L’oasi urbana che non ti aspetti: apre il nuovo The Hoxton, Firenze

L’oasi urbana che non ti aspetti: apre il nuovo The Hoxton, Firenze

Due palazzi, due epoche, un grand hotel. A Firenze sbarca The Hoxton, e porta tante novità, a partire dalla prima house del marchio. Lo abbiamo provato per voi.
Alassio Terrace. Foto di Heiko Prigge

I turisti hanno già formato una lunga fila davanti al Duomo. Per attraversare la piazza, nonostante non siano neanche le nove del mattino, dobbiamo farci largo tra carrozze trainate da cavalli e una miriade di gruppi provenienti da ogni angolo del mondo. Ma a Firenze è sempre così: da Ponte Vecchio agli Uffizi, dal Lungarno a piazza della Repubblica, la Culla del Rinascimento è una vera calamita per i visitatori che affollano le vie del centro. Per lasciarci il caos alle spalle, da piazza del Duomo camminiamo verso via de Ginori e, in pochi minuti lo scenario cambia, ci ritroviamo in un angolo più silenzioso e defilato di Firenze, dove passeggiare è piacevole. Un passo dopo l’altro, percorsa via S. Gallo, in un attimo siamo a via delle Mantellate. C’è qualche studente che passa in bici, una famiglia con il passeggino cammina sul marciapiede, gente seduta in un piccolo bar, una coppia a spasso sotto i portici. Che sia questo il vero volto della città?

Lobby. Foto di Heiko Prigge

L’oasi verde che non ti aspetti

Non poteva che aprire qui il nuovo The Hoxton, Firenze. Proprio come a Roma, dove il primo hotel del marchio ha inaugurato qualche anno fa in un’area residenziale tra Pinciano e Parioli, per la sede fiorentina l’idea è stata la stessa: allontanarsi dalla pazza folla, seppur restando a pochi passi da piazza della Libertà, da via Cavour e dalle bellezze artistiche del centro. In questo angolo tranquillo, si respira l’aria più autentica del capoluogo.

Appena entrati ci aspetta una sorpresa, anzi due. L’albergo ha una doppia anima, perché è composto da due palazzi: uno del XVI secolo dallo stile tipico del Rinascimento, con la facciata originale e un’imponente loggia a volta colonnato, l’altro è pura avanguardia Postmodernista, un edificio progettato negli anni ’80 da Andrea Branzi, con la sua facciata in legno a doghe, il design minimale e lineare. A legarli – e qui viene il bello – c’è un grande cortile, che profuma di fiori, ricco di alberi di ulivo e limoni. Non te l’aspetti proprio nel cuore della città un’oasi urbana come questa, con tanto verde e (soprattutto) tanto spazio all’aperto tutto da vivere, con tavoli, salottini e dehors per fare un aperitivo o cenare sotto le stelle. C’è un altro angolo open air sul roof del palazzo moderno, la terrazza con la vista sulla città. Lo stress è già un ricordo lontano.

Sentirsi a casa: la nuova House

Proprio su questo grande chiostro si affaccia la nostra House. L’entusiasmo è alle stelle quando ci aprono la porta – che ha anche un’entrata indipendente, per maggiore privacy – perché siamo in assoluto i primi a provarla. La House è la novità del brand, che ha scelto proprio Firenze (seguirà Edimburgo) per sperimentare un nuovo concetto di ospitalità. Entriamo con quell’emozione genuina tipica delle prime volte, ed ecco la nostra casa lontana da casa.

Biggy. Foto di Heiko Prigge

Mentre i bambini corrono a scegliersi la camera, ho il tempo di curiosare in giro: la cucina completamente accessoriata e rifornita con delizie locali – vedi i cantucci alle mandorle del Biscottificio Mattei – ha una grande isola centrale con il piano in marmo di Carrara, cu sui spiccano le ceramiche colorate dipinte a mano dell’azienda De Ruta. Il frigorifero bianco e la macchina del caffè della Smeg danno un tocco anni Cinquanta. Si perché quest’appartamento di stanze ne offre tante: due camere matrimoniali nella zona notte, l’ampio living con salottino annesso (che diventa una terza camera se serve) e la cucina concepita come un open space conviviale. E, per la gioia delle famiglie, ci sono quattro bagni. Ma, a proposito di convivialità, c’è anche un cortile privato, con tavolone e salotto, dove viene voglia di organizzare cene tra amici e aperitivi al tramonto. Una nota in più? È anche pet-friendly.

Dal Rinascimento al Pop: una camera per ogni stile

Non solo casa però. L’hotel offre 161 camere, ognuna con un suo carattere, ma tutte legate da quello spirito disinvolto, creativo, anticonformista e vibrante tipico degli Hoxton. Gli interni dell’hotel sono stati curati da AIME Studios, dinamico creative studio del Gruppo Ennismore, che ha trasformato l’antica residenza nobiliare del XVI secolo, costruita originariamente dalla nobile famiglia Ricasoli. Tra camere e suite la scelta non manca, ce ne sono per ogni tipo di viaggiatore: volete un soggiorno tipico fiorentino? Prenotate una stanza nel palazzo rinascimentale, con soffitti a cassettoni, affreschi d’epoca e – se siete fortunati – persino la vista sul Duomo.

House Kitchen. Foto di Heiko Prigge

La palette cromatica si ispira ai marmi policromi del Duomo e le testate dei letti riprendono le linee della facciata della Basilica di Santo Spirito. Motivi tessili “fiammati”, omaggio alla famiglia Medici, decorano i bordi delle tende e i tappeti dei corridoi. Vi sentite più avanguardisti? Avete una passione per le correnti architettoniche? Puntate sull’edificio di Andrea Branzi, fondatore di Archizoom, dove tutto (o quasi) è rimasto intatto, dall’ingresso lineare alle scale con il cemento a vista: le camere però sono un’esplosione di colore, con mobili pop, tappezzerie eclettiche, comodini in vernice laccata, colori vivaci, richiami esotici, armadi asimmetrici e lampade da tavolo a righe monocromatiche: un’atmosfera che riporta a quella spensieratezza visionaria del Gruppo Memphis, cui l’architetto era legato.

Dall’alba al tramonto è una festa (soprattutto per i golosi)

Un ristorante che profuma di mare, una vivace enoteca che porta tra le atmosfere parigine, un bar rilassato e sociale dove fare colazione o fermarsi per un drink. Ma andiamo con ordine: arriviamo all’Hoxton di mattina, l’occasione migliore per sprofondare tra i divani del bar e iniziare la nostra avventura con un buon cappuccino e le paste fresche più golose. Ordiniamo i Necci Pancakes di Castagne, la Schiacciata con Avocado, stracchino e crumble di rigatino e le Uova alla Benedettina, servite su pan brioche e guarnite con salsa olandese.

Foto di Heiko Prigge

Se capitate all’ora di pranzo, approfittatene per provare originali piatti come i Ravioli Girella, ripieni di triglia e cozze, conditi con scorza di limone e brodo di caciucco, e la Focaccia Alassio, farcita con zucchine grigliate, tartare di tonno, mozzarella di bufala e basilico fresco. A proposito di buon cibo, dopo la giornata alla scoperta della città, niente di meglio che accomodarsi tra i tavoli dell’Enoteca Violetta, un luogo vitale e romantico, ma anche giovane e frizzante. Visto che è weekend, c’è il dj-set ad animare la serata: il locale è pieno, il clima è festaiolo. Vini vivaci, ambiente ricercato e divertimento sono la carta vincente, ma anche la cucina: i classici taglieri di salumi di Cinta Senese e formaggi sono imperdibili, ma provate anche gli stuzzichini sfiziosi, come la Polenta Croccante al Ragù d’anatra, i supplì con cozze, salsa aioli al prezzemolo e formaggio Gran Mugello, o i Crostini Toscani con i Paté di fegatini.

L’arte anche a tavola

Foto di Heiko Prigge

Lasciatevi spazio per la cena però, perché da Alassio merita: anzitutto per l’ambiente. Il ristorante si sviluppa su tre sale, diverse l’una dall’altra, dalla più moderna alla rinascimentale (con tanto di affresco ispirato all’Ultima Cena). Un gran murale dell’artista Giulia Mangoni a tema marinaro decora le arcate che portano al locale, arricchito da ceramiche d’autore, manifesti vintage e lampadari di Murano. Tra volte, candele e tanta arte, va in scena lo show ai fornelli. La cucina a vista permette agli ospiti di curiosare dietro le quinte. Mentre aspettate assicuratevi di peccare di gola, assaggiando l’olio EVO sul pane caldo. La proposta gastronomica celebra i sapori mediterranei infondendo nei piatti i profumi della riviera italiana, dalla Liguria alla Toscana. Tra le specialità troveremo tartare di tonno, polpo grigliato, vaporata e gambero rosso crudo. Dallo scenografico forno Josper e dalla griglia robata usciranno piatti da condividere, come il Tomahawk di Maiale Cinta Senese e pesci interi freschissimi presi ogni giorno al mercato. E poi un grande classico: la Panna Cotta al limone. Niente di meglio per chiudere in dolcezza quest’avventura fiorentina.

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