La provincia andalusa di Cadice, nella parte meridionale della penisola iberica, si differenzia dal resto del Paese per la cadenza dei battiti di ciò che è il suo cuore: flamenco, mare, vino, vento e cavalli. Ciò che la contraddistingue rende l’identità gaditana forte e ben determinata. Le ampie spiagge della Costa de la Luz, le caratteristiche corse di cavalli, il patrimonio culturale legato al suo ballo più celebre e gli itinerari del vino e del brandy della zona di Jerez, tutto ciò interagisce e permette di vivere momenti esperienziali che rimangono impressi per il loro temperamento assoluto e deciso.
L’oceano e i tramonti di Chiclana de la Frontera
Il mio weekend comincia con un tuffo nell’Oceano Atlantico. La spiaggia è quella de La Barrosa, la stessa decantata in un pezzo di flamenco omonimo, composto dal virtuoso chitarrista spagnolo Paco de Lucía, natio della provincia: il brano prende il nome dall’arenile di Chiclana de la Frontera, lungo quasi otto chilometri. Qui la sabbia color ocra è costellata da grandi conchiglie levigate e la marea lascia spazio, quando indietreggia, a una spiaggia larghissima in cui si formano tante piccole lagune dove passeggiare. L’acqua dell’oceano, poco salata, è fresca e apparentemente calma, a parte quando arriva qualche onda che ci ricorda che di fronte a noi c’è il gran mare aperto. Il sole scalda fino a sera e l’aria tiepida regala momenti di vera serenità.
Tornando a piedi verso l’hotel, il confortevole Royal Hideaway Sancti Petri, mi addentro in una foresta di palme che mi rievoca i Caraibi per il verde brillante delle foglie, il fruscio delle chiome, il rumore dell’oceano in lontananza, e i grilli. Dopo una doccia veloce sono pronta per il tramonto, torno di nuovo verso la playa La Barrosa ma questa volta vado più ad est, al ristorante El Cuartel del mar – un’ex caserma fortificata simile all’immaginaria Fortezza Bastiani de Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati. Dalla terrazza che dall’alto delinea il cortile interno, si ammira il sole rosso maltato nascondersi sotto il mare. Per inebriare ancor più il momento, sorseggio un ottimo Tinto de Verano che permette di entrare perfettamente nello spirito gioviale gaditano. L’esordio della nostra guida è: “La provincia di Cádiz tiene mucho arte” e questo viene inteso sia per le sue ricchezze culturali e paesaggistiche, che per il carattere dei suoi abitanti.
Calore, colore, verve, musica, queste sono le parole che subito emergono nel mio pensiero e che vengono confermate dai racconti di vita quotidiana gaditana. La gente è festosa ed espansiva: se si va al mercato rionale, per esempio, è del tutto normale che il fruttivendolo vi chiami “Mi Reina” (ossia “Mia Regina”) con un senso di grande ammirazione e affetto. La cena comincia con vari antipasti tra cui i chipirones, calamari fritti, e successivamente con una portata di tonno rosso pescato con una tecnica di pesca tradizionale e sostenibile, praticata lungo le coste di Cadice: l’Almadrava, risalente all’epoca fenicia.
I vini, i cavalli e il flamenco, l’animo di Jerez de la Frontera

La mattina seguente ci dirigiamo a Jerez de la Frontera e visitiamo una delle cattedrali del vino più importanti: la Bodegas Lustau, considerata un punto di riferimento di livello mondiale per i vini di alta qualità. Lustau è tra i migliori produttori di sherry, premiato dall’International Wine & Spirit Competition. L’avventura della famiglia comincia nel 1896, quando José Ruiz-Berdejo, segretario della Corte di Giustizia, inizia a coltivare le viti dello stato di famiglia, chiamato Nuestra Señora de la Esperanza. I vini prodotti vennero successivamente venduti ai grandi produttori di sherry; questa attività, conosciuta come Almacenista consiste nel commerciare ottimi vini sherry in purezza con le grandi aziende che li usano per migliorare le loro soleras (un metodo di invecchiamento dinamico).
Dopo la degustazione, anche di vermouth e brandy, la mattinata prosegue con una visita del centro di Jerez de la Frontera. Il centro storico ha un aspetto signorile dato dai palazzi aristocratici che si mescolano alle case tipiche dell’Andalusia. Il suo passato arabo è ben visibile nelle mura, nell’Alcázar e nella moschea, oggi trasformata nella cappella di Santa María la Real. La cattedrale, l’antica collegiata di San Salvador, è una combinazione di elementi barocchi e neoclassici. Per pranzo ci lasciamo ammaliare dalle delizie di Juanlu Fernández al ristorante bistellato LÚ in Calle Zaragoza 2, dove lo chef interpreta la sua terra e crea una proposta che si connette con la cucina francese. Le ricette della tradizione che la nonna gli ha insegnato, si relazionano con i suoi viaggi e con il concetto di Chef’s Table, in cui il team costruisce un’esperienza elegante e silenziosa davanti ai commensali. A dieci chilometri da Jerez de la Frontera si trova la finca AlcántarA Ecuestre. Questa proprietà che si colloca nel mezzo di un ricco terreno agricolo tra mais, cotone, barbabietole, girasoli e vigneti, è un punto di riferimento per chi ama i cavalli. Il proprietario Alfonso Lopez de Carrizosa Caballero accoglie tutti coloro che vogliono visitare il maneggio e cavalcare. Lo incontro in procinto di un’esibizione di Doma Vaquero o Rejoneo, una sorta di balletto in cui i cavalli andalusi addestrati sono condotti magistralmente a passi di danza in gran sintonia con i propri cavalieri. Un’arte affascinante, Alfonso è vestito con il Traje de corto, un abito utilizzato tradizionalmente dagli uomini che partecipavano alle fiere del bestiame, composto da giacca marsigliese, gilet, pantaloni e camicia campestre. Prima di cenare (seduti a una bellissima tavola decorata con rami di ulivo da Paloma, la figlia di Alfonso) un talentuoso gruppo di danzatori di flamenco ha dato carica alla serata.
Il mare di Cadice, la città più antica di Spagna

La mattina seguente partiamo alla volta di Cadice dove si tiene la penultima tappa del Sail Grand Prix, un circuito annuale di regate veliche internazionali, simile per formato alla Formula 1 ma con imbarcazioni chiamate catamarani foiling F50, che ha visto in questo caso vincere la Gran Bretagna. Successivamente visitiamo il centro della città. L’andalusa Cádiz, fondata con il nome originale di Gadir dai fenici nel 1100 a.C., ha uno splendido lungomare che dà sull’Atlantico, dove troneggia la cupola di azulejos della cattedrale affacciata su Campo del Sur. L’edificio, in stile barocco e neoclassico, conserva nella cripta le spoglie del compositore Manuel de Falla. Vicino alla chiesa si trovano l’antico teatro romano e la cattedrale vecchia. Cadice ha molte piazze tra cui: Plaza España dove spicca il Monumento alla Costituzione del 1812; Plaza de San Juan de Dios dove sorge l’imponente municipio in stile neoclassico; la suggestiva Plaza de las Flores famosa per i suoi vasi di fiori e per le decorazioni colorate; Plaza de Candelaria uno spazio trapezoidale destinato al verde pubblico, qui è d’obbligo fermarsi al Café Royalty, aperto nel 1912, che ha affreschi e decori del ventesimo secolo. Un indirizzo ottimo per una tisana accompagnata da deliziosi picatostes dolci: fette di pane passate nell’uovo sbattuto e fritte, successivamente spolverate di zucchero e cannella.
Il vento che soffia su Vejer de la Frontera
Ultima tappa prima della ripartenza è Vejer de la Frontera, un pueblo blanco abbarbicato in cima ad una collina. Tra case chiare e vie tortuose si sente la mescolanza con la cultura araba. Qui le donne in passato utilizzavano la Cobijada, un abito tradizionale che ha origini castellane e presenta reminiscenze islamiche. Il centro storico è un labirinto di viuzze e casas vejeriegas; la Chiesa del Divino Salvatore unisce lo stile mudejar tipico dell’Andalusia con quello gotico. Tra l’Alcazaba, il castello arabo di Vejer, e l’antica Moschea ora chiesa, spunta un piccolo hammam testimone della combinazione di culture. Non lontano dal paese c’è un bar trattoria dove consiglio vivamente di fare una sosta: Venta Bar El Toro, un luogo che conserva tutta l’autenticità di questa regione e la sapidità dei suoi prodotti. Da provare assolutamente il loro Ovos Rotos, un piatto tipico composto da uova, patate e altri ingredienti. Il mio viaggio nella provincia di Cadice qui termina e prima di prendere l’aereo cerco di assorbire tutto il calore e il sole che qui batte ancora forte. Una latitudine ideale, dove si assapora la cultura vivace gaditana che rispecchia l’energia di una terra vigorosa e passionale.