Ischia a colori, tra giardini fioriti e acque turchesi

Ischia a colori, tra giardini fioriti e acque turchesi

Tra suoli vulcanici e acque prodigiose, bevande che profumano di erbe, collezioni botaniche e ristoranti immersi nel verde, l’isola partenopea offre un lato insolito e affascinante.
Danì Maison
Il parco incantato che circonda il ristorante Danì Maison dello chef Nino Di Costanzo.

A bordo dell’aliscafo che da Napoli mi porta verso Ischia, gli schermi mandano le immagini di attrazioni dell’isola in cui il verde di giardini e terrazzamenti sembra quasi offuscare il blu di mare e piscine termali. La cosa non mi stupisce: avendoci trascorso diverse estati e week end, tra la mia prima vita partenopea e poi in trasferta da Roma, so bene che l’isola flegrea deve la sua terra fertilissima all’origine vulcanica condivisa con la vicina Procida.

E anche se ho imparato che il soprannome di “Isola Verde” si riferisce alla peculiare colorazione del tufo del monte Epomeo – sparso pure su altre zone dell’isola, a cominciare dal “fungo” che spunta dall’acqua nel porticciolo di Lacco Ameno –, mi pare descriva bene anche la prorompente vegetazione che punteggia di orti, boschi, vigne e fioriture le varie località di Ischia: dai parchi termali alle curatissime aree verdi degli hotel di lusso, dalle terrazze dei ristoranti agli angoli segreti da scoprire inerpicandosi sulle colline.

È quello che faccio per andare a bagnarmi con la mitologica – e miracolosa, i miei capelli e la pelle confermano dopo una doccia prolungata – acqua della Fonte delle Ninfe Nitrodi, a circa 300 metri sul livello del mare in una frazione di Barano. Dopo la salita in bus, è una ripida discesa a piedi a portarmi all’ingresso del parco termale gestito dal 2013 dalla Ischia Spaeh: niente piscine, qui, ma docce, lavabi, vasche idromassaggio nelle zone riservate sulle terrazze e fonti dove riempire la borraccia per approfittare di tutte le proprietà terapeutiche dell’acqua “minerale, ipotermale, bicarbonata, solfata, alcalina ed alcalina terrosa” (questa la classificazione ufficiale) che sgorga dalla sorgente sotterranea già cara alle ninfe.

Rinfrescante bevanda servita al bar della Fonte delle Ninfe Nitrodi. Foto di Luciana Squadrilli

È attiva da almeno duemila anni, mi spiega il direttore del parco Giuseppe Di Meglio mostrandomi le copie delle tavolette ex-voto in bassorilievo risalenti all’epoca romana. E se qui sorgeva un’antichissima scuola di idrologia medica, oggi all’effetto benefico delle acque si combina quello delle piante – melissa, maggiorana, rosmarino prostrato, salvia ma anche alberi di limoni e olivi – che costeggiano i percorsi aromaterapici messi a punto con il Prof. Giuseppe Sollino, scomparso nel 2022. «L’acqua della fonte apre i pori e predispone la pelle ad assorbire gli oli essenziali, che influiscono sul benessere», mi spiega Di Meglio mentre mi rinfresco al bar – che offre anche insalate healthy, panini e granite – con l’Elisir di aloe, bevanda a base di aloe, miele, limone, menta e acqua dei Nitrodi.

Mi riprometto di tornare per una sessione di yoga o un massaggio all’aperto all’ombra delle tende, e mi dirigo verso un “paesaggio verde” decisamente diverso per un aperitivo al Cactus Lounge Café&Restaurant dei Giardini Ravino, a Forio: nel grande parco botanico che circonda le camere di Villa Ravino trova spazio la sorprendente collezione di piante grasse messa insieme dal Capitano Giuseppe D’Ambra nel corso di quarant’anni di navigazione nei mari del mondo, soprattutto in Sudamerica. Dal 2006, con un piccolo obolo chiunque può venire a passeggiare lungo i viali tra flora mediterranea e oltre 400 specie esotiche di succulente dalle fogge bizzarre.

Sono i grusoni – le tondeggianti piante grasse messicane ricoperte di grossi aculei, chiamate anche “cuscini di suocera” – a caratterizzare l’area del bar e ristorante, dove gli ospiti fanno colazione e ci si può fermare dal pranzo al dopocena: qui il signature è il Cactus Cocktail, fresca bevanda a base di semi e frutti di cactacee di stagione, succo di passiflora, menta, pepe rosa e peperoncino, fortificata a piacere dall’aggiunta di tequila. Per cena mi aspetta invece la terrazza panoramica de Lisola, dove aiuole fiorite, palme nane, bougainvillee e alberi mediterranei fanno da separé tra i tavoli. Faccio appena in tempo a godermi lo spettacolo del sole che s’immerge nel mare prima di concentrarmi su pizze squisite, pesce alla brace e coniglio all’ischitana.

La mattina seguente faccio una ricca colazione ai tavoli con vista del San Montano Resort & Spa, hotel a cinque stelle affacciato sull’omonima baia, che all’acqua termale della sorgente che sgorga duecento metri più giù associa le terrazze su cui crescono diverse varietà di limoni, e un’accoglienza raffinata e calorosa.

Vista panoramica del San Montano Resort & Spa con le sue terrazze punteggiate da piscine termali e alberi di limone. Foto San Montano Resort & Spa

Sono pronta per una giornata impegnativa: mi aspetta un trattamento a base di fanghi taumaturgici, immersi per sei mesi nell’acqua termale della sorgente di proprietà, al Mezzatorre Hotel & Thermal Spa, lussuoso hotel che negli ultimi anni ha (ri)portato sull’isola il jet set internazionale in cerca di privacy e autenticità: camere e suite sono ospitate nella torre d’avvistamento aragonese e nei cottage disseminati tra i sette ettari di macchia mediterranea in cui sorge anche La Colombaia, che fu dimora estiva di Luchino Visconti. Più tardi, scorgo chiaramente la sagoma rossa della torre mai completata anche dal mare: sono salita a bordo del Brothers, un Itama 38 della flotta di Giosymar – la compagnia dei fratelli Castagna che propone gite e servizio transfer tra il Golfo di Napoli e la Costiera Amalfitana, e brevi crociere alle Pontine –, per un giro dell’isola.

Al timone, Marco Castagna mi indica gli edifici più significativi, come la bianca silhouette della Chiesa del Soccorso di Forio, le formazioni rocciose dai nomi come “il dromedario” o “il piede di Maradona”, le baie più belle (incluse quelle dove ci sono le sorgenti di acqua calda, come Sorgeto e i Maronti) e i ristorantini accessibili solo via mare. Scendo a Sant’Angelo per fare una passeggiata e qualche acquisto – capperi e piperna, il profumato timo selvatico che cresce sull’isola, tenendomi alla larga dalle boutique alla moda per cui è famoso il borgo marinaro –, poi proseguiamo salutando da lontano la lunga spiaggia dei Maronti ed entrando con il motoscafo nell’antro della spettacolare Grotta del Mago.

La mise en place serale al ristorante del Giardino Eden. Foto di Federico Simonassi/Giardino Eden

Da qui arriviamo a Cartaromana, antico insediamento romano i cui resti, inabissatisi per un’eruzione e protetti dalla sabbia, si ammirano oggi dalle barche con il fondo di vetro, e circumnavighiamo l’isolotto su cui sorge il Castello Aragonese: è uno dei simboli dell’isola, la cui lunga e complessa storia – con risvolti macabri e misteriosi – mi è stata raccontata in precedenza da una bravissima guida di Foraday, agenzia campana specializzata in esperienze multisensoriali, conducendomi tra antiche chiese e spazi artistici, uliveti e orti.

La vista dalla chiesa di San Pietro a Pantaniello sul Castello Aragonese. Foto di Luciana Squadrilli

Poi, una barca più piccola mi accompagna al pontile privato del Giardino Eden, intima e raffinata struttura creata nel 1968 da Ugo e Hildegard Germani e oggi gestita dalla figlia Nadia con il marito Umberto Regine. È davvero un piccolo paradiso, con la zona piscina circondata da palme e banani su cui affaccia il bar, i lettini sistemati tra i deck di legno e un grosso scoglio (qui la privacy è garantita), e i tavoli del ristorante da cui si guarda il castello assaggiando crudi di pesce e cozze alla griglia. Al termine della cena, una taxi boat mi porta all’imbarcadero dove mi attende una macchina per rientrare in hotel.

Lo Strale, scultura di Lucio Del Pezzo nel parco termale Negombo. Foto di Negombo

La mia ultima giornata a Ischia è all’insegna del relax e della bellezza: raggiungo a piedi il parco termale del Negombo dove – in compagnia di numerosi altri visitatori di ogni genere, età e provenienza – ho a disposizione undici ettari di verde tra bosco, macchia mediterranea e piante tropicali, inframezzate da opere d’arte contemporanea e piscine e vasche ipertermali (le acque salso-alcaline sgorgano alla fonte a oltre 40°C) disseminate tra le terrazze rocciose e la bella spiaggia. Le sperimento tutte, immergendomi nell’acqua calda o gelida, lasciandomi percuotere le spalle dai getti potenti e cullare dalla penombra delle grotte, prima di concedermi un bagno in mare e un assaggio di parmigiana di melanzane al ristorante sulla spiaggia.

Una ninfea dei Giardini La Mortella. Foto di Luciana Squadrilli

Nel pomeriggio, cerco rifugio dal caldo in uno dei luoghi più incantati di Ischia: i Giardini La Mortella. Qui, tra fontane, viali fioriti, giardini subtropicali e angoli ispirati all’Oriente, s’intrecciano natura, musica e amore: furono voluti e creati, a partire dal 1956, dall’argentina Lady Susana Walton con la supervisione del famoso architetto paesaggista Russell Page, trasformando l’arido terreno cinto da rocce vulcaniche acquistato con il musicista inglese Sir William Walton per farne la loro casa. Dedicato alla memoria del marito scomparso nel 1983, oggi questo luogo magico è gestito dalla Fondazione William Walton, che si occupa di mantenere al meglio la bellezza lussureggiante, insieme sensuale e romantica, delle aree verdi e organizza una interessante stagione di concerti sinfonici e incontri culturali.

Perdendomi tra orchidee, tillandsie, ninfee, felci arboree, sgargianti fiori tropicali e alberi di ginko biloba, trovo la strada per salire al giardino in collina, dove c’è il teatro greco che ospita i concerti estivi: qui, La Mortella sembra trasformarsi in un luogo mistico e quasi esoterico, tra il padiglione thailandese che invita alla meditazione, il Ninfeo con statue e fontane e il Tempio del Sole, antica cisterna dell’acqua piovana i cui ambienti interni sono decorati dai bassorilievi di ispirazione mitologica dello scultore britannico Simon Verity.

Difficile pensare che si possa eguagliare tale bellezza. Eppure, mi ritrovo con la stessa meraviglia addosso varcando la soglia di Danì Maison, il ristorante due stelle Michelin in cima alla stretta stradina di Montetignuso, a poca distanza da Ischia Ponte: lo chef Nino Di Costanzo non è solo il creatore di piatti in cui convivono gusto, estetica e rimandi all’arte e alla tradizione campana, ma cura personalmente ogni dettaglio di quella che è stata la casa della famiglia paterna, a cominciare dal dehors.

È stato lui a scegliere ogni pietra e ogni pianta che disegnano un giardino segreto pieno di angoli fatati, tra fontane che zampillano, ponticelli, chiome potate alla perfezione, fiori e installazioni artistiche. Seduta sui divanetti all’aperto sorseggiando un calice di bollicine prima di una cena strepitosa, ripenso ai tanti incontri fatti in questi giorni, e provo a richiamare alla mente i nomi insoliti di piante e fiori che hanno accompagnato il mio soggiorno. Per me, Ischia non è solo l’Isola Verde ma un caleidoscopio di colori indelebili.

Gli appartamenti di Villa Ravino circondati da piante grasse. Foto di Villa Ravino

Dove dormire

Botania Relais & Spa
Elegante struttura incentrata su lusso sostenibile e attenzione alla natura, con una bella spa, diversi ristoranti che attingono al proprio orto e tre ettari di parco.
Mezzatorre Hotel &Thermal Spa
Una torre incompiuta è l’edificio più iconico del lussuoso albergo con spa termale, oggi sotto la gestione del Gruppo Pellicano Hotels.
San Montano Resort & Spa
Le viste sull’omonima baia e il porticciolo di Lacco Ameno sono il segno distintivo dell’albergo della famiglia De Siano, insieme al parco termale e all’eccellente cucina.
Villa Ravino
Racchiusa dal parco botanico di succulente, offre camere e appartamenti in stile mediterraneo all’insegna della sostenibilità, oltre a piscine e belvedere.

Dove mangiare

La Cucina del Monastero
Sobrio ma raffinato, l’albergo ricavato nell’antico monastero del Castello Aragonese ha anche un eccellente ristorante.
Danì Maison
Grande cucina d’autore e una cantina strepitosa trovano spazio nella casa ischitana dello chef Nino Di Costanzo, due stelle Michelin.
Giardino Eden
Un angolo di paradiso vista mare e castello: pranzo con squisite focacce e insalate o piatti della cucina, cene romantiche a lume di candela e ottimi drink.
Lisola
A Forio, il locale aperto dallo chef Nino Di Costanzo e il pizzaiolo Ivano Veccia con l’imprenditore Federico de Majo unisce pizza e cucina (ma anche vino, bollicine e mixology).

Cosa fare

Castello Aragonese
Diviso tra Ponente e Levante, è un luogo denso di storia e dalla natura rigogliosa. Non perdetevi la Cattedrale dell’Assunta con la sua cripta.
Fonte delle Ninfe dei Nitrodi
Prenotate una “terrazza privata” per godervi al meglio la pace e le proprietà benefiche di acque termali e percorsi aromaterapici.
Giardini La Mortella
Un meraviglioso giardino mediterraneo e subtropicale, da vistare senza fretta per lasciarsi avvolgere da bellezza e serenità.
Negombo
Grande parco idrotermale nella baia di San Montano, ha anche una bella spiaggia, un centro benessere, un hotel, diversi ristoranti e arte contemporanea diffusa.

Da sapere

Ischia Is More L’unione fa la forza
I circa 47 chilometri quadrati dell’isola si dividono in sei Comuni: Ischia, Casamicciola Terme, Lacco Ameno, Forio, Barano d’Ischia. «Ciascuno ha le sue specificità: dialetto, usanze, ricette. E anche un tipo di turismo diverso: a Lacco Ameno, ad esempio, la presenza di hotel di lusso attira molti stranieri con alta capacità di spesa», mi spiega Pietro Scaglione, titolare dell’omonimo gruppo di negozi di abbigliamento sparsi sull’isola. Scaglione è anche il presidente di Ischia Is More: rete d’impresa formata da aziende ischitane del settore dell’ospitalità e del commercio nata durante il Covid per trovare soluzioni comuni, oggi si propone di promuovere Ischia come destinazione, valorizzare il territorio e destagionalizzare il turismo.




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