Secondigliano si racconta con una passeggiata che ne riscopre l’anima più raffinata. Il 21 settembre, il 26 ottobre e il 23 novembre (alle ore 10.30), va in scena Avenue Secondigliano, un itinerario urbano che guida i partecipanti alla scoperta del suo patrimonio architettonico più elegante: quello delle ville liberty e dei palazzi storici che tra Ottocento e primo Novecento resero il quartiere una meta prediletta dalla borghesia napoletana in cerca di aria salubre e quiete, lontano dal caos cittadino.
Il percorso prende il via da Villa Alfiero, al civico 200 del Corso, uno degli esempi più suggestivi di architettura liberty a Napoli. Da lì si snoda lungo quello che un tempo era noto come Corso Umberto I, quando Secondigliano era ancora un comune autonomo. Un viale alberato e ampio, definito da un viaggiatore francese dell’epoca “una piccola Nizza alle porte di Napoli”, per l’eleganza delle sue residenze e l’atmosfera placida.
Tra una tappa e l’altra, la passeggiata offre anche momenti performativi: musica dal vivo e incursioni teatrali si intrecciano alla narrazione storica, rendendo la visita un’esperienza immersiva.
Le tappe del percorso: ville, cortili e giardini segreti
Si prosegue verso il Palazzo Visconti Capasso, il cui cortile, un tempo adibito al ricovero di carrozze e cavalli, accoglie oggi installazioni e performance. Tra portali in piperno e scorci nascosti, riemerge l’atmosfera della Belle Époque, quando le residenze ospitavano salotti culturali e momenti di mondanità. Segue Palazzo Miranda, riconoscibile per il suo cortile quadrato e i ballatoi affacciati l’uno sull’altro. Qui, le donne si esibivano in antichi canti “a fronne ’e limone”, improvvisando versi che rimbalzavano tra i balconi. Durante la Seconda guerra mondiale, i sotterranei del palazzo divennero rifugio antiaereo: un luogo di paura, ma anche di storie e ninnenanne sussurrate per distrarre i più piccoli.
L’austera facciata del Palazzo di Nocera nascondeva invece interni decorati e pavimenti in maiolica. All’inizio del Novecento ospitò un circolo musicale e teatrale: un laboratorio creativo dove i giovani mettevano in scena spettacoli poi rappresentati in piazza durante le feste religiose. A fare da ponte con il Novecento è Villa Cimmino, residenza di una famiglia di industriali che ospitava artisti e intellettuali. Nei saloni si svolgevano concerti e letture, mentre un giovane pittore, accolto in cambio di vitto e alloggio, dipinse pareti oggi quasi del tutto perdute. I giardini, impreziositi da magnolie importate da Marsiglia, sprigionavano profumi intensi nelle serate estive.
Altro gioiello nascosto è Villa Loffredo, con il suo ampio giardino di agrumi, descritto dai residenti come una “piccola reggia tra gli orti”. Luogo di feste, rituali stagionali e incontri comunitari, custodisce anche una leggenda: durante una festa di settembre, un temporale improvviso spinse tutti a rifugiarsi nei saloni, mentre un violinista continuò a suonare sotto la pioggia. Ancora oggi, si dice che il suo suono si possa percepire tra le fronde mosse dal vento nelle notti di giugno.
La passeggiata si conclude a Villa Ingenuo, dove residenza e vita agricola si intrecciavano: tra logge ampie e cortili attivi durante la vendemmia, si tramanda la leggenda di un antico torchio capace di produrre un vino che “non andava mai a male”. Per l’occasione, la villa ospita anche un’esposizione del Collettivo Artistico MCG Arte, con una seconda performance musicale a chiudere l’evento.
Il volto popolare di Secondigliano: un itinerario tra corti, leggende e memoria collettiva
Se Avenue Secondigliano rivela l’eleganza nascosta del quartiere, il secondo itinerario – Il tempo delle corti, il 27 settembre e 22 novembre, alle ore 17.00 – ne racconta l’anima popolare, fatta di ballatoi condivisi, leggende tramandate e comunità solidali. Partendo dalla Chiesa di San Carlo al Ponte, il percorso attraversa le storiche corti a ballatoio, dove la vita si svolgeva all’aperto: i pozzi, i forni comuni, le cucine improvvisate e i canti serali testimoniavano una quotidianità collettiva, viva ancora nella memoria di chi le ha vissute.
Tra i racconti più noti, quello di Zi’ Monaca, spirito benevolo che si manifestava per proteggere i bambini, muovendo panni stesi o facendo scricchiolare le travi senza motivo. Le corti erano anche teatro di matrimoni comunitari, con musica, balli e canti che univano famiglie e vicini. La passeggiata tocca anche l’ex Municipio ottocentesco, memoria del periodo in cui Secondigliano era comune autonomo. All’esterno, i monumenti ai Caduti delle due guerre; all’interno, lo scalone ad ali d’aquila e il salone del consiglio. Fulcro sociale era l’antica piazza del mercato, dove si vendevano prodotti agricoli, stoffe e utensili, ma anche storie. Qui cantastorie e burattinai intrattenevano il pubblico con racconti di briganti, santi e miracoli, tra cui spiccava la figura di Ciccio Cappuccio, brigante mitizzato come un Robin Hood partenopeo. “Chi vo’ sapé ’e novelle, vada ’o mercato ’e Secondigliano”, recita un detto locale.