Colori sgargianti resi opachi dall’incuria, motti in latino e in italiano ancora leggibili, vetrate decorate troppo spesso andate in frantumi, mosaici in ceramica, bassorilievi ed elaborati intrecci di archi a reggere cupole dalle fogge arabeggianti: trent’anni di abbandono non sono riusciti a scalfire del tutto la bellezza unica e visionaria del Castello di Sammezzano, dimora nobiliare ottocentesca in stile moresco-orientale fatta realizzare da Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona a Leccio, frazione del Comune di Reggello a poca distanza da Firenze.
Eppure, da anni il rischio che tanta bellezza svanisse definitivamente, e che non potesse più essere ammirata da nessuno, era reale: legato alla figura di Ferdinando, intellettuale eclettico grande appassionato di Orientalismo quanto di botanica, e alla figlia Marianna, naturalista di fama internazionale, era stato a lungo un albergo-ristorante prima di essere chiuso nel 1991.

La Sala Bianca, o Sala da ballo. Foto di Alessandro Moggi
Nel 2012, in occasione dei duecento anni dalla nascita del Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, è nato un comitato che ha promosso e organizzato convegni e conferenze, realizzando per qualche anno anche alcune occasioni di apertura al pubblico del castello. Così come il movimento civico Save Sammezzano, con tanto di campagne social che hanno contribuito a far conoscere a molti l’esistenza del luogo e il pericolo in cui versava (tra i risultati raggiunti, il primo posto ottenuto nell’ottavo censimento “I Luoghi del Cuore” promosso dal Fondo Ambiente Italiano nel 2016). Mentre la scenografica Sala degli Stucchi era stata utilizzata come set di alcune scene del film Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, uscito nel 2015.
Tra aste giudiziarie e voci su possibili acquirenti stranieri che avrebbero probabilmente stravolto la magia del luogo, nell’ultimo decennio il Castello, il suo parco monumentale di 65 ettari che ospita lecci e piante esotiche e il sepolcreto Panciatichi (restaurato con le donazioni del Comune e i fondi raccolti con le visite, sospese per questioni di sicurezza) sembravano condannati al declino definitivo, o allo stravolgimento.

Ginevra Moretti e Maximillian Fane al Castello di Sammezzano. Foto di Alessandro Moggi
Bellezza ritrovata
Alcuni mesi fa, però, una notizia ha portato nuova speranza: il Castello di Sammezzano si prepara a ritrovare il suo splendore grazie all’intervento della famiglia Moretti, nota per unire imprenditoria e impegno civico, che l’ha acquistato all’asta. A convincere è stato il piano presentato dalla società SMZ Srl di Ginevra Moretti, figlia di Giorgio che, la scorsa estate, ha lanciato anche il progetto Superyacht Cruise, portando su acqua il brand di ospitalità e lifestyle House Of Nine, che comprende il Boutique Hotel Number Nine, 5 stelle nel centro di Firenze, il primo Members Club della città e Daisy’s Entertainment. SMZ srl nasce invece appositamente per il restauro e di valorizzazione del Castello di Sammezzano, rispettando il patrimonio storico, artistico e naturale del complesso.
«Sammezzano è un sogno fiabesco, prima di tutto valoriale», afferma Ginevra Moretti, affiancata anche in questo progetto dal marito Maximillian Fane. «Per noi rappresenta un impegno concreto verso la tutela di uno dei pochi esempi rimasti di architettura orientale ed eclettica in Europa. Il nostro primo obiettivo è da subito la messa in sicurezza per poi avviare le fasi amministrative, di concerto con tutte le istituzioni coinvolte, e operative per aprire il piano nobile come patrimonio museale, insieme al parco monumentale, restituendo questo tesoro alla collettività».
Il futuro di Sammezzano grazie alla Famiglia Moretti
Nel futuro del Castello di Sammezzano c’è poi anche una dimensione esperienziale, legata all’ospitalità e agli eventi, che ne riprende vocazione come luogo di incontro e bellezza, che nei secoli ha ospitato re e personaggi illustri, senza snaturarne l’essenza. Lo sottolinea pure Fane, che segue direttamente anche le attività relative alla importante parte forestale e botanica. «Vogliamo creare esperienze culturali di alto livello che convivano con la natura museale del castello e la tutela del parco monumentale, nostro primo impegno concreto». Così, se mercoledì 15 ottobre sono partiti i lavori di messa in sicurezza, la Famiglia Moretti e un team dedicato sono al lavoro per rendere nuovamente Sammezzano un bene culturale vivo e accessibile, tutelandone la bellezza e il valore ma tenendolo aperto al dialogo con il mondo esterno.
«Ho sempre sentito il dovere di proteggere la bellezza della mia città e del territorio circostante», dichiara Giorgio Moretti, che supporta l’operazione. «Il Castello di Sammezzano è un sogno che da cittadini rincorriamo da anni, un luogo che ci ha incantati da sempre. Poter avviare il progetto con la messa in sicurezza, dopo tanta attesa e tante incertezze, è per noi motivo di grande orgoglio, ma soprattutto di responsabilità. Oggi siamo felici di poter assistere all’inizio di questa rinascita e restituire vita, dignità e futuro a un bene di una bellezza unica, troppo a lungo dimenticato. È un patrimonio di tutti, che tutti devono avere il privilegio di visitare almeno una volta nella vita. L’impegno della nostra famiglia sarà non solo finanziario ma anche operativo grazie al pieno coinvolgimento di Max e Ginevra che, con entusiasmo e passione, stanno seguendo il progetto». E, per una volta, non sembrano esserci polemiche ma solo lodi ed entusiasmo riguardo all’intervento dell’imprenditoria privata nella gestione – e nel salvataggio – di un luogo culturale così prezioso e fragile.