Agli italiani in vacanza piace star comodi. È per questo che, oltre il 90% di loro (dati Federalberghi 2024), sceglie villeggiature confortevoli in hotel, b&b, villaggi e case di proprietà o in affitto. Eppure, in quel 10% scarso, esiste una quota di vacanzieri sempre più propensi a scegliere soluzioni spartane e itineranti, come il camper. Del resto, forse non tutti sanno che, l’Italia è stata pioniera del camperismo. Le prime forme di turismo itinerante risalgono agli anni ’20, la prima associazione di campeggiatori italiana agli anni ’30 (l’Auto Campeggio Club Piemonte A.C.C.P.), mentre il vero e proprio boom si è visto a partire dagli anni ’50, quando è nata l’azienda produttrice Arca, che ha guidato l’espansione della vacanza itinerante su ruote, fino a raggiungere il picco tra gli anni ’80 e 2000. In Europa, però, i leader del camperismo sono Germania, Francia e Regno Unito, che ne hanno fatto una vera e propria cultura, radicata e diffusa su larga scala. E una delle loro mete preferite è proprio l’Italia, ambita anche per la possibilità di acquistare e poi portare a casa con sé i prodotti agroalimentari del Belpaese
Il rilancio della camper life tra la popolazione italiana è iniziato solo nell’ultimo decennio, registrando un incremento del 78% dei mezzi immatricolati in appena otto anni, tra il 2014 e il 2021 (dati forniti dalla European Caravan Federation), che la posizionano oggi al decimo posto in Europa. Un trend che è stato indubbiamente incoraggiato dall’arrivo nel nostro Paese di compagnie di noleggio online come Roadsurfer o Indie Camper, presenti sul nostro mercato rispettivamente dal 2016 e dal 2017, per offrire soluzioni per tutte le esigenze a portata di click. Una promozione che si accompagna a un branding accattivante che ha decisamente aumentato la coolness della casamobile e alla narrazione di alcuni “miti” attorno alla camper life, tuttavia, non tutti realistici. Analizziamoli insieme.
Il camper è libertà
Questo è uno degli assunti più celebrati attorno alla vacanza in camper. Me è vero solo in parte. Innanzitutto, il camper è un mezzo ingombrante: non può transitare in ogni strada, non può parcheggiare ovunque e, soprattutto, non può sostare dove si desidera. L’idea del “mi piace questo scorcio, mi fermo qui” è romantica ma non rispecchia la realtà: in Italia, e nella maggior parte dei paesi europei (eccetto la Scozia e i paesi scandinavi), il campeggio selvaggio è vietato. Ciò comporta una conseguenza fondamentale: bisogna scegliere dove fermarsi a dormire. Può essere un parcheggio di un’area di ristoro in autostrada, se l’idea è quella di spendere zero ed essere pronti a proseguire il viaggio al risveglio; un parcheggio comunale o un’area attrezzata che autorizzi la sosta notturna (pagando nulla o una piccola fee) oppure la piazzola di un campeggio. A seconda della scelta, le cose si complicano e i prezzi salgono. Nel caso dei campeggi, in particolare, ci sono orari di ingresso e di uscita da rispettare, per cui oltre una certa ora di solito non è più possibile accedere. La prenotazione non è quasi mai necessaria, ma nelle zone più turistiche è raccomandabile, per evitare di ritrovarsi a fare il giro di più camping in cerca di un posto libero.
L’altro aspetto da considerare attorno al concetto di libertà è che, se l’idea è partire da “casa”, le destinazioni raggiungibili saranno inevitabilmente limitate, a meno che non si abbia la possibilità di muoversi senza limiti di tempo e di chilometri. Limite ovviabile prendendo, ad esempio, un aereo e noleggiando il camper direttamente nella meta di destinazione. Ma ciò potrebbe comportare un aumento dei costi della vacanza e precludere una delle sue principali comodità: potersi portare tutto il necessario da casa (che tra biancheria e utensili vari non è poco) senza preoccuparsi di fare le valigie.

Il camper è economico
Promosso oggi come vacanza alternativa e disimpegnata, il camper è ben lungi da quell’idea “hippie” che si è cucito addosso negli anni ’60-‘70. Il camper costa. Costa comprarlo (parliamo di cifre che vanno in media dai 10 mila euro di un usato ai 60 mila euro del nuovo, personalizzazioni escluse) e costa noleggiarlo (si va dagli 80 euro al giorno in bassa stagione ai 250 in alta, a seconda ovviamente del modello). Costa mantenerlo e costa ripararlo (potreste scoprire a vostre spese come tutto si rompa piuttosto facilmente e qualsiasi micro pezzo abbia un costo insensato, quindi in caso di noleggio valutate bene l’idea di stipulare un’assicurazione). Calcolatrice alla mano, considerando di viaggiare in coppia o con un bambino piccolo, in medio-alta stagione, ogni giorno in camper avrà un costo di 150/180 euro.
Se a questa cifra si aggiungono le piazzole di sosta per la notte in campeggio (i prezzi partono dai 15 euro, ma in alta stagione è facile spenderne oltre 60, cui va aggiunto il costo per ciascuna persona a bordo e, talvolta, l’allaccio all’elettricità), per il solo alloggio, il costo giornaliero della vacanza può arrivare a 250 euro. Quindi, tanto quanto, se non più, di un albergo o di un appartamento, nel caso di una coppia o di una giovane famiglia. Preventivo che si fa, invece, più conveniente per una famiglia di quattro persone, che necessiterebbe di più camere o di un appartamento molto grande, anche perché spesso i campeggi consentono di montare una tenda per i ragazzi nella medesima piazzola del camper. Ci sono anche due vantaggi rispetto alle altre due soluzioni: se il camper è ben attrezzato (quindi fuochi e frigorifero abbastanza capiente) il vitto potrà essere consumato a bordo, con notevole risparmio rispetto all’alloggiare in un albergo senza angolo cottura. Rispetto a un appartamento, che di solito si affitta a settimane, permette invece una maggiore libertà di spostamento. Da non dimenticare, ovviamente, il costo carburante mediamente superiore rispetto a una macchina (un camper può consumare dai 6 ai 14 litri per 100 chilometri).
Il camper è sostenibile
Può sembrare strano, ma sì: anche se si sta spostando un mezzo pesante, spesso alimentato a diesel, in realtà l’impatto della vacanza in camper è di solito inferiore a quello di altre villeggiature. In camper si vive con poco, si sta attenti ai consumi di acqua, luce e gas e si riduce la produzione dei rifiuti. L’immersione nella natura stimola una maggiore attenzione e gli stessi campeggi sono attenti a promuovere comportamenti più consapevoli, dallo smaltimento dei rifiuti (ci sono campeggi dotati persino di compostiera per la trasformazione degli scarti organici) allo spreco di acqua e risorse. La condivisione degli spazi che si attua in questi luoghi, poi, rende poi tutto più “leggero” (basti pensare che un solo spazio toilette/lavaggio – quindi uno stesso impianto luce e caldaia – accoglie contemporaneamente decine di persone). Certo, la sostenibilità va anche perseguita: e qui è fondamentale il senso civico dei viaggiatori di lasciare sempre pulite le aree in cui si è sostato e scaricare correttamente acque reflue e rifiuti.
Il camper è senza pensieri
Questo è forse il più romanzato degli assunti attorno alla casa su ruote. Sarebbe forse più corretto dire: “il camper ti dà talmente tanti altri pensieri da farti dimenticare quelli che avevi prima”. Quella in camper è una vacanza fatta di organizzazione, attenzioni e piccole routine, alle quali bisogna avere il tempo di abituarsi. Quante volte, nella vostra quotidianità, vi è capitato di soffermarvi a pensare al destino finale delle vostre deiezioni? Beh, ecco, dovrete iniziare a farlo, perché “tutto ciò che si fa sul camper, resta sul camper”. E non è il motto cameratista di un addio al celibato a Las Vegas: il camper ha una cassetta wc che periodicamente va svuotata in uno scarico apposito (si trova nei campeggi o nelle aree di sosta anche autostradali attrezzate ma – spoiler – in poche lo sono). Quindi, richiede la gestione di un processo senz’altro naturale, ma poco ameno.
In alternativa, ci sono i bagni dei campeggi, degli autogrill, dei parcheggi attrezzati… spesso puliti, spesso no, soprattutto la mattina presto. Diciamo che se non siete, come si suol dire, una “buona tavoletta”, la vacanza in camper potrebbe risultare un po’ traumatica sotto questo aspetto. Meno ributtante, ma pur sempre sgradevole, il problema delle acque reflue (quelle di lavabi e doccia): anche quelle vanno monitorate e scaricate sporadicamente, e anche questa operazione va svolta in piazzole apposite. Ovviamente, prima bisogna aver riempito il serbatoio dell’acqua pulita, operazione che richiede un tubo e un rubinetto, e che talvolta potrebbe essere a pagamento. Altri pensieri? Il gas. Il camper ha una/due bombole a bordo: se l’intenzione non è quella di saltare per aria in stile Die Hard, ricordatevi sempre di chiudere la valvola mentre siete in movimento. Così come ad ogni spostamento bisogna serrare tutti i finestrini e gli oblò a tetto (pena i danni imprevisti di cui sopra). Per il resto, valgono i problemi di qualunque mezzo: carico, scarico, carburante, manovre, parcheggi, traffico… con l’aggravante che il veicolo è grande e ha meno visibilità e manovrabilità. Quindi: andate piano, fatevi aiutare in ogni manovra, anche quella apparentemente basica, e state attenti.

Il camper è per tutti
Se ancora vi fosse rimasto il dubbio, la risposta, ovviamente, è no. Se non amate spostarvi spesso, guidare mezzi lenti e ingombranti, adattarvi a spazi piccoli e situazioni scomode, lasciate perdere. Se avete spirito di adattamento, pazienza e un ottimo senso pratico, provateci. Se, poi, siete una famiglia numerosa, amate stare in natura, nei campeggi, all’aria aperta, conoscere gente nuova ogni giorno, fatelo. Il bello della vacanza in camper è che si viaggia come una tartaruga, andando piano, muovendosi tanto, godendosi il viaggio e ammirando luoghi diversi, ma portandosi sempre dietro le proprie cose e avendo la libertà (quasi) infinita di comprarne di altre senza limiti di bagaglio. Anche se si lava, si cucina, si fa la spesa, proprio come se si fosse a casa, si riesce a staccare dalla routine quotidiana molto di più che stando in un appartamento, perché il contesto – magari un bosco o una bella pineta di fronte al mare – è spesso suggestivo.
Un camping, rispetto ad altre soluzioni, ti pone in pole position in luoghi naturali incredibili, spesso inaccessibili ai visitatori esterni. L’ambiente internazionale (i campeggi, anche in Italia, sono molto frequentati dagli stranieri) contribuisce poi a creare quel discrimine totale con la realtà di tutti i giorni. Stare sul camper è un po’ come stare in barca: ci si adatta e ci si dà tutti da fare, ma bisogna essere organizzati, ordinati e pronti a gestire efficientemente qualsiasi situazione. E, per il resto del tempo, godersi il viaggio.
L’impatto economico del camperismo in Italia
Il turismo del camper in Italia è in crescita costante. In un comunicato stampa rilasciato lo scorso 26 maggio, l’ufficio stampa del Salone del Camper – evento fieristico la cui 16 esima edizione si svolgerà alla Fiera di Parma dal 13 al 21 settembre – nel 2025 il turismo camperistico ha subito un’impennata negli ultimi anni, con 67,7 milioni le presenze attese per la stagione 2025 nel settore del turismo outdoor. A trainare il comparto rimane il mercato estero, che secondo un’indagine di Enit presentata lo scorso marzo, sarebbe attratto dalle vacanze in Italia soprattutto per la possibilità di esportare le eccellenze enogastronomiche made in Italy. Ad essere portati a casa come “souvenir” o regali per amici e parenti, in primis, i prodotti agroalimentari, che arrivano in primis in Germania (15,4%), Stati Uniti (11%), Francia (11%) e Regno Unito (6,8%).
Ma non si tratta solo di turismo. L’Italia è anche il terzo produttore europeo di camper (dopo Germania e Francia), con un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di euro, e il made in Italy piace sia per il design che per l’alto standard qualitativo. Che si parli di export, produzione, vendita, campeggi o aree sosta, il mondo del camperismo è destinato ad avere un ruolo sempre più importante nell’economia italiana, sia di spinta che di traino per altri settori, e vuole dare nuove risposte alle esigenze di crescita. Chi viaggia in camper fa girare l’economia in tutte le stagioni dell’anno, perché vive la destinazione in tutte le sue opportunità, che siano natura, musei, centri storici, prodotti tipici e artigianato locale.
Secondo uno studio condotto da Ergo, spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il camperista spende al giorno mediamente 97,80 euro, molti dei quali per il food, con una forte preferenza per la cucina tradizionale locale (su 13 giorni di vacanza si consumano in media 9 pasti fuori dal mezzo ricreazionale). Il 72% di chi sceglie la casa su ruote viaggia in Italia, visitando piccoli borghi e luoghi meno turistici, e genera un impatto ambientale inferiore rispetto alle vacanze in auto e hotel, con una riduzione del 30% delle emissioni e del 27% del consumo di acqua: dati che dimostrano come il settore sostenga le piccole economie locali, e lo faccia in modo sostenibile, anche perché, una volta parcheggiato il camper, di solito ci si muove a piedi o in bici.