Ci sono diverse ragioni per scegliere come meta Tolentino, non tutte forse evidenti ai più. La cittadina marchigiana a poca distanza da Macerata, nella Media Valle del Chienti, ha un passato ricco di storia e un presente altrettanto vivace: insediamento piceno e poi romano, come testimoniano diversi siti archeologici e ritrovamenti sul territorio circostante, è da sempre un importante centro culturale ed economico, nella cui zona industriale si trovano le sedi di note aziende, di proprietà italiana o meno ma saldamente radicate sul territorio, che richiamano qui un notevole flusso di clientela business.
A cominciare dal design di lusso di Poltrona Frau, che fu parte del gruppo Nazareno Gabrielli, anch’esso con sede a Tolentino, ed è oggi diventato un brand di Haworth Lifestyle dell’omonima famiglia americana, tenendo però qui la sede produttiva affiancata da un bel museo aziendale. Poi c’è il turismo culturale, con i tanti edifici storici (molti sono in fase di restauro dopo il terremoto del 2016), e quello religioso, legato soprattutto al culto di San Nicola da Tolentino, con la bellissima basilica e i suoi affreschi. Ed è anche base ideale per il trekking alla scoperta di una natura sorprendente, che a boschi e laghi e bacini artificiali affianca lo spettacolare panorama roccioso delle Lame Rosse, e incantevoli borghi di montagna.
Interno Marche, Design Experience Hotel
Da un anno a questa parte, però, c’è un altro buon motivo per ritagliarsi una tappa a Tolentino. Coincide con l’indirizzo che fu quello della sede della Nazareno Gabrielli, prima, e poi di Poltrona Frau: in via Cesare Battisti 15, quella che in città è conosciuta come Villa Gabrielli è diventata, da giugno 2024, Interno Marche: struttura di ospitalità ricca di fascino e contenuti. È davvero limitativo definirla “solo” un albergo a quattro stelle ma risulta un progetto culturale a tutto tondo, incentrato sul racconto per nulla autoreferenziale di una storia imprenditoriale, ma anche sul valore del design e sull’elogio della bellezza messa al servizio della funzionalità e dell’uso. E, non ultimo, sulla valorizzazione di Tolentino stessa e del suo territorio: non a caso, il nome scelto rimanda sì all’interior design ma anche alla ricchezza dell’entroterra marchigiano, dove operosità e paesaggio vanno di pari passo.
Il palazzetto in stile Liberty del 1922 fu, allo stesso tempo, dimora della famiglia Gabrielli e opificio: qui lavoravano le Gabrielline, artigiane impiegate dall’azienda fondata appunto da Nazareno Gabrielli, specializzata nella lavorazione di accessori e abbigliamento in pelle. L’attività si ampliò poi ai profumi e ad altri settori, fino alla cessione del marchio nel 2011. L’edifico è stato ristrutturato con grande cura, con un cantiere durato tre anni che ha coinvolto un gran numero di maestranze, professionisti e imprese del territorio, coordinato dal team di giovani ingegneri e architetti tolentinati di ORA Studio.

Un grande lavoro di squadra che ha dato nuova luce ai 3.600 metri quadri di superficie distribuiti su tre piani disseminati di oggetti di design scelti unendo estetica e funzionalità e opere e installazioni artistiche. Sono nati così i begli ambienti comuni, tra cui l’ampia lobby con i tavoli e i divanetti del bar; al piano inferiore, al livello del bel giardino della villa, trovano spazio il bistrot L’Opificio – che conserva diverse testimonianze della storia della Nazareno Gabrielli, e omaggia il territorio marchigiano con una cucina immediata ma non priva di spunti originali – e la graziosa spa dedicata al benessere, realizzata portando a nuovo uso le antiche vasche in pietra usate per la concia delle pelli.
Qui trovano spazio una piccola piscina con nuoto contro corrente, il centro benessere con sauna e bagno turco e la palestra, inserite in un’ambientazione “artistica” ispirata all’immaginario visivo di Lazlo Moholy-Nagy e della scuola Bauhaus.
Sono invece 30 le stanze per gli ospiti: cinque suite long stay nella dependance semicelata dal roseto del grande giardino, ciascuna dedicata ai cinque movimenti stilistici più significativi dell’ultimo secolo (Secessione Viennese, Arts&Crafts, Radical, Pop e Movimento Moderno, che danno l’impronta alle cinque). Le altre 25 camere rendono omaggio ai progettisti che più di tutti hanno contribuito alla storia di Poltrona Frau e degli ultimi 60 anni di interior design italiano: da Michele De Lucchi a Tito Agnoli, da Vico Magistretti a Giò Ponti, da Luigi Massoni al duo di designer svedesi Anna e Sofia dello Studio FRONT.
Franco Moschini: Bello, buono e ben fatto
Unica eccezione: la Presidential Suite ambientata nella torretta di Villa Gabrielli e dedicata a Franco Moschini, imprenditore che ha fatto la storia del marchio Poltrona Frau e, con esso, del design contemporaneo italiano. Sposato con la nipote di Nazareno Gabrielli, fu lui ad avere l’intuizione di rilevare l’azienda torinese avviata dal cagliaritano Renzo Frau e portarne la sede a Tolentino, dando il via a una produzione leggendaria che – con le sue sedute iconiche, cui si sono affiancati nel decennio anche letti, tavoli e altri oggetti, e le collaborazioni nel settore contract tra macchine di lusso, aeroporti, teatri e altro – ha contribuito al prestigio mondiale del made in Italy.
“Bello, buono e ben fatto”, il suo motto ad ampio raggio, campeggia sulla parete sopra alla testiera del letto, mentre la camera custodisce gli oggetti da lui più amati e che ha selezionato personalmente: dalla iconica Vanity Fair di Poltrona Frau alla libreria Veliero di Franco Albini, passando per il tavolino Vermouth di Gebrüder Thonet Vienna e la lampada Bhusanam di Ettore Sottsass.

Mentre è la massima Ex nihilo nihil (dal nulla nulla viene), tratta dal De rerum natura, che campeggia sull’esterno della torretta – e anche, in chiave contemporanea, sulla parete di uno dei due ingressi dell’hotel mentre dall’altro si legge Ars donum dei, l’arte è un dono di Dio – a riassumere lo spirito del progetto. Non una costruzione o una “semplice” ristrutturazione, ma l’evoluzione di un edificio che rinasce in una nuova veste con sensibilità e attenzione a 360 gradi. E a confermare il motto del patron, c’è anche la doppia certificazione di sostenibilità: quella targata Gbc Historic Building, che attesta la qualità degli interventi di conservazione, riqualificazione, recupero e integrazione di edifici storici, e la Leed V4 for Hospitality, sistema internazionale di “green rating” per alberghi e altre strutture di ospitalità.
Franco Moschini (che nel 2014 ha ceduto il marchio tenendo però per sé la Gebrüder Thonet Vienna, azienda famosa per i mobili in legno ricurvo e paglia che aveva nel mentre acquisito) è infatti anche un mecenate e un visionario amante del bello. Amico e collaboratore di personaggi come Domenico De Masi e Francesco Alberoni, insignito del Compasso D’Oro alla carriera nel 2016 e del Cavalierato del Lavoro nel 2001, e appassionato promotore del territorio dell’Alto Maceratese con iniziative culturali e progetti (incluso l’hotel) oggi coordinati dalla Fondazione Design Terrae, è stato proprio lui a voler dare nuova vita a Villa Gabrielli rendendola un luogo aperto alla comunità locale e a un pubblico il più ampio possibile.
Se, in occasione dell’inaugurazione del 2024, tutti hanno potuto vedere gli ambienti rinnovati con delle visite guidate, i suoi spazi restano facilmente accessibili, che si tratti di un caffè o un aperitivo al bar, un pranzo o una cena a L’Opificio o anche un soggiorno: i prezzi delle camere, che includono una ricca colazione a base di prodotti del territorio e preparazioni artigianali, oscillano tra i 180 e i 350 euro, consentendo un’esperienza immersiva nel design italiano.
Il caveau digitale
L’hotel è infatti una vera e propria collezione: sono oltre 400 i pezzi disseminati negli spazi dell’hotel, tra quelli parte della produzione attuale di Poltrona Frau e di altre aziende italiane e le versioni custom realizzate ad hoc: come ad esempio il letto tondo Lullaby Due che troneggia nella sua colorazione originale rosa shocking con cui fu esposto in piazza Duomo Milano per il lancio, in un angolo della camera dedicata a Luigi Massoni, in dialogo con i soffitti affrescati di quelli che furono gli ambienti di rappresentanza di Villa Gabrielli. O la lampada Tolomeo disegnata per Artemide dall’architetto e designer ferrarese Michele De Lucchi, che ha anche firmato il progetto del Poltrona Frau Museum e la ristrutturazione del Teatro Politeama di Tolentino, a due passi da Interno Marche, su incarico della Fondazione Moschini.

Ma qui, la bellezza non è fine a sé stessa o puramente contemplativa e, nonostante la preziosità degli oggetti, il design non intimorisce ma racconta e coinvolge: tutto è accogliente, pensato per essere usato e goduto, e per chi vuole approfondire all’ingresso di ogni camera c’è un QR code che rimanda al “caveau digitale”, grande archivio online consultabile per conoscere i dettagli dei pezzi principali dell’arredo.

Così, trascorrere due giorni nella junior suite al secondo piano dedicata a Gae Aulenti – che è stata grande amica di Franco Moschini –, sedendomi sul divanetto a due posti Minuetto di Poltrona Frau e sulla sedia April disegnata per Zanotta, con le pareti rosse in cui si aprono nicchie e scale “immaginarie” illuminate da lampade come la famosa Pipistrello (disegnata nel 1965 per gli showroom di Olivetti a Parigi e Buenos Aires, e prodotta da Martinelli) e la Minibox a parete (disegnata assieme a Piero Castiglioni nel 1981, ispirandosi alle lampade dei minatori), mi ha fatto sentire nello stesso tempo come dentro una scenografia teatrale, e a casa.