Osservavo da finestrino del treno i filari di vite perfettamente allineati che salivano sui pendii lungo il Reno e immaginavo cavalieri al galoppo diretti verso i castelli in cima alle colline. Un cameriere mi chiese se volevo qualcosa da mangiare o da bere. Pochi minuti dopo mi portò una birra fredda e una ciotola di chili piccante.
Era molto meglio che volare. Non solo i viaggi in treno generano meno emissioni di CO2, ma sono anche un modo panoramico e rilassante per esplorare le cittadine europee meno visitate. Questo è uno dei motivi ispiratori della European Route of Historic Thermal Towns promossa dalla European Historic Thermal Towns Association (Ehtta), organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 2009 da sei città termali per promuovere il loro patrimonio culturale.
L’associazione conta oggi 50 membri in tutta Europa, e molte destinazioni sono facilmente raggiungibili in treno. Ho iniziato il mio viaggio dalla città di Spa, nel Belgio orientale, il cui nome è ormai sinonimo di fare la cura delle acque. Nota per le sue sorgenti ricche di minerali, è una delle 11 Grandi città termali d’Europa nominate dall’Unesco nel 2021. A solo due ore di treno da Bruxelles, questa località prediletta dallo zar Pietro il Grande di Russia è diventata ben presto una delle mie preferite.
In viaggio tra le città dell’acqua
Passeggiando per questa città idilliaca, ho incontrato caffè, negozi di formaggi e pasticcerie che vendevano meringhe. Gli abitanti mi salutavano con un cordiale “Bonjour” quando mi incrociavano. Le strade sono costellate di variopinte statue di Pierrot, protagonista del logo della marca di acqua in bottiglia che porta il nome della città. In centro si trova un casinò del XVIII secolo, una delle sale da gioco più antiche del mondo. Sono salita con la funicolare a Les Thermes de Spa, un complesso che risale al 1868 e che attinge l’acqua da tre sorgenti.
La composizione minerale di ciascuna ne determina l’uso: l’acqua meno salata è destinata al consumo, quella frizzante ai trattamenti termali mentre quella ricca di calcio e bicarbonato alimenta le piscine termali. Mi sono immersa in acque di diverse temperature, da quelle gelide a quelle da cui non avrei mai voluto uscire. Dopo aver provato ogni piscina, doccia e sauna, ho fatto il check-in all’Hôtel La Reine e ho cenato nel suo eccellente ristorante, La Cour de la Reine.

Bad Ems, destinazione benessere
La mattina dopo, con una breve passeggiata ho raggiunto la stazione ferroviaria per il viaggio di quattro ore fino a Bad Ems, in Germania. Così ho avuto modo di scoprire un altro aspetto positivo dei viaggi su rotaie. Dopo due ore e mezza, ho dovuto fermarmi a Colonia per cambiare treno. La coincidenza di 40 minuti mi ha concesso abbastanza tempo per visitare il Duomo, il capolavoro risalente a 775 anni fa situato proprio di fronte alla stazione. Sono arrivata a Bad Ems nel primo pomeriggio. Definita anche “la Spa imperiale”, fu una delle località termali più illustri della Germania dal XVII al XIX secolo, frequentata da reali, politici, musicisti e scrittori.
Ho camminato fino al quartiere storico delle terme, che ospita un casinò e diversi centri termali, tra cui la Marmorsaal, sontuoso palazzo in marmo con lampadari d’oro che scendono da un soffitto a cassettoni.
Pioveva e faceva freddo, quindi ho lasciato perdere la funicolare, una meraviglia ingegneristica che sale lungo un ripido pendio fino a un punto panoramico, e sono andata direttamente all’Emser ThermenHotel, moderno complesso sul fiume Lahn che include un raffinato centro termale. Per raggiungere le piscine, però, ho dovuto attraversare una serie di saune umide e secche dove sono rimasta sorpresa nel vedere uomini e donne nudi. Ho scoperto che nella cultura tedesca della sauna la nudità è prassi comune.
Direzione Baden bei Wien
Cercando di fare l’indifferente, mi sono infilata in una doccia per un veloce risciacquo e poi mi sono diretta verso l’area delle piscine, dove è richiesto il costume da bagno. Ogni piscina offriva un idromassaggio diverso e dopo aver esplorato le varie vasche – la mia preferita era quella all’aperto con lettini che massaggiavano tutta la schiena con getti intermittenti – ho trovato il coraggio di visitare la sauna secca, che si affaccia sulla riva del fiume. Mi sono spogliata e mi sono seduta nella sauna mista. Nessuno mi ha degnato di uno sguardo. Il giorno seguente mi sono svegliata presto, e dopo una ricca prima colazione tedesca in hotel ho preso il treno delle 8 per Baden bei Wien, nell’Austria orientale.
Il viaggio è stato lungo – nove ore – ma piacevole. Ho passato il tempo leggendo, sonnecchiando, lavorando (grazie al wi-fi) e godendomi il fantastico paesaggio. Il treno attraversa la Gola del Reno, una regione dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, passando per villaggi fiabeschi, borghi in collina e la famosa roccia di Lorelei, che ha ispirato molte poesie e canzoni. Arrivata a Baden bei Wien, la più grande tra le città termali che ho visitato, ho fatto il check-in all’At the Park Hotel ai margini del Kurpark, un’area verde creata 200 anni fa con giardini formali, fontane e monumenti. La mattina dopo ho partecipato a un itinerario a piedi che ha esplorato le ampie strade della città, le strette gallerie e la Beethoven-Haus, un modesto edificio a due piani dove il compositore trascorse molte estati.

Budapest tra termalismo e notti magiche
Ho scoperto così che l’Inno alla gioia della Nona Sinfonia fu scritto nell’appartamento al secondo piano, dalle pareti (restaurate) rosa e verde pastello. Abbiamo fatto una tappa anche all’Arnulf Rainer Museum, allestito in uno stabilimento termale del XIX secolo, con i dipinti dell’artista austriaco contemporaneo appesi nei vecchi spogliatoi e sopra le vasche di marmo incassate nel pavimento. Si stava facendo tardi, quindi ho preso un altro treno, stavolta per un viaggio di sole tre ore, per raggiungere la mia città natale, Budapest. La capitale ungherese ha 123 sorgenti termali che alimentano un gran numero di bagni. Dopo una crociera sul Danubio con cena e musica tradizionale ungherese, mi sono fermata allo Sparty, una festa che si tiene ogni venerdì e sabato sera alle Terme Széchenyi.
Tra DJ, laser e ragazzi che ballavano e bevevano nelle grandi piscine all’aperto, la scena era un po’ troppo giovane per me, così mi sono spostata ai Bagni Rudas. Le cinque piscine sotterranee di queste terme in stile turco risalenti a 450 anni fa – una vera istituzione in città – sono coronate da soffitti a cupola e pervase da un forte odore di zolfo. Dopo averle provate tutte, volevo godermi un ultimo bagno con vista panoramica, così sono andata nella moderna piscina sul tetto. Era gremita di gente festaiola e di coppie, ma vedere le luci dello skyline cittadino riflesse nel Danubio era uno spettacolo sensazionale. Dopo tre giorni di bagni caldi, era ora di andare a letto.