.

Polinesia francese tra mare e terra

Dove dormire:

Tahiti
Le Tahiti by Pearl Resorts
Le spaziose camere con vista sull’oceano e balcone affacciato su Plage Lafayette, solo 10 minuti a est di Papeete, sono un’eccellente base prima o dopo la crociera.

Te Moana Tahiti Resort
Subito a sud dell’aeroporto, sempre a una decina di minuti da Papeete, il Te Moana è rivolto a ovest verso Moorea. Camere
simili ad appartamenti, una infinity pool affacciata sull’oceano e un gruppetto di chioschi gastronomici in fondo alla strada lo rendono ideale per le famiglie.

Bora-Bora
The St. Regis Bora Bora Resort

La quintessenza del paradiso: spiagge di soffice sabbia bianca, spaziose ville sull’acqua o sulla spiaggia e servizio maggiordomo.

In Crociera
Paul Gauguin Cruises

Questa compagnia di navigazione vecchio stile rivolge particolare attenzione alla regione e offre crociere di sette notti a Tahiti e nelle Isole della Società a bordo di un’elegante nave, in cui la cultura polinesiana è parte polinesiana è parte integrante dell’esperienza.

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